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Jongdae notò che Minseok discuteva con Jongin. Il soldato guardò dalla sua parte e si avviò verso di Lui a lunghi passi. Jongdae non aspettò di scoprire che ordini suo marito avesse dato al luogotenente. Si girò e cominciò a correre lungo il pendio, verso i campi. Lo incuriosiva il soldato Kim chiamato Woojin. Voleva scoprire quale gioco richiedesse di scavare buchi nel terreno.

L'anziano dai capelli bianchi si alzò udendo chiamare il suo nome. Le rughe profonde intorno alla sua bocca e agli occhi gli fecero supporre che avesse almeno cinquant'anni, ma forse di più. Aveva denti bianchi e regolari, piacevoli occhi castani e un sorriso caldo e invitante.

Questo finché non gli parlò. Jongdae fece un rapido inchino, quindi si presentò.

<<Salve mio signore, benvenuto nelle nostre terre>> rispose l'anziano <<O dovrei dire meglio, nelle vostre>>

Jongdae si sorprese da quelle parole tanto educate e cortesi.

«Capisco di avervi sorpreso. Mi giudicavate uno scemo?»

Lui accennò a scuotere la testa, ma s'interruppe. «Camminavate sulle ginocchia intento a scavare buchi. Sono giunto alla conclusione che dovevate essere un po'...»

«Pazzo?»

Lui annuì. «Mi scuso....»

Lui lo interruppe«Che cosa volevate per disturbarmi nel bel mezzo della mia partita?»

«Mi chiedevo di che gioco si trattasse», rispose . «Perché scavate buchi?»

«Perché nessuno li scava per me.»

Scoppiò a ridere per quella battuta scherzosa.

«Ma il motivo?» insistette.

«Il gioco richiede i buchi dove mandare i sassi, se la mira è buona. Uso un bastone e pietre tonde da spingere avanti. Volete provare? Ho il gioco nel sangue. Forse questa febbre prenderà anche voi.»

Woojin l'afferrò per il braccio conducendolo nel punto dove aveva lasciato il bastone. Gli mostrò come doveva stringerlo, e dopo avergli indicato la giusta posizione di spalle e gambe, fece qualche passo indietro per dargli ulteriori suggerimenti.

«Ora sferrate un bel colpo. Mirate al buco davanti a voi.»

Si sentiva ridicolo. Woojin era davvero un po' pazzo. Ma era anche gentile, e il suo interesse per quello che faceva sembrava dargli piacere. Non avrebbe ferito i suoi sentimenti.

Colpì la pietra rotonda. Questa rotolò fin sul bordo del buco, traballò e vi cadde dentro.

Immediatamente Jongdae volle riprovare. Woojin era raggiante.

«Vi siete fatto prendere dalla febbre», annunciò assentendo col capo.

«Come si chiama questo gioco?» chiese, inginocchiandosi per recuperare il sasso. Tornò al punto di partenza, cercò di ricordare la posizione esatta, e attese che Woojin rispondesse.

«Non ha un nome . Quando sarete padrone dei lanci a breve distanza, vi porterò sulla cima, dove potrete provare da lontano. Dovrete fare la vostra parte, e trovarvi da solo i sassi. Naturalmente, più sono rotondi, più vanno bene.»

Jongdae sbagliò il secondo lancio. Woojin gli disse che si era distratto. Doveva riprovare, ovviamente.

Trascorse con Woojin gran parte del pomeriggio. Jongin evidentemente aveva ricevuto l'incarico di sorvegliarlo. Di tanto in tanto compariva sulla sommità della collina per accertarsi che fosse sempre lì. Lontano dai pericoli, aggiunse Jongdae fra sé. Qualche ora dopo Woojin fermò il gioco e lo chiamò con un cenno dalla parte opposta del campo, dove aveva lasciato le sue cose. Lo prese per il braccio e si sedette a terra con un grugnito, indicandogli di imitarlo. Gli porse quindi una borraccia di cuoio.

Between two worldsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora