V i c t o r i a

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Quella mattina uscii dalla finestra, sfruttando l'albero che divideva la mia casa da quella di Jake.

Stavo scendendo aggrappandomi alle insenature dell'albero quando qualcosa, o meglio dire qualcuno, mi aveva fatto spaventare facendomi cadere a terra come un sacco di patate.

E facendomi patire le pene dell'inferno.

"Che diavolo stai facendo appesa all'albero come una scimmia?"

Sembrava una frase detta con innocenza ma aveva rischiato di farmi rompere un braccio o una gamba o peggio l'osso del collo.

"Cazzo..."

Avevo dolori in tutto il corpo.

Ma ero viva. Ero viva! Grazie al cielo!

Mi tastai ovunque per capire se mi ero rotta qualcosa e, per mia fortuna, potei constatare che non mi ero rotta niente.

"Ma che fai! Se volevi ammazzarti avresti dovuto evitare di farlo dal primo piano e davanti alla mia finestra. Avresti dovuto scegliere almeno il terzo piano perché il primo è troppo basso e la coincidenza di morte è bassissima e poi non voglio trovare al mio risveglio il tuo corpo in putrefazione. Dopo il tuo buon aroma sarebbe arrivato sicuramente fino in camera mia. Neanche una tonnellate di abre magique avrebbe potuto coprire la puzza."

"Sshh! Non fare tutto questo casino, ci potrebbe sentire! Sali in macchina!"

Corse in fretta e furia verso l'auto e io lo seguì.

Salimmo e partì spedito.

"Ma che problemi hai?"

"Che problemi ho io? Mi hai appena fatto fare una stupida sclerata. Non stavo cercando di ammazzarmi: volevo usare l'albero che divide le nostre case come scaletta ma mi hai spaventata: ho perso l'equilibrio e sono caduta."

"Quindi è colpa mia se fai schifo ad arrampicarti?"

"Per colpa tua mi fa male l'osso sacro."

"Se vuoi ti posso fare un massaggio per alleviare il dolore."

Gli mollai una sberla sulla nuca.

"Ma sei scemo? Prova ancora a farmi una richiesta del genere e morirai, capito?"

"Certo. Mi hai distrutto il cranio."

Si massaggiò la testa tenendo l'altra sul volante.

Dopo un paio di minuti eravamo arrivati a scuola.

"Grazie per il passaggio e per avermi quasi uccisa."

Mi stavo allontanando quando lui mi chiamò.

"Aspetta Victoria. Hai qualcosa da fare stasera?"

"Ho un impegno."

"Con qui?"

"Un ragazzo. Ciao."

Lui non sapeva che l'impegno era stare nel letto a mangiare schifezze mentre guardavo qualche serie su Netflix.

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