11. Male.

149 10 0
                                    

Mi guardava, mi studiava attentamente, lo sapeva che qualcosa non andava. Mi aveva chiesto dov'ero andata ed io gli avevo risposto che ero uscita a fare una passeggiata, per prendere una boccata d'aria.

Non mi credeva, si capiva che non si fidava delle mie parole. Non lo guardavo negli occhi, non potevo. Mi avrebbe scoperta. Avevo delle fosse nere sotto gli occhi, facevo paura, davvero. In quei giorni persi 10 kg, che, sulla mia corporatura robusta, si notavano tantissimo. Mi supplicava di mangiare, anche mia zia lo faceva. Ma mi rifiutavo. Preferivo quelle vitamine con un gusto orrendo che mi portava Marck. Ogni volta che lui usciva per comprare qualcosa, io mi mettevo nel bagno, nella finestra aperta, a fumarmi le canne. Nessuno poteva vedermi, perché la finestra sporgeva sopra una veranda enorme e non abitata. Il fumo non poteva entrare all'interno del bagno, e per fortuna arrivavo sempre in tempo a finirla e poi lavarmi denti. Pian piano ne fumavo sempre un po' di più, mi ci collassavo quasi in quelle canne. Tanto, da non riuscire a tenere gli occhi aperti, e a volte mi addormentavo seduta sullo sgabello accanto la finestra. Poi, al risveglio mi ritrovavo nel letto. Con lui che mi fissava in silenzio.

Marck: "Cosa stai combinando, Je?" serio, serissimo.

Non gli risposi.

MARCK'S POV.

La guardavo, era bellissima anche ridotta in quello stato. Io lo sapevo cosa c'era sotto, ma non capivo da chi proveniva quell'erba avvolta nella carta stagnola dentro il suo comodino. Era insopportabile il suo stato, non sorrideva da tempo ormai. Le giornate erano tutte grige e buie, i suoi pianti erano diventati un'abitudine per le mie orecchie. Non potevo abbracciarla, sapevo che mi avrebbe respinto, avevo una voglia matta di stringerla a me, di baciarla, di sfiorarla,e non mi era possibile. Poi, se le parlavo, lei manco mi ascoltava, faceva finta di non sentirmi. Ero io quello a tenerle i capelli quando correva in bagno a vomitare, ero io quello che l'alzava da terra quando si addormentava all'improvviso. Ero io, in tutto. Come avrei potuto lasciarla sola? Come? Matthew c'era riuscito, che gran coglione. Lei ha occhi solo per quello lì, e lui manco se la fila. Avrei voluto che amasse me, come io amo lei. Avrei voluto il suo amore, il suo respiro la notte sopra il mio petto. Avrei voluto che le sue labbra non si staccassero mai dalle mie, avrei voluto le sue attenzioni, ed ora il problema era il mio. Tra me e lei, io ero l'unico ad amarla. L'amavo al punto che i suoi pianti li avrei fatti io, per lei. Che i suoi dolori fossero stati i miei, non i suoi. Ma era tutto così lontanamente impossibile. Sembravo così facilmente sostituibile.

JESSICA'S POV.

A volte pensavo di odiarlo, era stata tutta colpa sua.

Marck: "Rispondimi Jessica cazzo rispondimi!" mi urlò. Continuai a non parlare.

Marck: "Jessica lo vuoi capire che devi smetterla?" alzò la voce che rimbombò nelle altre stanze. Salì a cavalcioni su di me. Aveva le sue mani sui miei polsi che stringeva fino a farmi male. Mi guardava dall'alto, incazzato, col respiro irregolare. Mentre io tenevo il viso di lato, per non vederlo. Per non farli sentire il mio alito di erba e di vodka presa dalla vetrina in salotto. E intanto il cuore mi stava scoppiando, come potesse uscirmi dal corpo.

Marck: "Dovrai parlarmi prima o poi Jessica! Devi! Sei solo una fottuta stronza che pensa solo per se!"

M'incazzai. Con tutta la forza che mi rimaneva in corpo, saltai su di lui, e finimmo al contrario. Gli tirai uno schiaffo con tutta la mia rabbia, si bloccò. "Almeno adesso mi vedi." disse. Stavo per tirargli un altro schiaffo per poi levarmelo di torno, ma riuscì a bloccarmi e mi riportò al posto precedente, sotto di lui come prima. Ci guardammo in faccia, con il fiatone, con la rabbia repressa, tutto d'un tratto ci baciammo. Era un bacio pieno, con foga. Ci agganciavamo ai capelli, quasi a tirarceli, a farci male. Le coperte erano tutte stropicciate, cadenti dal letto.

Marck: "Guardami!" mi gridò. "Jessica guardami!" urlò più forte. Lo guardai negli occhi, erano gonfi e lucidi, socchiusi, rossi. Respiravamo velocissimi mentre dicendomi di guardarlo mi poggiava la fronte sulla mia, tenendomi il viso tra le mani. Riprendemmo il bacio, i morsi, gli sfilai la maglietta, lui sfilò la mia. Restammo in intimo, la foga si era calmata, adesso mi accarezzava la pelle, le braccia, il viso, il corpo. Io tenevo gli occhi chiusi, sapevo cosa stavo per fare. Marck si sarebbe preso la mia verginità, e la mia vita. E glielo avrei permesso senza opposizioni. Ero sconvolta, le gambe tremavano, anche le sue. I due cuori accelleravano ogni attimo di più, sembrava perso nel mio corpo, lui. Mi ritrovai seduta su di lui, le mie gambe gli cingevano la vita, eravamo abbracciati. Ci tormentavamo il collo di baci lievi, di morsi che accantonavano la pelle. Passò le sue mani sulla mia schiena, fin quando arrivò all'aggancio del reggiseno. Stava per sbottonarlo, ma una lampadina mi si accese in testa e lo bloccai di colpo.

MARCK'S POV.

Stava accadendo, stava accadendo davvero. Da un attimo di rabbia arrivammo ad un attimo di amore. Ci abbracciavamo e baciavamo graffiandoci e lasciandoci dei lividi da morsi sulla pelle. Io, sentivo il suo odore, il suo profumo di zucchero a velo. Era la ragazza più bella che avessi mai incontrato. Non era perfetta, no, non lo era. Ed erano proprio i suoi difetti a renderla meravigliosa. Avevo avuto abbastanza esperienze con altre donne, con altre ragazze, ma non c'entravano niente con Lei. Lei era diversa. I suoi capelli sciolti le ricadevano sul collo fino al seno, emanavano un buonissimo odore. Sapevo che era vergine, e la stava concedendo a me la sua prima volta. Sarei stato attento, avrei fatto attenzione a non farle male, l'avrei coccolata tutto il tempo per come meritava. Il freddo improvvisamente era scomparso, sentivo il suo calore, nient'altro. La stavo amando più di prima, ad ogni tocco della sua pelle morbida. Quando ci ritrovammo seduti, lei su di me, i nostri corpi erano in fiamme, stavamo cedendo alla pazienza, le passai le mani sulla schiena, volevo sentire ogni singola parte del suo corpo prima di essere suo. Arrivai al reggiseno, stavo per sbottonarglielo ma mi bloccò le mani.

Un nome uscii dalla sua bocca."Matthew" ebbi una fitta al cuore. Mi sentii morire dentro.

JESSICA'S POV.

Mi tappai la bocca non appena lo nominai. Stavo facendo un errore. Madornale a dir poco. Levai il mio corpo da sopra il suo. Raccolsi i vestiti da terra e uscii dalla stanza correndo. Mi vestii a tutta fretta, presi la mia borsa e dei soldi dal portafoglio di mia zia e andai via. Marck stavolta non mi seguì. Pioveva a dirotto, non avevo ne l'ombrello e ne una macchina. Presi la metro e poi l'autobus fino l'aeroporto. C'era un volo diretto a Parigi tra un quarto d'ora, non avevo il biglietto, ma non mi arresi. Ero inzuppata d'acqua, che ancora gocciolava dai miei vestiti. Sembravo una pazza uscita da qualche manicomio. Chiamarono il volo e mi avviai anch'io, l'hostess che timbrava i biglietti mi chiese il mio, ma non ce l'avevo. Cominciò ad infastidirsi quando la pregai di farmi passare, ma non lo fece. Una donna sui 40 anni, dietro di me, mi chiese quale fosse la mia urgenza, non le mentii, mi ascoltò volentieri quassi mi capisse,e mi diede il suo biglietto. "Va cara, salva la tua storia, almeno tu." disse sfoggiando un sorriso dolce. La fortuna era con me, e l'hostess mi lasciò libero il passaggio.

Il viaggio fu terribile, lo stomaco era in guerra con se stesso, la mente incasinata, il cuore, beh, il cuore amava.

FINE CAPITOLO.

La mia salvezza.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora