s e v e n ;

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«Staremo tanto, tanto, tanto assieme!»

Lo sguardo di Felix a quelle parole è un misto di disgusto e sorpresa. Con una leggera spallata si libera dalla presa di Zoe, per poi mettersi davanti a me e poggiare le mani sul mio banco, così da essere all'altezza della mia faccia.

«Ci tengo ai miei voti, quindi vedi di non rovinare tutto.» dice secco. Non mi trattengo dal lasciar andare un leggero sbuffo, per poi guardarlo negli occhi.

«Pensi che io sia felice di lavorare con te? La penso al tuo stesso modo. Non intralciarmi. Lascia in pace me e io lascio in pace te.» dico alzando le spalle e incrociando le braccia. Il ragazzo alza gli occhi al cielo, subito prima di venir assalito di nuovo da Zoe, che gli circonda la vita con le braccia.

«Beh... Per "conoscerci" possiamo trovarci anche oggi a casa tua, oppa. Anche se purtroppo ci sarà anche le-»

«NO!» esclamiamo all'unisono io e Felix, sgranando gli occhi. Zoe fa un passo indietro, aggrottando le sopracciglia. Poi scrolla le spalle, tornando a fare quel sorriso da gallina che in qualche modo affascina tanto i maschi della mia scuola.

«Ok. Allora possiamo fare a casa mia.» dice dando una pacca sulla spalla al ragazzo biondo. A volte mi chiedo se quella ragazza sia stupida o lo faccia apposta.

«Ti mando un messaggio dopo con scritto il posto e l'ora, oppa.» constata. Detto questo finalmente se ne va, non perdendo l'occasione però di lanciare al suo "oppa" un occhiolino. Mi giro verso di lui, disgustata. Lui mi lancia uno sguardo divertito, come per chiedermi "Cosa?".

«Non hai perso tempo nel prendere il numero di Zoe. Sarei curiosa di sapere quanti contatti femminili ha, quel povero cellulare.» dico indicando lo smartphone visibile dalla tasca dei pantaloni.

«Non è colpa mia se le ragazze cadono ai miei piedi. Ci si vede a casa... Di Zoe, ovviamente.» ribatte Felix ridacchiando, per poi andarsene. Sbuffo, incredula. Quel tipo è più pieno di sé di Denis Dosio, quello strambo italiano che Jeongin mi ha mostrato l'altro giorno.

Parlando del diavolo, Jeongin mi spunta accanto proprio in quel momento, con un gran sorriso stampato in faccia.

«Sono in gruppo con Minhee!» esclama a bassa voce, battendo le mani. Non riesco ad essere felice per lui, e in realtà neanche lo ascolto quando inizia a parlare a raffica di non so bene quale argomento. Tutto quello a cui riesco a pensare sono domande, tante domande che portano solo tanti problemi. Che tipo di compiti dovremo fare? Come farò a nascondere a Zoe il fatto che io e Felix viviamo nella stessa casa? Come tratterrò l'istinto omicida che ho verso entrambi?

Ma soprattutto, e se si mettessero a fare cose sconce mentre io, che ne so, vado in bagno?

Scuoto la testa freneticamente.

«Non devo andare in bagno-» dico ad alta voce. Jeongin mi guarda, stranito.

«Ti stavo parlando del nuovo lavoro di Minho e del fatto che potremmo sfruttarlo a nostro vantaggio- Cosa c'entra l'andare in bagno?» chiede confuso. Rido, accarezzandogli la testa.

«No scusa- È che non stavo ascoltando. Sono in gruppo con Felix, e non so che fare.»

«Felix-hyung ti sta così antipatico?» chiede il ragazzo. Riesco a vedere un velo di tristezza nei suoi occhi; dopo tutto, lui e Felix sembrano buoni amici. Mi prendo un attimo per riflettere. Mi sta così antipatico?

Si. Decisamente si.

E perché?

Corrugo leggermente la fronte. Devo avere un motivo valido? Ha fatto lo stronzo con me, ecco tutto.

don't call me yongbok ; lee felix  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora