12. "Dove vai cenerentola?" "Da lui, vado da lui."

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L'aereo stava atterrando. Le mie speranze si scucivano e ricucivano da sole ogni due minuti.

Pensavo a lui, a lui continuamente. A come mi avrebbe lasciata perdere sotto la pioggia, tra gli altri passanti incuriositi. Al giorno dopo, all'attimo dopo in cui mi avrebbe mandata via, pensavo a dove sarei andata o cosa avrei fatto. Ma non trovavo nulla di interessante.

Il suo indirizzo me l'ero fatto dare da Jonny, promettendo di non fare cazzate. Così, con l'aiuto di qualche abitante, di qualche barista, di qualche passante, arrivai sotto casa sua. Anche lì la pioggia non mancava, era fredda e puntigliosa. Lui sicuramente era a lavoro, e sarebbe tornato verso l'una, di notte. Dovevo solo aspettare qualche ora, e lo avrei rivisto.

00:47

Era lui, quel ragazzo con la camminata un po' goffa e stupenda, il cappello della felpa nera, e l'ombrello lo coprivano dalla pioggia. Si avvicinava sempre di più. Si fermò ad un metro da me, mi scrutò, cercava di capire chi fossi, poi si avvicinò di qualche centimetro e si fermò.

Matthew: "Jessica...." disse con affanno.

Io: "Ti prego ora sta zitto." dissi con i capelli ed i vestiti pieni d'acqua. "Mi sono resa conto di non poter riuscire a stare senza di te. Matthew, come una volta mi dicesti tu, hai lasciato un segno! E troppo profondo ormai. Mi manchi Matt, mi manchi fino a sentire il respiro mancare, fino ad urlare, fino a piangere, fino a drogarmi, mi manchi perché sei la cosa che desidero di più quando ho già tutto, e non quando ho il niente."

Matthew: "Ma..."

Io: "Ma niente. Taci, taci porca miseria! Vaffanculo a te ed a me, ma soprattutto a te Matthew, vaffanculo per avermi fatto innamorare di te, un ragazzo di quasi vent'anni che ama il suo lavoro e che mi rende orgogliosa di lui con la qualsiasi banalità. Si, mi sono innamorata, cavolo! Capito no? Una come me, che non ha niente di speciale, niente di diverso, niente di bello, che s'innamora di uno come te, che con il suo essere matura rende orgoglioso chiunque, la famiglia, gli amici, me. É un guaio, un fottuto guaio che ho portato con me da quando sei partito, da mesi! Sono stata male, ma perché mi chiedo? Non eravamo niente, avevi ragione, niente. Ma mi sentivo legata a te, sentivo di non poterti lasciare andare, e adesso sono qua. Per dirtelo che sei uno stronzo, per dirti che ti odio, che sei tutto quello di cui ho bisogno per stare bene, e tu non lo sai. Sei La mia salvezza in un mondo di trappole.

E sai cosa? Ti amo, Matt. Già, TI AMO!!!!" ho urlato a squarciagola.

Matthew: "Jessica!"

Io: "Si lo so." abbassai la testa.

Matthew: "Cosa sai?"

Io: "Che aspetti? Mandami via, mandami a fanculo, dimmi che non ricambi niente di quello che provo io, dimmi che non valgo quanto tu vali per me. Dimmi che nonostante abbia fatto un casino per te, rubando dei soldi a mia zia, correndo a piedi per chilometri sotto la pioggia, che mi sono ubriacata, depressa, scappata di casa per arrivare fin qui, a Parigi, sotto casa tua, tu non mi vuoi."

Matthew: "Posso parlare?" chiese prendendomi un polso e guardandomi dritto in faccia.

Io: "Va bene. Dimmelo dai." Mi arresi all'idea di dovermene andare a mani vuote.

Matthew: "E se ti dicessi che vali tantissimo, invece? E se ti dicessi che anch'io sono stato male? Perché é vero che mi hai lasciato il segno, dritto al cuore. Che con te sto bene perché sei il mio opposto, che mi sei mancata anche tu." deglutì.

Piansi, c'era un ma, che avrebbe seguito la frase, lo sapevo.

Io: "Ma?"

Matthew: "Ma ti amo, ti amo anch'io. E non ho assolutamente l'intenzione di mandarti via. TI AMO, JESSICA, VIENI QUA, ABBRACCIAMI E SMETTILA DI FAR USCIRE QUELLE LACRIME, ADESSO CI SONO IO."

Era un sogno, per forza, non poteva essere vero. Gli saltai addosso e lo abbracciai, lo baciai su tutti i punti del viso; sul naso, sugli occhi, sulla fronte, sui capelli, sulle labbra. Ero felice, ero davvero felice.

Quella notte, a casa sua, in Francia, a Parigi, fu quella più bella di tutta la mia vita. Segnò il mio futuro.

La nostra storia sembrava andare a gonfie vele, lui continuava a lavorare in un ristorante, io invece, trovai lavoro come maestra d'asilo, che desideravo sin da piccola.

Presi amicizia con dei vicini, erano una coppia sposata, molto giovani anche loro, brave persone e a volte Carol, (la moglie) mi teneva compagnia durante l'assenza di Matt. Lo aspettavo sveglia tutte le notti, ansiosa di rivederlo, spesso lo andavo a trovare a lavoro, poi con i nostri giorni liberi, che riuscimmo ad organizzare entrambi uguali, stavamo insieme, sempre insieme. Andavamo ovunque, senza decidere dove, come quando io uscivo di casa senza meta, e i piedi poi si orientavano da soli, ecco, facevamo così.

Ed io l'amavo, con tutto il mio cuore e la mia forza. Ero riuscita a prendermi la cosa più bella del mondo, e mi sentivo la ragazza che avrebbe potuto urlare per le strade di Parigi tutto l'amore che provava!

Mi diceva spesso: "Per sempre?" e io poi con un sorriso rispondevo e ripetevo: "Per sempre."

FINE CAPITOLO.

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