5- Aiden

19 4 0
                                    

Joshua tornò da me il giorno dopo, da solo, pretendendo spiegazioni, com'era giusto che fosse.
Gli parlai di quando Aiden e Bryant mi presero con loro il primo giorno, mi portarono dal boss che puntualmente mi affidò loro come compagni e il mio primo "lavoro" (se così si può chiamare), gli parlai anche di tutto quello che avevo fatto finora e di come avevo vissuto sino ad arrivare a quel fatidico giorno in cui mi risvegliai nel bosco e di tutto ciò che gli susseguì. Nel frattempo lui mi guardava con stupore ascoltando ogni singola parola gli riferissi, mi guardava con gli occhi sbarrati in cui si intravedeva, alcune volte, il fuoco ardere all'interno del suo corpo, altre volte un velo di tristezza che lo ricopriva, altre volte ancora quasi compassione, ma sempre gioia e preoccupazione nell'avermi ritrovata. Come si può non amare un fratello così?
Gli riferii anche di tutte quelle ragazze racchiuse in quella stanza che mi fecero vedere miei due accompagnatori: "Dobbiamo fare qualcosa Asteria... quando starai meglio vi aiuterò a uscire da tutto quanto e liberare quelle donne, ragazze..."
"Lo so Joshua... lo so che dobbiamo fare qualcosa per loro, ma è difficile, sai scappare da quel mostro è stato già un gran passo, sottrarre da sotto il suo naso le ragazze che rinchiude e usa sarà un'impresa ardua, se non peggiore"
"Cavolo... avrei dovuto cercarti di più, trovarti e aiutarti prima..." mi disse.
"Era difficile, e poi, sia come sia, sei qui ora e per me stai facendo di tutto, ti stai prendendo cura di me come quando eravamo ancora a casa assieme. Nonostante tutto, sei ancora qui con me"
"Sei tutto quello che ho Asteria, da quando sei nata tu la mia vita è sempre stata più bella, gli giorno di più, sappi che ti starò sempre vicino"
Mi abbracciò stringendomi con le sue braccia, mi mancava da così tanto che quasi mi ero scordata com'erano i suoi abbracci, come ci si sentiva a stare tra le braccia di qualcuno così coccolati, così bene, così a casa.
"Ora devo andare, tra poco devo andare a lavoro e devo prepararmi, ti chiamo qualcuno?"
"Per esempio chi?"
"So che quel ragazzo, Aiden se non sbaglio, è qui fuori da ieri... magari lo faccio entrare e ti tiene compagnia"
"Aiden, qui fuori, da ieri? ma che dice ora questo" pensai.
"Mh... va bene, almeno non mi sentirò sola in questa orribile stanza" gli riferii guardandomi intorno con fare di disprezzo.

La stanza aveva delle pareti giallognole, un pavimento di un colore che neppure lontanamente assomigliava ad un azzurro, delle luci che se fossero state nere avrebbero illuminato la camera di più e un misero armadietto pervinca che faceva rivoltare lo stomaco. Qui con i colori non c'hanno azzeccato per nulla... Se proprio dovete dipingere un ospedale almeno non usate colori come questi, almeno i pazienti potrebbero sentirsi meglio. Joshua mi diede un bacio in fronte, poi uscì e dopo poco tempo entrò Den.
"Ho sentito che sei qui da ieri..."
«Che c'è, non posso avere un cuore anch'io? Non posso preoccuparmi per qualcuno?»
"Un conto è preoccuparsi per qualcuno, un altro è stare in ospedale per dei giorni fuori da una stanza per qualcuno..."
«Che stai insinuando?! Ho passato due anni con te e abbiamo stratto amicizia, mi sembra normale starti accanto pure ora»
"Fa come vuoi, ma per quello che a me hai dimostrato per tutto questo tempo non mi sembra di aver stretto chissà quale amicizia con te"
«Senti, ho già perso delle persone a me care a causa mia, non vorrei perderne un'altra»
"In che senso?"
«Quanti sensi di PERDERE QUALCUNO conosci? Cazzo arrivaci, non porto questa collana per niente»
"Scusa non volevo infierire" dissi alzando gli occhi al cielo.
«Guarda un'altra volta su e...»
"E?"
«Niente lascia stare»
"No, ora me lo dici"
«Cambiando discorso... Vorrei...»
Aspettò qualche secondo e continuò: «Vorrei raccontarti un po' di cose, non ce la faccio a tenere tutto dentro... A volte anch'io ho bisogno di sfogarmi e dare pugni al muro ormai non basta più»
"Racconta ciò che vuoi, tanto da qui con tutti questi aghi e flebo non posso muovermi"

«Quattro anni fa... persi la persona che per me significava tutto, così ho iniziato a cadere più in basso che potevo, a frequentare persone sbagliate finché non sono arrivato a lavorare per un vecchio del cazzo in cambio di una vita misera in cui la mia reputazione, già schifosa, si sarebbe rovinata del tutto. Ma la mia testardaggine e sete di soldi, la rabbia mi portò a stare a comando di quel coso ripugnante che non si può chiamare uomo, per tutto quello che ci fa fare e per come adesca quelle ragazze per poi trattarle come hai visto con i tuoi stessi occhi. Quella persona era mio fratello, lui che era la luce di ogni giorno, che mi faceva sempre ridere e che lottava sempre contro tutti e contro tutto; aveva un carattere stupendo e un modo di vedere ogni giorno come se fosse qualcosa per cui valesse la pena combattere, di stare a testa alta sempre. Purtroppo quella fottutissima malattia lo strappò dalla vita di tutti i giorni piano piano, prima con qualche malore, poi si passava a giorni interi spesi nel letto a non far nulla e fissare il soffitto; poi passò il turno degli ospedali, dentro e fuori. In seguito coma, dai quali puntualmente si risvegliava, finché non arrivò quel giorno... in quel mese andavo a trovarlo un giorno sì e l'altro pure e quel giorno lo trovavo così fiacco, pallido e spento. "Aiden, io ti voglio bene, te ne vorrò anche quando sarò lassù" mi disse quel giorno, con gli occhi lucidi e divorato dal dolore, gli dissi che anch'io gliene ho sempre avuto e che gli sarei stato sempre vicino, che non lo avrei lasciato andare mai, per nessuna cosa al mondo»

Le lacrime calde e salate iniziarono a scivolargli sulle guance rosse, forse così colorate per non aver mai rivelato tutto ciò, forse perché si stava trattenendo dal non scoppiare.

«Lui mi sorrideva. Mi sorrideva con un sorriso così perfetto che avrebbe fatto invidia a tutti quanti, con uno sguardo e degli occhi che avrebbero spaccato il mondo un giorno. Se solo avessi potuto prendere il suo posto, privarlo di tutta quella sofferenza... Se solo avesse lottato un po' di più, se solo ora fosse qui e potessi abbracciarlo forte e dirgli che ce l'ha fatta, che non dovrebbe più preoccuparsi di nulla perché l'avrei protetto da qualsiasi cazzata. Se potessi anche solo vederlo per altri 100 anni, vederlo giocare, ridere, come sapeva fare lui. Guardarlo mentre correva spensierato e dirmi quanto ero fortunato ad avere lui come fratello... Porto questa collana che gli avevo regalato con l'iniziale del suo nome quando aveva 11 anni, Davide si chiamava, avevo scelto io il suo nome; quella malattia se l'è portato via quando aveva solo 13 anni, malato da quando ne aveva solo 9. Nessuno sa quanto io possa averlo amato e supportato in tutto questo suo tragitto per lui così ingiusto, così turbolento e senza via di scampo, avrei potuto fare altro per lui, avrei potuto renderlo ancora più felice. Per lui avrei fatto qualunque cosa, anche donare tutti i miei organi per lui se questo avrebbe significato farlo vivere anche solo un giorno in più»

Mentre mi raccontava tutto questo mi guardava dritta negli occhi tenendomi la mano, certo non avrei mai pensato che uno come Aiden avesse potuto passare un inferno tale, o che avesse potuto amare una persona così tanto da aver pensato di donare la sua stessa vita soltanto per regalare un giorno in più ad una persona. Ma in verità, perché mi stava raccontando tutto questo?

«Perché te lo sto raccontando? Perché di te mi fido tanto, anche se non lo dò a vedere... Mi sono chiuso in me stesso dopo la sua morte e ogni mattina lo vado a trovare, passo un po' di tempo con lui sperando che mi possa sentire. Tu hai un grande cuore e sei una brava ascoltatrice, vediamo se saprai anche tenere un segreto»

"Ne so tenere tanti di segreti che neppure immagini" gli dissi sorridendo, lui contraccambiò sfoggiando tutta la sua bellezza.

«Starò vicino pure a te, non credere di scapparmi»

"E chi scappa"

You have no idea [#WATTYS2019]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora