Thanks For The Memories

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Le luci stroboscopiche della discoteca facevano sembrare i movimenti delle persone come divisi in scatti, all’inizio le avevano fatto girare la testa, ma, quando si era abituata, aveva iniziato a ballare, cercando di attirare più persone possibili a lei, per riuscire a vendere loro qualcosa.

Si avvicinò al bancone del bar, dove Michael teneva nascosta la scorta. Prese un paio di sacchetti da mettere nel reggiseno e si accinse ad andare in bagno. Fu fermata dallo stesso ragazzo, che la prese per il braccio e la tirò indietro.

«Devo solo andare in bagno!» gli urlò – cercando di sovrastare il volume della musica – fulminandolo con lo sguardo; lui la guardò interrogativo, indicando con un cenno della testa il suo seno.

«Voglio provare a vendere qualcosa anche lì, è sempre pieno di gente.» si avvicinò al suo orecchio questa volta; lui scosse la testa, non l’avrebbe di certo lasciata andare in bagno da sola, non si sa mai chi si può trovare a quelle feste.

«Ti accompagno.» le mimò con le labbra, o forse lo disse a voce alta, ma il volume della musica era troppo alto e Clary non sentì nessuna voce.

Andarono perciò insieme e nell’anticamera si divisero. Michael l’aspettò lì, vendendo alcuni pacchetti a qualche ragazzo troppo ubriaco per capire quello che stesse facendo; sul suo volto si era stabilizzato un sorrisetto sghembo, quasi un ghigno. Trovava esilarante il fatto che certi ragazzi potessero ridursi così male con gli alcolici da non accorgersi nemmeno di star comprando della marijuana. Dentro di sé rideva – anche se, forse, in una parte piccola, minuscola e remota del suo cuore, era un po’ dispiaciuto –, e anche di gusto, per quei poveracci.

Si appoggiò al muro e aspettò pazientemente la ragazza, che stava iniziando a impiegarci troppo tempo. Guardò l’ora sul cellulare: la discoteca avrebbe chiuso di lì a poco e la stava aspettando fuori dal bagno delle signore da ormai venti minuti.

Una ragazza in quel momento si affacciò alla porta e si guardò un po’ intorno; quando il suo sguardo incontrò Michael, lo squadrò per qualche secondo da capo a piedi.

«Sei tu Michael?» chiese poi, con voce flebile ma abbastanza convinta. Lui si limitò ad annuire e la ragazza continuò «Clary ti vuole, dice che devi entrare perché non si sente molto bene.».

Lui strabuzzò gli occhi, entrare nel bagno delle donne? Se il proprietario della discoteca l’avesse scoperto non gli avrebbe più fatto mettere piede in quel posto. Ma chi diceva che l’avrebbe scoperto? Preso da un momento di coraggio estremo aprì la porta ed entrò.

«È chiusa in quel bagno da un quarto d’ora.» gli disse la ragazza indicandogli una porta. Lui fece un passo verso di essa e bussò, chiamando flebilmente la ragazza per nome. Lei non rispose, così lui ritentò con un volume di voce più alto.

Sentì la porta sbattere e non vide più l’altra ragazza dietro di lui, scrollò le spalle e fece un passo indietro.

«Clary, rispondi, ti prego. È tutto okay? Stai bene?» chiese preoccupato. «Guarda che entro, fai almeno un suono per farmi capire che ci sei, per favore.». E stava per avvicinarsi alla porta per aprirla, ma si aprì da sola e Michael venne trascinato dentro la toilet per un braccio.

Si sentì un po’ intontito, ma vide Clary che ancora gli teneva il braccio e gli respirava contro il petto. “Troppo stretto per due.” Pensò lui.

«Mi hai fatto preoccupare, ragazzina! Non mi sembra nemmeno che tu stia così male come diceva l’altra ragazza! Che stai-» alzò lui la voce. Lei gli premette un dito contro le labbra e lo zittì, facendolo rimanere inetto per un momento.

«Abbassa la voce, idiota!» gli intimò, per poi ridacchiare. «Se ci scoprono, siamo fottuti.» e gli si avvicinò ancora di più. Lui le prese il braccio e le spostò delicatamente la mano dalla sua bocca, tenendola sospesa in aria.

She Hasn't Been Caught // Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora