"Cosa ci faccio qui, dove sono?" mi chiedevo; tutt'intorno era buio tenebre, un odore particolare s'infiltrava nelle mie narici, riempiendo i miei polmoni, sembrava muschio, sapeva di erba bagnata, come se fosse appena piovuto.
Non ricordavo assolutamente nulla di cosa fosse successo prima, di cosa stessi facendo lì, ma sbattei le ciglia più volte e mi resi conto di essere in un bosco, dove le altissime chiome degli alberi attorno a me toccavano quasi il cielo. Avevo la sensazione di essere già stata lì.
Sentii dei passi pesanti, qualcuno stava calpestando le poche foglio cadute e bagnate, così mi girai di scatto, ma non vidi nessuno. Un urlo in lontananza mi fece sobbalzare, sentivo il cuore palpitare come se dovesse uscire dal mio petto e la paura iniziava a farsi sentire... cresceva e cresceva sempre di più, le gambe mi tremavano.
Così iniziai a camminare per cercare di uscire da questo posto, ma sentivo ancora quei passi che si facevano sempre più vicini, perciò decisi di cominciare a correre.
Correvo e correvo senza meta, non sapevo dove stavo andando, se mi stavo allontanando o avvicinando alla civiltà, non sapevo nemmeno se mi trovavo ancora nel mio paese.
E correvo, ma quei passi alla fine mi raggiunsero e mi ritrovai un fazzoletto in faccia che mi copriva naso e bocca, in modo che io non potessi urlare. Ma chi avrebbe potuto sentirmi in un bosco? Dispersa com'ero?
Poi mi fu messo un sacchetto ruvido, vecchio e polveroso in testa, le mani mi furono legate dietro alla schiena con una corda ispida, sentii il mio corpo venire sollevato di peso e sorretto da due braccia muscolose e forti. Non sapevo a chi appartenevano. E dio se volevo saperlo, ma ero talmente terrorizzata che iniziai a tremare come una foglia d'autunno che cade da un piccolo ramoscello di un albero.
Dopo alcuni minuti sentii due portelloni venire aperti e stranamente, rispetto a quello che mi aspettavo e ai mille pensieri che mi ero fatta, venni riposta cautamente e dolcemente su qualcosa di morbido, quei portelloni poi vennero chiusi, anche se con forza.
Un rumore di accensione di un motore, e quella cosa su cui ero stata messa iniziò a muoversi, ma non riuscivo a capire dov'ero.
All'improvviso qualcuno mi tolse le corde dalle mani e il sacchetto dalla testa; subito feci un respiro profondo, per riempire i miei polmoni di aria fresca, anche se tanto fresca non era, dato che mi trovavo in un furgoncino.
Sgranai gli occhi e vidi un ragazzo, lo trovavo davvero carino: aveva capelli neri, rasati ai lati, mentre un piccolo ciuffo non curato si alzava dal retro della testa finendo in avanti, delle sopracciglia folte soprastavano due piccoli occhi castani e dolci, sembrava avere una pelle un po' ruvida; lo guardai stranita ma non osai proferire parola.
«Beh? Che hai da guardare? Non sono qui per fare autografi» disse lui ad un tratto, spostandosi in avanti con fare minaccioso.
La sua voce era roca e aveva un tono che gli conferiva un'aria ancora più pericolosa.
"Scusa..." replicai io, indietreggiando.
"Ma... si può sapere dove cazzo sono, con chi cazzo sono e che diavolo è successo?"
«Calma i toni bimba, io non ho nulla da dirti» rispose.
Il suo aspetto lo contraddice parecchio.
Abbassai lo sguardo e non dissi più nulla, dato che questo è il trattamento che hanno in serbo per me.
Stava affilando un pezzo di legno con un coltellino svizzero con così tanta passione, sembrava stesse maneggiando un antico cimelio di valore trovato chissà dove, lo osservavo muovere le mani con quel fare impegnato.
Il furgoncino era attrezzato con dei sedili comodi rivestiti in pelle sintetica di color nero, le "pareti" erano di un blu elettrico e la base su cui si appoggia i piedi era ricoperta da un carpet nero. Fissavo il carpet alla ricerca di qualche nota di sporco, che so, un pezzo di plastica, un po' di polvere, un pezzettino di carta, ma nulla: di sporcizia neanche l'ombra.
Continuavo a guardare le sue mani intagliare il legno. Ero ammaliata da quei gesti, quei movimenti così decisi, li ammiravo stupefatta.
Si fermò e non me ne accorsi, alzò gli occhi e mi guardò sollevando un sopracciglio.
«Di nuovo? Sono così bello?» Disse.
Mi resi conto della figuraccia appena fatta e una voglia di venire seppellita all'istante pervenne.
"N-no, scusa, non volevo..."
«Certo sei strana»
"Che intendi?"
«Tu che intendi per strano eh?»
"Ah, e... perchè?"
«Non stare a fare tante domande, mi rompe il cazzo»
"Tu puoi fare domande e io no? Scusa ma non sei Dio sceso in terra"
«Ah che caratterino che hai... comunque io sono Aiden, tu devi essere Asteria»
"La sono"
«Già dal nome sei strana»
"Che c'è di strano"
Il mio nome è quello di una titanessa della mitologia greca, si occupava degli oracoli notturni e delle stelle cadenti. A me piace molto.
«Non ho mai sentito un nome così»
"Beh ora sì"
«Se vai troppo vicina al fuoco ti bruci, se continui così con me rischi parecchio»
Mi zittii di nuovo, è possibile che non avesse nulla di meglio da fare? Insomma ero chiusa lì dentro con un ragazzo che non conoscevo, non sapevo dov'ero, come avevano fatto a trovarmi, dove mi stavano portando...
«Non farti mille problemi, non vogliamo farti male»
"Che?"
«Non stavi parlando?»
"No..."
«Ah, va beh fa nulla» disse il ragazzo.
E poi ero io quella strana. Certo, ovvio.
Portava una collana, il suo ciondolo rappresentava una D.
"Una D?" pensai.
Nonostante la mia curiosità non osai porre domande, si capiva da lontano: troppe domande lo infastidiscono parecchio.
Il furgoncino si fermò e dopo pochi secondi qualcuno aprí i portelloni; era un altro ragazzo, alto, molto più muscoloso di questo Aiden, i capelli biondi miele con ciocche più scure acconciati in un ciuffo, occhi verdi foresta sopra un piccolo naso.
"Dai portala fuori, ci aspettano già da mezz'ora, se non ci vedono ci portano nello scantinato e nessuno dei due lo vuole" la sua voce invece era abbastanza normale, molto comune.
«La incappuccio?»
"No no, non serve"
Aiden così mi prese le mani e le legò con la stessa corda di prima, ma senza stringere troppo, poi mi fece alzare, scendere dal furgoncino e tutti e due mi accompagnarono in un capannone dall'aspetto abbandonato, trascinandomi per le braccia, in modo che io non scappassi.
Avevano entrambi un passo davvero veloce per le mie gambe corte, tanto che facevo fatica a stargli dietro.
Entrammo e le luci erano spente, davanti a noi un lungo corridoio lercio ci aspettava. Non sapevo se tutto questo fosse uno scherzo, ma comunque non avrei voluto saperlo.
Girammo in una stanza, a parer mio, stranamente illuminata, anche se fievolmente.
"Ah quindi siete vivi, l'avete riportata qui?"
Riportata? Perché, ci sono già stata in questo posto lurido?
«Sì sì, è proprio lì dietro al muro» era la voce di Aiden.
"Bene, si ricorda qualcosa?"
"Non credo" riferì il biondino.
"Non avete fatto come vi ho detto... dovevate farle domande, assicurarvi che non si ricordasse nulla!"
«Sì sì, dai, non si ricorda nemmeno di dove abita»
"Comunque di voi non mi fido, portatela qui"
Aiden uscì, mi prese per un braccio e mi portò davanti ad un uomo d'anziano aspetto,ma comunque sui sessant'anni, calvo, grasso, con delle mani sporche e le unghie gialle, aveva una voce quasi strillante. Ma dove cazzo mi avevano portata questi coglioni.
"Asteria, Asteria... ti ricordi di questo posto?"
"No signore" risposi.
"E di tuo fratello? Di lui ti ricordi?"
"Cazzo. Mio fratello" pensai.
"Come non ricordarsi di mio fratello, ho passato una vita con lui" mentii anche a me stessa dato che non sapevo quanto tempo ero stata via, se ero andata via.
"Mh... hai ragione... Beh, Aiden, Bryant, andate e portatela con voi"
Uscimmo senza fare storie, ma io dovevo ancora capire con chi ero; rientrammo nel furgoncino e mi portarono in un Motel, nella loro stanza.
Mi fecero fare una doccia e solo allora mi resi conto del sangue che avevo ai piedi, delle botte sulle mie braccia e dei lividi viola che avevo sulle gambe.
Veloce mi rivestii e mi sedetti su un letto, vicino a questo Bryant.
"Davvero non ricordi nulla?" mi chiese il ragazzo più alto
"Non capisco cosa dovrei ricordare" sbottai io.
"Beh, tutta la tua vita"
E lì, in quel momento una miriade di episodi mi rimbombarono in testa e mi passarono davanti agli occhi.
"Oh merda..." pensai.
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You have no idea [#WATTYS2019]
RomanceAsteria si risveglia in un bosco non capendo cosa fosse successo prima, mille pensieri le passano per la testa quando si accorge che qualcuno la insegue, ma solo quando scoprirà chi la sta rincorrendo, inizierà la storia... 11/7/19 primo in teenlove