Alla fine né Alexander né papà trovarono la bestia che ci aveva spaventati, non individuarono nemmeno delle orme, e decisero che non era il caso di impiegare contromisure dato che il parco non era stato rovinato. Immaginavo, però, che volessero piuttosto adottare provvedimenti per la mia situazione che provavo a tutti i costi a negare.
La cosa strana era l'assoluta certezza di mio padre che non fosse stato il giovane a provocarmi una sorta di trauma, a dir la verità non sembrava neppure voler indagare troppo sulla questione considerato che evitava il discorso persino meglio di me. E ancor meno interessata era mia mamma che trascorreva i dì al Chief Pleas e continuava a vivere come se non esistessi; non che per me fosse un problema, non era mai stata particolarmente affettuosa e mi aveva educata con l'idea di rendermi il più indipendente possibile, in modo da contare soltanto su me stessa.
Per il momento ci ostinavamo a posticipare la realtà con una sola eccezione: Alexander non mi perdeva di vista. Mai.
Mentre lavorava il suo sguardo veniva costantemente attratto dalla finestra della mia camera, quando gli passavo accanto fingeva di esaminare gli arbusti e mi controllava di sottecchi, quando mi dirigevo a Saint-Anne lo beccavo fermo a contemplare una vetrina... Ero sicura che il Seigneur lo avesse promosso a mia guardia del corpo personale ed era altrettanto assodato che il moro avrebbe agito anche senza sollecitazione.
Ad Alexander non dispiaceva ronzarmi intorno. Lui c'era sempre stato, così aveva detto. Lui stava per diventare mio marito. Mi accasciai contro il muro e portai il palmo alle labbra, pensando a una me in abito bianco, con i capelli raccolti in una treccia elaborata e il velo che scivolava lungo la schiena.
Schiusi di colpo il portone, imbattendomi nella terza rosa rossa della settimana. L'afferrai tranquilla, proprio come le precedenti non aveva spine, e l'annusai d'istinto: il profumo dei petali mi faceva sentire a casa, mi faceva tornare una bambina circondata dalle corolle più sgargianti. Attesi quella sensazione per alcuni istanti e quando mi accorsi che invece mi giungeva odore di carne putrefatta lanciai lontano lo stelo, stringendo convulsamente il batacchio antico dove qualcuno aveva appeso il bocciolo.
«Guarda che non devi sforzarti per fare bella figura, eri assunta ancor prima di aprire bocca.»
L'ennesimo consiglio di Nicole finalmente mi persuase, distruggendo la speranza di poter addirittura dormire lì. «Scusa» borbottai, girandomi verso la cucina dalla quale era emersa con la chioma ramata nascosta sotto un cappellino cobalto. «Come inizio è andato proprio da schifo» commentai, ben consapevole che la mia mente aveva viaggiato altrove per tutto il turno.
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Riesumata
RomansaSark è l'isola più buia del mondo, protetta dall'impetuosa corrente della Manica e nascosta sotto le furiose nubi del cielo francese. È una terra di peccati e oscuri segreti. È un luogo infetto, sospeso fra passato e presente, fra tradizioni e progr...