quattordici

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«puoi venire dentro

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«puoi venire dentro.» jungkook era in piedi sulla porta, fissando taehyung sul marciapiede. namjoon aveva lasciato entrambi a casa del minore.

una punta di nervosismo gli si riversò nello stomaco mentre si univa a jungkook davanti alla porta. camminando dentro casa, fu colpito da aria calda e odore di carne.

anche se la stanza era calda, la pelle d'oca pizzicava contro la sua pelle abbronzata.

«devi essere taehyung.» una voce di donna spezzò taehyung dai suoi pensieri, costringendolo a realizzarsi. «sono la mamma di jungkook e lui è suo padre.»

il padre del suo ragazzo aveva un contegno freddo e la sua mano rigida si allungò per stringere la mano di taehyung.

non c'era emozione sul suo viso, tranne una leggera sfumatura di rabbia. rendendo lo stomaco di taehyung nervoso.

sua madre lo accolse in un caldo abbraccio, i fianchi formicolavano di ansia e felicità. «vieni a mangiare con noi.»

la tavola era apparecchiata e i due ragazzi presero posto.

il padre del minore lanciò un'occhiataccia a taehyung mentre jungkook parlava appassionatamente di quanto si fossero divertiti in cina.

«taehyung è anche così atletico.» jungkook zampillò, afferrando le mani grandi del suo ragazzo e stringendole. «è molto bravo negli sport, dovresti vederl-»

«jungkook sta zitto!» suo padre sbatté le bacchette contro il tavolo di legno. le parole di jungkook vengono interrotte, causando a taehyung l'istinto di stringergli la mano in segno di rassicurazione.

«a nessuno importa del tuo fidanzato, voi ragazzi siete andati fuori di testa. seguite la massa, davvero jungkook? un uomo?» suo padre urlò, con gli occhi fissi sui due ragazzi. lo sguardo di jungkook rimase sul tavolo, la mano si ammorbidì su quella dell'altro.

«non riesco nemmeno a guardarti.» il signor jeon spinse indietro la sedia lasciando il tavolo con rabbia. l'unico suono erano i suoi passi che salivano le scale.

«jungkook, tesoro.» sua madre gli si avvicinò velocemente abbracciando il ragazzo che piangeva. «è solo arrabbiato. mi dispiace.»

taehyung strinse la mano per la seconda volta, «portalo a casa tua.» la madre di jungkook si staccò dal ragazzo, guardando il pavimento di legno. «per favore.»

taehyung tirò su jungkook dalla sua sedia, avvolse la mano attorno alle spalle del giovane. salutò la mamma del suo ragazzo, sperando di uscire dalla devastante situazione.

«ehi nam.» lo chiamò taehyung, il minore stava respirando il buon profumo del suo petto. il caldo sole estivo scivolò giù sotto l'orizzonte, il cielo azzurro si trasformò in un tenue colore rosa, con nuvole viola tempestose davanti.

il vento aumentò, facendo venire la pelle d'oca a entrambe le spine dorsali dei ragazzi, ma quello non era l'unico motivo per cui avevano la pelle d'oca.

«puoi venirci a prendere?» namjoon non era solito dire di no al suo migliore amico, difatti aveva appena detto che sarebbe arrivato il più velocemente possibile.

sapeva che c'era qualcosa di sbagliato, nel modo in cui la voce di taehyung si tendeva. namjoon arrivò nei minuti successivi, suonando il clacson alla coppia. sperando di alzare leggermente il loro umore.

il cielo si era trasformato in un lilla scuro, la luna splendeva luminosa contro le stelle.

taehyung aveva tirato un assonnato jungkook sul sedile posteriore, convogliandolo a dormire mentre guidavano giù per il sentiero oscurato di seoul.

«allora, cosa è successo?» gli chiese, jungkook si era addormentato, i lampioni illuminavano il suo viso.

«suo padre è uno stronzo.» rispose taehyung.

«omofobo.» aggiunse.

«che merda l'omofobia, non dovrebbe neanche esistere.» disse namjoon.

«jungkook come sta?» continuò poi, guardandolo.

«ha pianto un po', ma starà bene.» la macchina tornò al silenzio, con soltanto il cielo colorato di un tenue lilla come sfondo.

namjoon si fermò davanti all'appartamento di taehyung. il maggiore lo ringraziò quietamente, tirando il più piccolo nel suo braccio. si arrampicò su per le scale, con una luce aspra che brillava su entrambi i loro volti.

jungkook si svegliò leggermente, decidendo di non dire nulla perché non voleva muoversi. taehyung tirò fuori le chiavi e aprì la porta, con le chiavi che tintinnavano mentre le lanciava contro il bancone.

portò il ragazzo nel suo letto, posandolo dolcemente sulle lenzuola. taehyung si unì a lui, stringendo le braccia attorno al più giovane.

il minore poco dopo aprì gli occhi ancora umidi e lo guardò. «taehyung..»

«ti amo anche io.» gli rispose l'altro senza farlo terminare.

jungkook gli fece un gran sorriso e si allungò a baciare le sue labbra.

«mi piaci davvero tanto.»

«anche tu piccoletto, anche tu.»

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