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Jongdae non vide suo marito fino all'ora di cena. Gli uomini erano già seduti a tavola quando Lui fece il suo ingresso in sala. Nessuno si alzò. Minseok non c'era ancora. Mancava anche Jongin. I servi erano occupati a portare i vassoi rettangolari della carne. Il profumo di montone impregnava l'aria. Jongdae d'improvviso fu colto da un'ondata di nausea. Pensò che la causa di quel malessere fosse il comportamento dei soldati. Afferravano il cibo con le mani prima ancora che i vassoi fossero posati sul tavolo. Non aspettavano che il loro signore si unisse al banchetto.

Era troppo. A sua madre si sarebbe spezzato il cuore vedendo un comportamento tanto vergognoso alla propria tavola. E Lui non intendeva farsi umiliare così di fronte alla mamma. Piuttosto sarebbe morto. O avrebbe ucciso un paio di Park, si disse. Erano i peggiori, anche perché i soldati Kim almeno provavano a comportarsi bene.

Baekhyun notò  Jongdae sulla soglia. Lo chiamò, capì che Jongdae non poteva sentirlo col rumore che facevano gli uomini, e attraversò la sala per parlargli.

«Non cenate?» chiese.

«Certo, è naturale.»

«Non sembrate stare bene. Come vi sentite? Siete bianco come la farina.»

«Sto benissimo», mentì Jongdae. Fece un profondo respiro nel tentativo di tenere sotto controllo il suo stomaco. «Per favore, portami una  ciotola. Una già incrinata.»

«Per cosa?»

«Potrei aver bisogno di romperla.»

Baekhyun pensò di aver capito male. Chiese a Jongdae di ripetere, ma Lui scosse la testa. «Capirai presto», promise.

Baekhyun corse nella dispensa, prese dal ripiano una pesante ciotola di porcellana, e si affrettò a tornare da Jondgae.

«Questa è scheggiata», disse. «Va bene?»

Jongdae annuì. «Stai indietro, Baekhyun. Qui voleranno scintille.»

«Davvero?»

Jongdae chiamò i soldati una prima volta. Sapeva che non l'avrebbero sentito con tutto quel rumore, ma pensò che almeno doveva tentare con un comportamento da signore. Provò poi battendo le mani. Da ultimo decise di fischiare. Nessuno alzò gli occhi.

Rinunciò così ai modi eleganti. Alzò la ciotola e la scagliò all'altro capo della sala. Baekhyun fece un balzo. La ciotola andò a frantumarsi contro il camino di pietra, e i cocci ricaddero sul pavimento.

L'effetto fu esattamente quello sperato. Tutti gli uomini in sala si voltarono a guardarlo. Erano muti, sbalorditi, e lui non poteva esserne più lieto.

«Adesso che ho la vostra attenzione, vi darò alcune istruzioni.»

In molti spalancarono la bocca. Chanyeol accennò ad alzarsi. Lui gli ordinò di restare dov'era.

«Avete lanciato di proposito la ciotola?» chiese Junmin.

«Sì», rispose. «Ascoltatemi bene», spiegò. «Questa è casa mia, e apprezzerei che seguiste le mie regole. Prima, e più importante, nessuno dovrà mangiare finché il signore non si sia accomodato e non sia stato servito. Sono stata chiaro?»

Quasi tutti i soldati annuirono. Qualche Kim parve infastidito. Lui ignorò le espressioni contrariate. Chanyeol, notò, sorrideva. Ignorò anche lui.

«E se il signore non venisse a cena?» s'informò Nayeon.

«Allora aspetterete che io mi sia seduto e servito prima di cominciare.»

Si alzarono diverse lamentele per quell'ordine. Jongdae mantenne la pazienza.

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