-Perché scrivi?
-Sinceramente non so. Penso che Dio mi abbia fatto questo dono. L'unico che ho saputo sfruttare al meglio. Se non scrivessi non sarei felice. Mi piace scrivere. Cioè voglio dire la mia. In questo caso scrivere. Ho tanto dentro la testa. Non voglio scrivere stupidaggini. Sono un pensatore. Ogni parola ha un significato dietro.
-Tipo un'allegoria?
-Si, più o meno. Mi piace usare parole che in realtà, applicate alla mia vita, vogliono dire altro. Ogni verso di una mia poesia è riferita in realtà alla mia vita, alla mia giornata.
- Ma come fanno i tuoi lettori a capire che vuoi spiegare ciò che passi, ciò che hai vissuto in una giornata, un tuo pensiero? Non so se mi sono spiegato?
- Si, ho capito cosa vuoi dire. Sinceramente non mi interessa se la gente capisce. O meglio, non potrebbe capire. Come potrebbe fare? Se tu, durante la giornata, hai sofferto e mi dici che stai male, io non posso capire cosa hai passato dalle semplici parole "sto male". Mi sembra ovvio. Lo stesso faccio io. Parlo delle mie lotte interiori, parlo di quello che provo ma con paragoni, ad esempio "fuori piove" o "c'è il sole" o "i demoni hanno vinto". Si lo so è molto contorto come spiegazione. Complessa.
- In effetti.
- Ma è normale che è tutto contorto o complesso. Io sono così. Ogni artista lo è. Voi che leggete avete un prodotto che vi provoca emozioni. Poi ognuno lo interpreta alla sua situazione. Un po' come fanno i religiosi. Dio ha detto la sua con la Bibbia? Poi ogni persona di ogni religione la interpreta come ritiene meglio per sé stesso.
- Ti stai paragonando a Dio, per caso?
- No, ma che dici. Al massimo sono il dio della mia creazione, ovvero ciò che scrivo. Come ogni scrittore o artista.
- Fai spesso riferimenti ad angeli, demoni, Dio e altro riguardo la religione. Sei credente? Religioso praticante?
- Prima sì. Ora mi sono allontanato da Lui. Ci credo, esiste, anche se molte volte me la prendo con lui senza motivo. Forse mi sento abbandonato da Lui. Forse non è stata colpa sua se ci siamo allontanati. Penso sia stata quasi totalmente colpa mia. Questo senso di abbandono appare nelle parole che uso nelle mie opere. Penso si noti. Ho letto la Bibbia, molte volte, come ogni altra opera letteraria. Mi ha fornito un ottimo bagaglio culturale, religioso o come lo vuoi definire tu. Uso nozioni prese dalla Bibbia per applicarle nelle mie opere. Le paragono alla mia vita. Mi piace. Conferisce all'opera uno stile, come posso spiegare... Quando leggi le parole angeli, demoni in te nascono sensazioni che ti spingono a pensare al mondo fantastico, epico, un mondo ultraterreno. Tipo quando guardi un paesaggio naturale. È bello. Ma se ci aggiungi un clima grigio, ventoso, temporalesco hai sensazioni selvagge, tristi, depresse, ti senti solo. In poche parole rendono la lettura meno piatta. Più appassionante.
- Bene Devis. Nelle opere che ho letto, noto che fai molto riferimento alla famiglia, agli amici e soprattutto "alle montagnette". Non ti sei stufato di parlarne? Perché ne parli sempre ?
- Bella domanda. Vuoi che ti spiega meglio la situazione? Come è andata?
- No, hai fornito già un bel riassunto del tutto nelle letture "Quelli delle montagnette, Atto 1-2-3-Atto finale." Io vorrei capire il perché ne parli? Fai sempre riferimento a loro anche nelle poesie.
- Mh, bene. Da cosa posso iniziare? Un palazzo crolla senza fondamenta?
- Si
- Bene io sono caduto. Sono crollato. Loro erano le mie fondamenta. Ovviamente come ogni ragazzo abbandonato o allontanato dagli amici, ti senti solo. Tuttavia ogni artista usa ogni sentimento che prova per fare arte. Io ho usato questo mia debolezza come punto di forza. È una specie di musa ispiratrice. In questo momento ciò mi ispira. Voglio raccontare in maniera artistica ciò che sto provando in questo momento della mia vita.
- In molte poesie termini con la parole "scusami". Cosa vuoi dire ? O meglio a chi è rivolta la scusa? E scusa di cosa?
- Mh bella anche questa. Devo per forza rispondere?
- Se ti va.
- Sinceramente non mi va, posso solo dire che non è rivolta ad una persona qualunque. Le scuse sono per quello che scrivo. Io scrivo del male che faccio. Del mostro che sono diventato. Dei miei vizi e peccati. Del mio abbandono. Se continuo faccio intuire troppo facilmente a chi sono rivolte le scuse.
- Ah ah ah che divertente. Prima hai detto che la tua sofferenza o il tuo senso di abbandono da parte della tua famiglia/amici ti è di ispirazione. Non hai altre "muse ispiratrici"?
-Ovvio! La mia più grande ispirazione è la musica e anche colui che me l'ha fatta amare.
- Ovvero?
- Davide.
- Davide ?
- Si Gemitaiz. Per me è colui che mi spinge a scrivere. Anche se non mi conosce, quando sento le sue canzoni è come se fosse affianco a me a fumare. Certe volte mi immagino che ci suggeriamo i versi delle poesie, di "saltare le notti" insieme.
- Ma lui non fa poesie. Canta.
- Dai. Ancora con queste affermazioni? La musica, la vera musica, quella che ti tocca l'anima è poesia. È arte pure. E quella che fa lui mi spinge a scrivere. A fare arte. Lui ci mette amore per quello che fa. Lui un giorno disse che se non scrivesse almeno un verso, una riga, qualche frase non sarebbe contento. Io mi sento uguale. Ogni giorno scrivo qualcosa. La appunto nel mio telefono. Poi quando ho le idee chiare, quando sto nel mood giusto unisco i pensieri e creo la mia arte. Dai suoi album e mixtape puoi capire come sta, cosa sta passando. Lo stesso puoi fare con me da ciò che scrivo. E come se rispondessi alla tua domanda "Come stai?" .
- Grande! Si vede che lo ami.
- Ma non è che lo amo. Io amo la musica. Ma lui è diverso.
- Ah ah ah, sembra che parli di una ragazza. Comunque Devis, volevo anche chiederti se oltre "Diario", hai in mente altro ?
- Io sto già scrivendo un romanzo. Quest'opera è solo una raccolta di poesie, di racconti, inerenti alla mia giornata, uno pseudo-diario. Però lo hai capito, io sono un po' pazzo, diverso dagli altri. Perché parlare della tua giornata, sfogarti nelle pagine scrivendo azioni, ciò che hai pensato, provato, ciò che hai fatto durante la giornata, ecc... come se fosse una cronaca o un gossip. È più bello scriverlo in maniera poetica, più bello farlo decifrare ai tuoi lettori. Devi capire che io sono chiuso e non voglio che tutti sappiano i miei fatti. Però ho bisogno di parlarne con qualcuno. Quindi io lo scrivo, ma a modo mio. Sta a te capire cosa è successo.
- Tu sei pazzo.
- Mah, mi sto facendo intervistare da me stesso. Direi proprio di sì.
- Mah, va bene. Perché non pubblichi il romanzo?
- Non l' ho ancora terminato. Vorrei pubblicarlo a romanzo finito o almeno iniziare a pubblicare i primi capitoli quando sto a un buon punto.
-Volevo chiederti come va, però hai già risposto prima, meglio di no.
- Eh sì, lascia stare.
- Vuoi aggiungere altro?
- No, se non hai altre domande torno a scrivere. Mi sento ispirato ora.
- Praticamente hai accettato l'intervista perché non sapevi cosa scrivere? Avevi un blocco ?
- Si diciamo. Certe giornate, soprattutto quando questa scuola di merda mi demoralizza, non ho voglia di fare nulla. Mi stendo sul letto e mi sento uno schifo totale. Grazie a te mi sono ordinato un po' le idee.
- Mi hai usato?
- Beh, per una volta che non sono io quello usato da qualcuno. Ah no...

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Diario
OverigNon si può descrivere. Qualche nodo in gola da sciogliere, qualcosa non detta. Pezzi di qualche giornata raccontata in rima o in prosa. Uno sfogo. Giudica tu.