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Il giorno dopo si scatenò l'inferno.

Il tempo già preludeva sinistramente a rovine. Poco prima dell'alba scoppiò un violento temporale. Un fulmine si abbatté su due alberi, un altro sulla capanna del conciatore, e un terzo distrusse quasi completamente il tetto della cucina. I tuoni scuotevano le mura del castello. La tempesta sembrava implacabile.

Jun era aggrappato a Jongdae. Il fragore lo spaventava, e a ogni nuovo rimbombo di tuono cercava di infilarsi sotto di lui. Quando il temporale si placò, Jongdae e Jun erano ormai esausti, e dormirono fino a tarda mattinata.

Fu Yixing a svegliare Jongdae, scuotendolo.

«Per favore, svegliati. Devo parlarti. Papà è stato scorto sull'ultima collina. Che cosa gli dirò? Sarà furioso. Non so che fare. Oh, Jun, per favore non piangere. Non volevo spaventarti.»

Jongdae si alzò a sedere appena in tempo per accogliere tra le braccia un Jun disperato.

Per prima cosa calmò il bambino, e quando infine riuscì a convincerlo che nessuno era in pericolo, lui smise di piangere. Jun era molto inquieto dalla partenza di suo padre, e Jongdae se ne faceva una colpa. Il piccino aveva assorbito i suoi timori. Si impose di nascondere meglio la propria ansia.

«Yixing, per favore aiuta Jun a vestirsi. Devo affrettarmi se voglio parlare con Junmyeon prima che tuo padre sia qui»

Jongdae si vestì di corsa. Fu lieto che la nausea mattutina fosse ormai solo un ricordo. Non avrebbe avuto il tempo di affrontarla. Si lavò il viso con l'acqua fredda, si spazzolò i denti, ma corse via senza preoccuparsi dei capelli, limitandosi a passarvi le dita per scioglierne i nodi.

«Papà, aspettami», gridò Jun.

Jongdae si fermò in cima alla scala. Jun arrivò correndo e gli prese la mano.

«Ti piacerebbe questa mattina far visita a Woojin? Junmin potrebbe portarti a casa sua. Sarà per lui una bella sorpresa.»

Jun parve eccitato all'idea. Woojin era diventato uno dei suoi migliori amici. Subito annuì, lasciò la sua mano e corse per le scale chiamando Junmin.

Junmyeon non era nella sala grande. Yixing chiamò Jongdae indicandogli la porta.

«Papà è qui», mormorò. «Junmyeon lo sta aspettando.»

«Rimani dentro, Yixing», ordinò Jongdae. «Cercherò di convincere mio fratello...»

«Vengo con te», dichiarò Yixing.

Jongdae non protestò. Yixing spalancò la porta e lo seguì all'esterno.

L'aria era fredda e umida. Le nubi erano grige e si stava abbassando una nebbiolina fitta.

Il signore dei Zhang scorse subito il figlio e lo salutò con un breve cenno del capo. Era ancora in sella, e lo circondavano almeno venti uomini della sua famiglia.

«Dov'è Kim?» gridò.

Junmyeon attese che fosse sceso da cavallo per rispondergli.

«Aveva una questione importante da risolvere e ieri mattina è partito. Vi suggerisco di tornare tra un paio di settimane. Allora sarà certamente qui.»

L'espressione di Zhang adesso era furibonda. «Yixing», gridò.

«Sì, papà?»

«Ti sei sposato?»

Yixing scese le scale e si avvicinò a lui. Quando gli rispose la sua voce tradiva la paura.

«No, papà.»

Between two worldsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora