"Life's Not A Movie"

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Per sua fortuna il preside non gli aveva fatto nessuna predica infinita, non si era nemmeno arrabbiato. Probabilmente era andata così, Michael non era stato molto attento alle parole del dirigente, aveva per la testa Clary. Si sentiva in colpa nei suoi confronti e quel sogno gliel’aveva rivelato. Purtroppo fumare una sigaretta non l’aveva aiutato a scacciare quei pensieri, come di solito faceva. Aveva invece fatto il contrario, perché aveva pensato ancora di più a quella ragazzina e a quel sogno. Era giunto alla conclusione che doveva almeno provare a darle una chance, senza però farla avvicinare troppo, doveva tenere le dovute distanze. Aveva capito che un po’ di compagnia non avrebbe distrutto le sue convinzioni di farcela da solo e di non aver bisogno di nessuno e forse, avrebbe potuto fare “un’opera di bene”, facendo vedere a quella ragazzina e al suo fidanzatino come sia la vera vita, gli avrebbe fatto un po’ godere l’adolescenza che stava per concludersi.

Però doveva organizzarsi, perché essendo un maschio, non riusciva a fare due cose contemporaneamente, non riusciva a pensare a due cose insieme. Avendo prima concordato con Hilary che sarebbero usciti, doveva decidere il giorno, cos’avrebbero fatto e insomma, tutto ciò che riguardava quell’appuntamento. Accantonò perciò il pensiero di Clary e si concentrò su Hilary.

Per prima cosa doveva decidere il giorno, voleva essere originale, perciò niente venerdì o sabato sera, troppo scontato, poi lei era una ragazza con tanti amici, avrebbe sicuramente avuto qualcosa da fare in quelle due serate. Ripensò al sogno, lì era tardo pomeriggio, sarebbe andato bene, anzi, sarebbe stato perfetto. «Il pomeriggio, però, di che giorno?» Venerdì no, perché la mattina ci sarebbe stata scuola e sarebbe stato troppo stanco, voleva invece essere al meglio per lei. Perciò sabato. «A che ora?» Se lei avesse avuto qualcosa da fare poi la sera, sarebbe dovuta tornare a casa in tempo per prepararsi, perciò sarebbe potuto andare a prenderla alle 4.30 p.m. e l’avrebbe riportata per le 7.30 p.m.. Così sarebbe stato un orario decente per la cena e Hilary avrebbe fatto in tempo a prepararsi per uscire quella stessa sera. Sì, le cose potevano andare così.

«Dove la porto?» Aveva detto che l’avrebbe accompagnata in giro per Londra, doveva rimanere coerente. Sarebbero potuti andare da Starbucks per un frappuccino e con quello sarebbero andati a fare l’infinita fila per il LondonEye, come nel suo sogno. Sì, gli piaceva quest’idea.

Magari se lei non avesse avuto nulla da fare, avrebbe potuto invitarla a cena, «Un bel McDonald’s economico.». No, cosa diceva? Lui il sabato sera lavorava, non avrebbe potuto fare tardi, né saltare la serata e nemmeno portarsi Hilary, non voleva che lei sapesse del suo lavoro. Perciò sì, l’avrebbe riaccompagnata a casa e poi si sarebbe sbrigato per andare a prendere la scorta per quella sera e poi, via, filato in una discoteca a far sballare i ragazzini.

Era tutto deciso, mancava di pensare a cosa avrebbe indossato e… cos’altro? «Forse dovrei informare Hilary.» prese perciò il cellulare e scrisse il messaggio: “Ti passo a prendere alle 4.30 p.m. sabato?

-Michael”. No quel messaggio faceva schifo, doveva pensare a qualcosa di meglio. «Mi sento una quindicenne paranoica.» pensò Michael sospirando. “Sabato 4.30 p.m. sono sotto casa tua.

-Mike”. Questo messaggio faceva più schifo di quello di prima e, inoltre, se si fosse firmato così, sarebbe sembrato troppo amichevole e le avrebbe dato troppa confidenza. «Faccio schifo con queste cose.» sospirò ancora. Ci voleva qualcosa di meglio, qualcosa che facesse più colpo, qualcosa di più semplice e diretto, qualcosa più nel suo stile. Ma cosa? Michael non sapeva proprio che scriverci. «Oh coraggio idiota, è solo uno stupido messaggio, non le stai chiedendo di sposarti!».

Lanciò il cellulare sul divano e si lasciò cadere malamente su di esso, sbuffando. Riprese in mano il telefono, sul cui schermo c’era la notifica di un messaggio. Da Hilary. L’aveva fatta aspettare troppo, erano passati due giorni e non si era fatto sentire, si era meravigliato anche che lei gli avesse scritto. Nei film di solito questo non accade. “La vita non è un film.” si dice di solito, no? Ultimamente Michael si ritrovava spesso in queste frasi filosofiche famose.

She Hasn't Been Caught // Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora