8. Cambiamenti.

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Erano le 06:10, nella notte non appena i miei occhi riuscirono a chiudersi due ore prima, qualcosa come al solito evidentemente doveva impedirglielo. Sogni, anzi, chiamiamoli incubi, ricordi.

Mi ero svegliata di scatto, come quando si sente una bomba artificiale scoppiare in cielo e rimbombare nelle case. Le lacrime sembravano fiumi immensi, straripanti, solcavano il viso con la velocità di un' auto da corsa.

L'istinto di piangere era difficile da fermar subito in quei casi. Così, ogni volta, mi alzavo dal letto, ed iniziavo col fare avanti ed indietro per la stanza.

Uscii in veranda, mia zia dormiva profondamente quindi decisi di accendermi una sigaretta. Allora in quel momento i ricordi ed i pensieri malinconici si placavano, diventavano sassi, poi piume e poi niente.

Gettai il mozzicone della sigaretta e rientrai in stanza. Feci una doccia calda, e dopo essermi vestita e sistemata, uscii. Lo so, vi starete chiedendo: 'Ma questa, che cazzo ci fa in giro a quell'ora del mattino?' Ebbene nulla, girovagavo senza meta, ne avevo il bisogno dopo certe notti.

Il mare, ah, che bello il mare. Ci camminavo a piedi scalzi nonostante le basse temperature, quasi congelanti.

Mi sentii chiamare alle spalle.

Marck: "Jessica! Jessica aspetta!"

Incredibile quel ragazzo! Riusciva a trovarmi ovunque!

Marck: "Ehi! Che coincidenza! Come stai?"

Io: "Veramente da quando non ti vedevo, molto meglio."

Marck: "Grrh, mi fai accantonare la pelle quando usi tutta questa dolcezza con me." mi venne da ridere.

Marck: "Un sorriso, non ci posso credere!"

Gli diedi una lieve gomitata, come per scherzo, e lui mi abbracciò. Ero rimasta impietrita da quel gesto, non avevo alzato le braccia per farlo anch'io, ma immobile, con gli occhi spalancati come se avessi visto un fantasma. Nessuno mi abbracciava, tranne Mary. Mi lasciò. "Che ti prende?" mi chiese.

Pochi secondi di silenzio, e: "Nulla. Scusami. Era tanto che qualcuno non mi abbracciava."

Marck: "Posso sembrare la persona più antipatica che ci sia, Jessica. Ma ricorda che nessuno é fatto di ghiaccio."

Forse non era poi così antipatico o stupido. Forse era solo apparenza, la poca conoscenza, forse anche lui aveva avuto un passato difficile o il cuore infranto, io non potevo saperlo. Alla fine, non mi aveva trattata mai male, no?

Io: "Ve bene Marck. Ascolta, io e te siamo amici, capisci? Nulla di più. Vuoi uscire con me? Bene. Vuoi parlare con me? Benissimo. Io lo accetto, ma non farti venire strane idee, ok?"

Fece una risatina maliziosa ma sincera. "Va bene, siamo d'accordo allora." rispose con tono sicuro.

Allargò le braccia come per dire 'vieni qui, adesso abbracciami.' e lo feci davvero questa volta.

Marck: "Dai, é prestissimo per una ragazza. Ti accompagno a casa, va bene?" io accettai. Non aveva poi così torto quel ragazzo.

Arrivammo.

"Grazie Marck." dissi aprendo lo sportello.

"Figurati scema." mi guardò sereno. Chiusi lo sportello e aprii la porta di casa, mi voltai per fargli cenno con la mano per poi rientrare.

Mia zia dormiva ancora, che fortuna.

Matthew ogni tanto mi telefonava, chiedeva come stavo e che facevo, ma di uscire insieme non se ne parlava. Non me lo chiedeva più. I giorni passavano veloci, inaspettatamente, io e Marck diventammo grandi amici, infatti, la maggior parte delle giornate, eravamo sempre insieme. Andavamo in giro per la città, aveva conosciuto mia zia che stranamente aveva accettato con simpatia. Parlavamo di noi, eravamo arrivati al punto di raccontare la nostra infanzia, le nostre esperienze passate, ciò che ci tormentava ecc. Entrambi, come sospettavo, non avevamo avuto per niente dei bei anni, anzi, fosse stato per noi, li avremmo cancellati come un'improvvisa amnesia.

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