L'albero

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Che tempo fa? È nuvoloso? C'è il sole?
Sono fissato. Paragono il mio stato d'animo al tempo metereologico. Penso sia normale. Quando è nuvoloso, il tuo umore cambia, in peggio. Poi ci sono quelle giornate invernali, fredde, ma c'è un sole stupendo. Ti riscalda. Non tanto, però ti riscalda. Dentro l'effetto è maggiore. Ti cambia. Diventi più positivo. Forse la gente lunatica o sensibile, sente di più tutto ciò.
Io, sinceramente, non sono normale. Il sole, il bel tempo sì, mi mette di buon umore, però io amo qualcosa di diverso. Amo quando é grigio, quando sembra che sta per piovere, quando si alza quella leggera brezza. D'inverno quella brezza è gelida. Amo stare in un posto selvaggio o forse libero, con questo tipo di tempo. Mi ispira. Mi fa pensare.
In questi giorni è capitato. Ero solo. Era pomeriggio, avevo finito di lavorare in campagna. Era grigio. Tirava un vento leggero. Mi penetrava dentro, fino alle ossa. Mi soffiava negli occhi, mi faceva lacrimare. Lacrime che si gelavano. Come il cuore. La mente si apriva, tanto.
Non so cosa fissavo. Il vuoto. L'orizzonte. Qualcosa.
Apro Whatsapp sul cellulare. Ho salvato dei messaggi. Non perché sian belli. Forse feriscono come una spada. Peggio.
Non andava più bene tra noi. Da un po' di tempo non eravamo più "quelli delle montagnette" (è un posto stupendo per me, mi ha segnato l'infanzia; ne parlo anche nel libro che sto scrivendo, uno di questi giorni farò anche una breve storia su tale posto. Per me è importantissimo, é il punto di inizio di tutto, l'ispirazione a ciò che scrivo, a ciò che sono). Non eravamo più fratelli. Pian piano si sgretolava tutto. Uscivamo e ci guardavamo in faccia come sconosciuti.
Un ragazzo del gruppo, non voglio chiamarlo amico o fratello. Questo ragazzo aveva predetto ciò. Io lo sapevo infondo. Tutti lo sapevano. Io però volevo lottare. È giusto lottare per ciò in cui credi. Io credevo in noi. Io credevo in "quelli delle montagnette". Però nessuno ti dice che lottare per ciò in cui credi, per ciò che è giusto, per ciò che ti fa bene, ti ferisce. Nessuno ti dice che ti fa male. Perché? Perché la vita non è buona con te, perché puoi lottare quando vuoi, ma le ferite saranno maggiori del bene che potrai raggiungere. Puoi anche raggiungere il tuo obbiettivo, ma quante ferite ti infligeranno? Quante volte soffrirai? Perderai il conto.
Io davvero ho lottato per non perdere tutto. Ci ho provato in ogni modo. Ma cazzo, la vita mi ha sputato in un occhio e mi ha schiacciato il cuore. Ho perso questa persona, ho provato a non farlo andare via, ma se ne è andato. Sta distruggendo ciò che abbiamo costruito.
Mi ripeto ogni giorno di lasciar stare tutto. Mi stanno facendo male. Io ci sto provando. Qualcuno forse lo capirà che io ci tengo. Forse qualcuno proverà insieme a me a tenere unito tutto ciò. Non fa niente se non c'era ai tempi delle "montagnette". Ora fa parte del gruppo. Anche lui mi dice di lasciarlo andare, mi dice di lasciar perdere tutto. Lo dice per il mio bene.
Gli ho inviato i messaggi che ha scritto quel ragazzo. Mi dice di lasciarlo andare.
Forse devo sacrificarlo per il bene del gruppo. Infondo alcuni alberi hanno bisogno di farsi potare alcuni rami per crescere meglio. Questo ramo lasciato lì potrebbe danneggiare l'albero.
Ci tenevo e ci tengo tutt'ora a lui. Ma devo scegliere.
Quanto cazzo odio scegliere. Ma devo.
Esco dal gruppo Whatsapp dove sta lui. Non ho più niente da dire. Gli ho detto tutto ciò che avevo dentro. Ho provato. Basta.
Questa vita non è un gioco. Ti fa male. Devi sopravvivere.
Giuro che lotterò per tenere l'albero in piedi. Farà male. Ma ci proverò.
Ma come? Prima avevo scritto che fa male lottare, che sono più le ferite che il bene che ne trai. Forse sono stupido. Testardo. Ho già mille cicatrici. Sembra che ne voglia ancora. È un comportamento autodistruttivo.
Ha mandato quei messaggi. Mi ha trafitto la carne. L'armatura si era indebolita tantissimo.
Ora devo riprendermi per combattere.
Lui se ne è andato, ma non voglio perdere tutti. Ho sofferto per "quelli delle montagnette".
Forse non è nemmeno per loro, forse è per me. Non lo so.
Saranno tante ferite, ma io sono testardo.
Scusami.

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