Quelli delle montagnette (Atto1)

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[...]Eravamo ragazzi felici
Ora ci odiamo come nemici
Gli angeli pregavano
Dal cielo per noi
Ora piangono
Ci divoreranno
I demoni avvoltoi.

È il mio argomento principale. Il punto di inizio di tutto. Il luogo che mi ha creato. Mi ha formato. Un luogo speciale. Le montagnette.
Ora è desolato, ci banchettano i demoni. Mangiano le nostre sofferenze, le nostre menzogne, le nostre liti. Gli angeli piangono lì vicino. Sono seduti sul muretto alla fine del campetto. Ci hanno visti l'ultima volta lì, ucciderci, massacrarci, dividerci. Non ci hanno più visti. Hanno promesso che nessuno più, lì sarebbe stato felice, nessun ragazzo sarà più degno di quel posto. Ora è maledetto.
Ma prima di quel dannato giorno, che c'era lì?
Sono arrivato alle montagnette totalmente a caso. Prima di quel giorno, ero solo. Odiavo Dio perché mi aveva abbandonato. O almeno così pensavo. Un giorno un ragazzo mi porto lì. Conobbi la mia nuova famiglia. I miei fratelli. Ragazzi che conoscevo, ragazzi nuovi. "Quelli delle montagnette".
Correvamo appresso a un pallone. Urlavamo per un pallone. Amavamo il calcio. Dalle 3 di pomeriggio alle 10 di sera. Ogni giorno. Sempre insieme. Nessuno ci divideva. Non potevi. In teoria.
Arrivarono ragazzi nuovi. Non avevano nulla in comune con noi. Ragazzi di strada. Avevano il male dentro, l'oscurità. Invidiavano me e i miei fratelli. Eravamo una famiglia e loro non ne avevano.
A loro non interessava far parte della famiglia, volevano solo renderci come loro. Ragazzi vuoti, oscurità nel cuore, occhi persi. Sconosciuti.
La prima sigaretta dietro il campo. Io odiavo fumare. Io piangevo calciando il pallone, mentre i miei fratelli si perdevano nel buio. Ero il ragazzo troppo buono, quello che ci teneva alla famiglia. L'anello che teneva tutto collegato.
I demoni però volevano distruggere l'anello. Ogni giorno provavano a danneggiarmi. Ogni giorno collezionavo una cicatrice nuova. Ogni giorno il mio cuore perdeva un pezzo.
Alla fine mi hanno cacciato dalla famiglia. Ero il genitore della famiglia. Ma hanno deciso di separarsi da me. Le nuove matrigne mi odiavano e sono riusciti nel loro intento.
Ero arrabbiato con me, con la vita, con l'universo, con Dio. I miei angeli mi avevano abbandonato. Odiavo anche loro. Non sapevo però, che loro piangevano tutti insieme perché i demoni avevano ucciso la famiglia.
Piangevo ogni giorno. Il buio mi aveva conquistato. La mia iride era vuota. Vuota come il cuore. Nessuna ragazza ha colmato completamente quel vuoto. Ero orfano, un genitore separato, solo.
Aprivo Facebook, Instagram. Gli vedevo felici, senza me.
Uscivo la sera senza nessuno, solo per poterli intravedere e immaginare me, lì insieme a loro. Non gli vedevo.
Si stavano bruciando.
Mi hanno detto che non esistevano più le montagnette, la famiglia era morta. I suoi componenti erano orfani come me.
Spariti nel buio. Persi. Soli. Come me.
Ho deciso di combattere i demoni. Dio e gli angeli non mi accompagnavano più. Hanno tutte le ragioni per avermi abbandonato, non gli do torto.
Solo, scendo per combattere. Per la famiglia. Per noi. Per "quelli delle montagnette".
Recupero gli altri orfani, pezzo per pezzo. Come un sarto, provo a ricucire i stracci della nostra famiglia.
Passano anni, manca l'ultimo pezzo. La battaglia finale contro l'oscurità. Solo. Da solo combatto. Fino a piangere sangue. In tutti i modi. Mille cicatrici, ferite.
Alla fine ce la faccio. Non ci credo.
Alcuni sono morti. Piango sulle loro tombe. Piango vedendo le nostre foto. Attimi felici catturati e intrappolati per l'eternità in una "prigione senza tempo".
Siamo rimasti in pochi, ma eravamo di nuovo una famiglia.
"Quelli delle montagnette".
Purtroppo quando entri nell'oscurità e poi riesci a uscirne, qualcosa ti segna. Qualcosa te la porti.
C'era qualcosa che non andava.
Piccole stranezze. All'inizio piccole, ma ogni giorno sempre più grandi.
Non parlavamo più come prima. Non ci amavamo. Nessuno si fidava del prossimo. Nessuno si importava del prossimo.
Odiavo il fumo, l'alcol, i vizi. L'oscurità. L'oscurità ha preso pure me.
Bruciavamo insieme, ridevamo per finta. Pensiamo che uccidendoci potevamo essere felici, insieme.
Ma non ci guardavamo nemmeno più in faccia. Con quale coraggio?
Ho capito solo ora che la famiglia è morta tanti anni fa.
Cosa siamo allora noi ? Fantasmi del passato. Ombre. Peccatori. Niente. Non siamo un cazzo di niente.

I demoni sono morti,
La guerra finita.
Noi feriti.
Vuoti.
Del passato fantasmi.
Anni fa morti.

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