10. Lontani.

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Sentii la sua mano accarezzarmi i capelli, pensava che stessi dormendo, ma no, non dormivo.

Marck: "Scusa." sussurrò al mio orecchio. Mi stampo un bacio sulla fronte e uscii dal salotto. Sentii la porta d'ingresso aprirsi e chiudersi subito dopo, poi udii il rumore della sua macchina, da lì capii che andò via.

Gli volevo bene, tantissimo direi. Ma qualcosa mi bloccava nel stare con lui, forse qualcuno; Matthew. Lo avevo pensato durante tutta la notte, fino al mattino. Avevo i sensi di colpa, la notte recente stava per succedere qualcosa con Marck, ma non accadde per fortuna. Mi aveva vista di nuovo, con le labbra attaccate a quelle di Marck, non c'era nessuna scusa credibile, adesso. Provai a chiamarlo più del dovuto, per spiegarmi, per spiegargli tutto, ma niente, lui non rispondeva.

Mi sentivo sola, accucciata sul divano, sotto le coperte. La casa era silenziosa, Londra lo era.

Mi andai a fare una doccia e poi scappai fuori casa.

L'unico posto in cui l'avrei trovato, sicuramente era il ristorante! Cominciai a correre, fino lo metro, ma esse era stracolma e quindi dovetti scegliere i miei piedi per arrivare fin lì. Salì le scale e cominciai a correre verso il ristorante, era lontano, ed io ero sfinita. Quando arrivai entrai di corsa senza nemmeno passare dal direttore, BAM! Spalancai le porte della cucina tutto di colpo e mi bloccai. James, Bryan e Jonny mi guardavano perplessi.

Io: "Dov'è Matt?" chiesi con il fiatone.

Jonny: "All'aeroporto, Jessica. "

Io: "Cosa?"

Jonny: "Sarebbe dovuto partire la prossima settimana, ma ieri sera ha chiamato al direttore per spostare la partenza."

Io: "Come? Ma dove va?" la mia voce tremava.

James: "A Parigi!" esclamò.

Stavo per cadere a terra, ero stanca e distrutta, ma mi ressi sul bancone della cucina.

Io: "A che ora è il volo?"

Jonny: "Alle 12:30. Se devi andarlo a salutare ti conviene prendere la mia auto, tanto sono di turno fino stasera." mi porse le chiavi e mi sorrise con fare paterno. Gli ricambiai il sorriso ma in modo triste.

Jonny: "Vai Jessi, vai sbrigati, corri!"

Gli urlai grazie e cominciai a correre, sul retro del ristorante c'era l'auto di Jonny, salii e misi in moto. Sfrecciavo il più veloce possibile, non volevo perderlo, anche se stava per accadere.

Arrivata davanti l'aeroporto, scesi dall'auto e cominciai a correre, guardavo tutte le facce delle persone, urlavo il suo nome, ma non riuscivo a vederlo. Erano ancora le 11:45 speravo che non si fosse già avviato. Avevo l'ansia, una fottuta ansia. Continuai a cercarlo, invano, poi vidi qualcuno che poteva essere lui, pensavo. Per fortuna lo era, tremai. Mi calmai e andai verso lui.

Io: "Matt."

Si girò verso di me.

Matthew: "Oh, Jessica! Ciao! Come mai qua?" fece finta di tutto, di non capire perché fossi là, di non ricordare quello che aveva visto. Mi venne una fitta allo stomaco.

Io: "Io.. io.."

Matthew: "Si?"

Io: "Non voglio che tu parta Matt."

Deglutì.

Matthew: "Ma devo. Il lavoro chiama." come se cercasse di mantenersi freddo, rigido, e si vedeva nella sua espressione che avrebbe voluto darmi uno schiaffo, dalla delusione che ero stata.

Io: "Non partire. Ti prego. Perché ti sei allontanato da me? Perché hai smesso di cercarmi, di parlarmi? Perché fai finta di non essere deluso? Ho sbagliato lo so, ma non mi hai dato il tempo per spiegarti."

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