14- Finale

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Aiden's POV

Ero in macchina e stavo andando a casa di Joshua per accompagnarlo in ospedale, solitamente ci vado da solo, ma oggi è un giorno più speciale, è il compleanno di Asteria. Bryant ci avrebbe raggiunti all'entrata.
Dopo alcuni minuti di guida arrivai da Jo, era già pronto, fuori casa, vestito con una camicia bianca, semplice, e dei pantaloni neri tenuti con una cintura, le scarpe da festa ben lucidate e i capelli lustrati. Anche io mi ero preparato per l'occasione, mi ero vestito completamente di nero, neanche dovessi andare ad un funerale. Guardai tra le mani di Joshua e notai una borsetta e dei palloncini che si era legato ad un polso, componevano il numero venti, gli anni che compiva Asteria.
«Sei pronto? Sali in macchina»
Joshua salì in auto e pose la borsa di carta plastificata tra i piedi. Solo in quel momento riuscii a notare il color oro della borsetta, ma era chiusa alla perfezione e non riuscii a capire cosa conteneva.
"Ehi, grazie per il passaggio, so che per te non è molto felice questo giorno e preferiresti rimanere a casa a ricordarla da sveglia e felice"
«Sai... la cosa che mi manca di più di lei sono il suo sguardo, i suoi occhi aperti sul mondo, il modo in cui mi sorrideva senza che io facessi nulla, la sua risata contagiosa e il suo buon profumo di gelato alla menta che è pure il suo preferito. Di lei mi manca tutto, la sua vitalità e tutte le cose e situazioni che, seppur brutte, lei riusciva a rendere felici solo standomi accanto. A lei non sono mai servite parole per farmi capire qualcosa, il suo corpo ha sempre parlato per lei e forse non se ne è mai resa conto. Sapeva di stare male e lo capivo, ma la sua testardaggine non ha mai voluto mettersi da parte e guarda cosa le ha portato. Mi manca così tanto averla a casa, abbracciarla, baciarla, coccolarla, parlarle di tutto. Lei è stata la ragazza, la persona, che mi ha aiutato ad essere felice e, anche se non se ne accorgeva, ha fatto così tanto per me che alla fine l'unico modo in cui potevo ringraziarla era passare la mia vita assieme a lei, non perché così io potessi essere felice, ma per prendermi cura di lei come lei ha fatto con me nei momenti in cui avevo più bisogno di essere ascoltato sinceramente»
Cercai di trattenere le lacrime ma inevitabilmente me ne scesero alcune.
"Manca a tutti, è speciale, lo è sempre stata" disse Jo poi.
Misi in moto la macchina e partimmo verso l'ospedale, stando in silenzio per tutto il tragitto, neppure la radio era accesa.
Quando arrivammo Bryant era già lì ad aspettarci, era vestito esattamente come Jo.
Tra saluti e salutini entrammo, tre piani e cinque corridoi più tardi arrivammo tutti e tre da Asteria.
Aprii io la porta ma non riuscii ad entrare subito: era così bella anche in quello stato che sarei stato fermo lì a guardarla per ore, come se la toccassi con lo sguardo.
Per una persona innamorata è come uno schiaffo dritto al cuore e all'anima vedere la persona amata ridotta a letto, immobile senza parlare e senza sentire, senza che potesse vedere. Era difficile vederla costantemente allo stesso modo in cui l'avevo lasciata il giorno prima, e il giorno prima ancora, con gli occhi chiusi. Asteria era in coma da circa due anni e come l'anno scorso ci siamo riuniti per il suo compleanno.
Io, Aiden, completamente innamorato di Asteria, la mia ragazza malata e in coma a causa di una meningite. Il fratello della mia amata, Joshua, che ci ha sempre supportati, prima come amici e poi come coppia di fidanzati, colui che l'ha vista crescere e in parte le ha insegnato molte cose. Infine Bryant, il mio migliore amico che ha sempre cercato di starmi vicino e farmi stare bene, senza di lui avrei iniziato a bere per essere ubriaco ogni giorno e non rendermi conto del dolore che provavo. Da quando Asteria si è ammalata sono entrato in depressione, mi è stato pure diagnosticato il disturbo depressivo persistente da alcuni psicologi. A volte mi faccio dei tagli sulle braccia, non profondi, solo dei piccoli graffi, come se dovessi ricordarmi di essere vivo; so che ad Asteria non farebbe per niente piacere, a chi lo farebbe... ma è come se non riuscissi a stare senza, come non riesci a stare senza la mia ragazza.

Ogni sera la vado a trovare, sto seduto sulla poltrona a fianco del lettino, la fisso per alcuni minuti infiniti, sperando che apra gli occhi senza che lo faccia mai, cerco di parlarle di come sta andando tutto quanto e di quello che faccio durante il giorno, poi mi fermo di nuovo a fissarla, cerco qualche canzone sul telefono e la metto, magari la sua preferita: Broken Bones dei Kaleo, me l'ha fatta conoscere lei. A volte mi sembra di vederla sorridere o star male, non so se lei possa sentirmi o percepire la mia presenza, come non so se può sognare oppure no, ma gli sono sempre stato vicino con la speranza che prima o poi si svegli, con la speranza di ricevere una chiamata e sentirmi dire che è sveglia, che non peggiorerà. Ma le sue condizioni sono sempre state stabili che solamente in questi ultimi mesi si sono notati degli sbalzi nei controlli giornalieri, non so per quale motivo. I medici ipotizzano che lei riesca a sentire le cose, a sognare e forse è in corso un lieve miglioramento, ma non vogliono sparar cazzate e quindi stanno abbastanza zitti a riguardo della sua situazione. Presi il coraggio di entrare nella stanza con un sorriso stampato in faccia, gli altri due mi seguirono. Mi sedetti subito sulla "mia" poltrona e le presi una mano, la baciai e poi la tenni fra le mie.
Mi accostai al suo orecchio e le sussurrai: «Sono qui, siamo qui. Per te amore mio» sentii come se cercasse di stringermi la mano.
Ogni volta che la vedevo mi si stringeva lo stomaco e mi mancava la terra sotto ai piedi.
"Asteria... io ti ho portato un regalo e dei palloncini, per abbellire un po' la tua stanza" disse Joshua guardando prima lei e poi la borsa che teneva in mano.
"Ragazzi, so che non è un buon momento ma... credo si stia muovendo".
Quindi non ho le allucinazioni, quindi la mia mente non ha sognato che la sua presa diventasse più forte. Era veramente più forte.
Le linee che segnavano la frequenza cardiaca aumentarono di colpo e si velocizzarono, i suoi occhi stavano iniziando ad aprirsi e il suo corpo a muoversi.
Joshua lasciò cadere tutto quello che aveva tra le mani e in un secondo si catapultò alla porta cercando qualche infermiere che potesse aiutarci. Bryant invece si era immobilizzato ed era sbiancato, mentre io ero così felice ma così in panico che non sapevo se ridere o piangere dalla gioia, oppure alzarmi e lasciare che qualcuno arrivasse e mi allontanasse. Dopo due lunghissimi anni non mi sarei mai immaginato che la ragazza che amavo tanto si sarebbe potuta risvegliare dal coma.
Arrivarono due infermiere assieme ad un medico correndo, cercarono di capire la situazione facendole dei controlli veloci quando finalmente i suoi bellissimi occhi verdi si aprirono.
"Si può dire che è sveglia ma non sappiamo se sia uscita dal coma del tutto, dobbiamo tenerla sotto controllo per un po' di tempo, ora però deve stare tranquilla, cercate di non fare troppo" si rivolse a me il medico.
«Staremo ai comandi, non la faremo agitare» gli risposi.
Ero così fottutamente felice di vederla sveglia, con gli occhi aperti che non esitai un secondo in più ad andare da lei, abbracciarla e baciarle le guance.
«Amore, sei sveglia, ti ricordi di me?» fu la prima cosa che le chiesi.
"Come potrei dimenticare la persona che amo" mi disse. La sua voce era così bella, un po' assonnata come quando si sveglia la mattina, mi mancava così tanto sentirla parlare.
"Ti amo più di ogni altra cosa, grazie per essere stato qui ogni giorno"
In quel momento più di ogni altro, mi resi conto di quanto mi aveva stravolto la vita.

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