V i c t o r i a

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Mi infilai un maglione, di qualche taglia più grande, e i jeans.

Misi le mie converse nere.

Erano abbastanza rovinate ma le amavo per cui le avrei indossate finché la suola non si sarebbe staccata dal resto della scarpa.

Scesi le scale in fretta e furia. Mi misi lo zaino in spalla e afferrai una mela dalla fruttiera ed uscì di casa.

Amavo andare a scuola a piedi. Ero una ragazza che ci teneva a stare in forma e una buona mezz'oretta di passeggiata alla mattina mi faceva più che bene.

Misi le cuffiette e feci partire la musica.

Cominciai a muovere la testa al ritmo della musica ma cominciò a crescere in me un senso di disagio.

Mi sentiva osservata.

Una macchina, a poca distanza da me, andava a rilento seguendo il mio andamento.

Mi stava seguendo?

Affrettati il passo e di conseguenza la macchina accelerò un poco.

Mi stava decisamente seguendo.

Decisi di non dargli troppo importanza ma quando l'auto aumentò il suo andamento affiancandomi presi paura.

Ma chi diavolo era? Voleva uccidermi?

Ero troppo giovane per morire.

Il misterioso guidatore abbassò il finestrino dell'auto rivelando la sua identità.

"Che ci fai qui, da sola? Vuoi un passaggio."

"No grazie."

Continuai a camminare mentre lui mi seguiva con l'auto.

"È perché?"

"Potresti benissimo essere un maniaco. E poi non salgo nell'auto degli sconosciuti. Potresti benissimo portarmi in un posto sconosciuto ed uccidermi. Nessuno saprebbe niente. Il delitto prefetto."

"Te l' hanno mai detto che sei paranoica? E queste cose succedono solo nei film. E poi se la mia vicina di casa, se ti facessi del mare sapresti subito dove trovarmi. Sarebbe contro produttivo."

"Ok."

Mi misi a correre per 'scappare' via da questa conversazione ma lui aumentò la velocità cercando di tenere il mio passo.

"Stai scappando via da me?"

"No!"

Aumentai l'intensità della corsa. Avevo il fiatone ma per mia fortuna ero brava nella corsa.

"Dai, quando eravamo piccoli giocavano sempre insieme, non potrei mai ucciderti!"

"Guarda...siamo arrivati!"

Corsi verso la scuola. Lo avevo seminato.
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"Di solito le ragazze non mi dicono che assomiglio ad un serial killer. Sei la prima."

"Ne sono onorata. Non mi hai detto il tuo nome."

"Lo so."

"Tu sei...?"

"Nessuno di cui ti dovrebbe importare."

"Perché stai sempre sulla difensiva? Non ti voglio mica far del male."

"Ciao."

Entrai in classe felice di essermi tolta dai piedi quel ragazzo. Mi assillava e io odiavo i ragazzi che violavano i miei spazi.

Spazio autrice
Non è un granché come capitolo ma miglioreranno, lo prometto. Spero che leggerete comunque la storia. Grazie.

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