11- Casa Fairs

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Durante il tragitto mi addormentai, di fatto mi risvegliai protetta dalle forti braccia di Aiden, mentre mi passava dolcemente le sue grandi mani tra i capelli, spostando le mie ciocche castane tra le sue dita.
Quando aprii gli occhi mi sarei aspettata che smettesse, invece mi rivolse uno dei suoi magnifici sorrisi, quei sorrisoni che gli rimpicciolivano gli occhi quasi neri e gli gonfiavano le guance.
Mi sentivo così bene tra le sue braccia che il paradiso sembrava ad un passo da me, mentre l'inferno si allontanava sempre più man mano che Bryant guidava.
Mio fratello ed io non avevamo il permesso di guidare, quindi ci attenevamo a questa regola.
«Quanto dista ancora Ballcliff?» chiese impaziente Aiden.
"Siamo quasi arrivati, mancano solamente due chilometri e poi ci siamo"
"Cosa c'è lì? Non ci sono mai stata" chiesi assonnata ad Aiden.
«Bryant... ha la sua famiglia lì» mi rispose dolcemente, spostando lo sguardo da destra a sinistra facendomi capire che quel paese stava per portarci altri problemi.
Passammo il cartello di benvenuto della città e Bryant guidò verso la sua meta: la periferia est; si fermò solamente quando raggiunse una piccola casetta abitata, dall'apparenza molto accogliente. Sembrava poco spaziosa, era di un solo piano, le sua mura erano dipinte di rosso e le persiane bianche panna facevano da contrasto. Era circondata da un piccolo giardino ben curato, con fiori di tutti i colori e bassi alberelli sparsi qui e là. Dalle finestre si potevano notare alcune stanze illuminate da una luce calda. Questa casa mi ricordava quella dei miei nonni materni, dai quali ero solita passare qualche settimana in estate assieme a mio fratello quand'ero bambina.

Con un grande sospiro Bryant annunciò il nostro arrivo e scendemmo tutti dal furgoncino.
Ancora mezza intontita cercai di camminare in un modo, per quel che si poteva dire, normale, na sentivo il bisogno di un appoggio per proseguire; d'altronde ero sveglia da pochi minuti e mi sentivo già così stanca che non mi reggevo in piedi, così mi aggrappai alle spalle di Joshua che accettò di aiutarmi senza proferire parola.
"Ragazzi, vi presento la casa dei miei genitori... sarebbe meglio entrare"
«Ti conviene?»
"No, ma è necessario per tutti. Ci serve riposo e cibo e ora qui è l'unico posto in cui possiamo rifocillare le nostre belle chiappette"
Bryant si avvicinò al cancello elettrico e senza esitare troppo schiacciò il pulsante del citofono, dal quale, poco dopo, si sentì la flebile e dolce voce di una donna: "Si?" chiese questa.
"Mamma..." non aggiunse altro.
"Bryant... p-perché sei tornato?"
"Ho bisogno del vostro aiuto, noi ne abbiamo bisogno"
"Voi chi?"
"Io ed altri tre ragazzi... per favore aprici"
La donna non rispose, ma il cancello, con uno scatto metallico, si aprì.
Passammo per un piccolo sentiero di ciottoli per arrivare alla porta alla quale Bryant bussò e immediatamente si aprì, lasciando spazio all'immagine di una donna di mezza età, con i capelli biondi e qualche spunta di grigio raccolti in uno chignon basso, gli occhi azzurri ghiaccio e un'espressione sorridente che lasciava intravedere un'accenno di preoccupazione.
"Benvenuti cari. Prego, entrate"
Uno ad uno ci facemmo spazio ed entrammo. Il parquet di legno chiaro dava un tocco all'atmosfera ordinata davvero incredibile; la donna ci diresse verso il salone dove ci disse di prendere posto sui divani.
"Penso siate amici di mio figlio Bryant, piacere di conoscervi, io sono Camilla"
"Mamma, loro due sono Joshua e Asteria, penso che tu già conosca Aiden"
"Ma certo che lo conosco! Non è la prima volta che viene qui questo furbacchione"
"Papà dov'è?"
"È a lavoro ora, tornerà per l'ora di cena. Sembrate tutti così stanchi, perché non andate a riposarvi nella camera degli ospiti mentre io parlo con mio figlio? Intanto vi preparo un bel tè caldo con dei biscotti fatti in casa, avrete fame"
Camilla era così dolce e premurosa, non riesco a capacitarmi di come Bryant sia voluto scappare da questa beatitudine.
"Li accompagno nella camera, poi torno"

**********
Nella stanza

"Come avrete notato mia madre è una donna molto gentile ed educata. Io amo mia madre più di ogni altra cosa, per me lei rappresenta il mio punto di riferimento, il mio mondo. Ma non è per lei se sono scappato... è per mio padre. Lui mi picchiava per qualunque scemenza combinassi, che fosse per un brutto voto o per qualcos'altro andato storto. Non fatevi ingannare dall'atmosfera di dolcezza che emana mia madre, tutto cade quando arriva mio padre" detto ciò, Bryant tornò da sua madre.
"Aiden, tu lo sapevi?" chiesi.
«Sì, sapevo tutto. Bryant è come un fratello per me, si è sempre confidato per tutto»
"È un vero peccato che un ragazzo così buono abbia passato qualcosa così... ripugnante. Come fa il suo stesso padre a picchiarlo?" disse Jo.
«Purtroppo in questo mondo esiste fin troppo male... penso che tutti ne siamo a conoscenza»
"Dobbiamo comunque riposarci, sarebbe imprudente per tutti continuare a viaggiare nello stato in cui siamo, senza cibo o acqua e dormendo quasi a turni"
Aiden e mio fratello lasciarono cadere i loro corpi in due letti diversi e si assopirono immediatamente, nel frattempo raggiunsi Bryant, dato che per me era impossibile dormire ancora. Stava aiutando sua madre a preparare il tè, tra una chiacchierata e l'altra; non volendo sembrare impicciona bussai alla porta in modo da far sapere che ero lì e per essere sicura che mi fosse permesso raggiungere quella stanza senza essere invadente.
Era tardo pomeriggio e molto probabilmente di lì a poco sarebbe arrivato quel padre che Bryant temeva.
"Vorreste restare per la cena? Ci fareste compagnia e vi preparerei un bel pasto"
"Grazie mamma, ci farebbe piacere"
"La ringrazio molto per la sua ospitalità signora"
"Oh sei carina a dirmelo, gli altri due dormono?"
"Sì, sono crollati come sacchi di patate sui letti" risposi ridacchiando.
"Allora fra un'oretta e mezza bisognerà andarli a svegliare, andrai tu Bryant?" chiese dolcemente Camilla.
"Certamente, andrò a svegliare le belle donzelle" disse ridendo anche lui.
Sua madre accennò un sorriso e poi si affrettò a preparare il necessario per la cena; cercai di darle una mano anche quando cucinava.

Passò un'ora e Bryant svegliò sia Aiden che Joshua, i due dormiglioni sentirono subito il profumo delle crêpes al prosciutto cotte delle abilissime mani della signora e senza pensarci due volte si catapultarono in cucina. Avevo aiutato a preparare la tavola chiedendo dove si trovassero le stoviglie.
Ci trovavamo tutti lì quando entrò il padre di Bryant, con cura si tolse il cappotto e lo appese al portabiti vicino alla porta, poi appena guardò in direzione della sua cucina ci vide tutti in piedi, girati a guardarlo.
"Ciao papà..." disse Bryant con tono freddo e malinconico.
"Oh guarda, finalmente ti rifai vivo. Questi sono tuoi amici?" disse con la sua voce inaspettatamente calma, non sembrava affatto l'uomo violento di cui ci aveva parlato. Aveva capelli grigi ben curati e rasati, sopracciglia molto folte sopra a degli occhi piccoli e castani, la pelle pallida segnata dall'età.
"Sì, lo sono"
"Figliolo, sono contento di rivederti, ma se tua madre non ti ha ancora detto nulla... dovremmo parlare"
"D-di cosa?" disse Bryant lasciando trapelare un tono di preoccupazione.
"Dopo, ora mangiamo, penso che qui abbiano tutti fame, o no? Non vorrei privarli di un manicaretto così buono" disse guardando le crêpes già servite.
"Loro sono Aiden, Joshua e Asteria, i miei amici e compagni"
"Piacere di conoscervi"
Annuimmo tutti con la testa accennando un sorriso, in modo da essergli riconoscenti.
Ci sedemmo tutti a tavola e in silenzio, gustandoci quelle delizie, riuscimmo a finire tutto quello che c'era sulla tavola, eravamo così affamati...
In un batter d'occhio sparecchiammo anche la tavola mente Bryant e suo padre parlavano, riuscii a sentire solo alcune cose.
"Vedi Bryant, so di essere stato un cattivo padre, un cattivo insegnante di vita e non avrei mai dovuto toccarti. Purtroppo come sai non ero lucido e quando non lo sono divento violento, ora non bevo da quando te ne sei andato, ho fatto degli esami e..."
"Cosa? Quali sono stati i risultati?"
"Sono malato Bryant. Ho bisogno più che mai del tuo aiuto e di quello di tua madre, dell'amore della mia famiglia, anche se mi sono comportato come un bastardo"
"Come... Di cosa..."
"Pancreatite"

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