La notte dormimmo a casa di Bryant, dato che i suoi genitori ci offrirono di restare lì anche per qualche giorno, ma noi decidemmo che fosse giusto rimanere una sola nottata e poi avremmo tolto il disturbo.
Verso le due di notte sentii un gran baccano e delle urla che mi fecero sobbalzare: il padre di Bryant si sentì male improvvisamente e sia la moglie che il figlio chiedevano aiuto in modo del tutto disperato. Corsi verso la stanza dei due genitori e cercai di prestare più aiuto possibile, ma quel signore, che prima era stato tanto carino con noi, non riusciva nemmeno a respirare dal dolore lancinante che provava sia al petto che all'addome.
Gli altri due erano già svegli e avevano chiamato l'ambulanza, così aspettarono il suo arrivo fuori casa, in modo da poter indicare dove fosse successo tutto questo. Riuscii a sentire le sirene assordanti e i passi svelti di tutti che attraversarono le stanze e le porte aperte, sbattendo con furia i loro piedi sul pavimento in legno; in un batter d'occhio, seppur con molta cautela, riuscirono a portare il signor Fairs nell'ambulanza e di conseguenza in ospedale.
Quando arrivammo, preoccupati al massimo, venimmo a sapere che il padre era stato ricoverato d'urgenza e al momento stava affrontando diversi esami, per essere pronto al successivo intervento. Ci accomodammo sulle scomode sedie di metallo dell'ospedale e più passavano le ore, più il nostro culo diventava parte integrante di quel piccolo inferno chiamato "sedia" nelle sale d'attesa. Aspettammo e aspettammo incessantemente, con gli occhi sbarrati incapaci di addormentarci di nuovo, con l'adrenalina a mille e qualcuno con ancora delle lacrime agli occhi.
I secondi, i minuti, le ore passavano e non avevamo ancora notizia di quello che stava succedendo, ma speranzosi vidimo un dottore uscire da una qualche porta verde e sembrava diretto proprio verso di noi, quando in realtà si stava dirigendo verso la coppietta che si trovava proprio alle nostre spalle.
In quel momento, stremata, mi fermai a fissarli: lei era minuta, i capelli color caramello erano raccolti in una crocchia, gli occhi azzurri ghiaccio mostravano segni di pianto, aveva delle occhiaie molto scure e violacee, sembrava che non dormisse da giorni, aveva della speranza che brillava però, sperava in qualche buona notizia e penso sentisse il bisogno di sentirne qualcuna; lui invece era piuttosto alto, mingherlino per quel che si può dire, i capelli color carbone erano spettinatissimi, che assieme agli occhi smeraldo gli conferivano un'aura da angelo demoniaco, ma le piccole e visibili lentiggini sul naso smussavano gli angoli spigolosi che l'apparenza dimostrava.
Il medico parlò a bassa voce perciò non riuscii a capire cosa stesse riferendo a loro due, ma la donna scoppiò il lacrime e abbracciò il suo accompagnatore con molta forza, anche gli occhi di quest'ultimo erano lucidi come le gocce di pioggia che, appoggiate su una foglia, riflettono la luce del sole. Sembravano molto felici, forse avevano appena appreso una notizia rincuorante e i sorrisi sui loro volti erano grandissimi e luminosi, in così poco erano riusciti a risollevarmi un po' il morale.
Dopodiché se ne andarono, ancora abbracciati, verso qualche altro reparto, mentre noi continuavamo ad aspettare. Aiden, che si era seduto accanto a me, mi prese la mano, la strinse senza farmi male, poi appoggiò la sua testa sulla mia spalla e da lì a cinque minuti si addormentò. Potevo sentire il suo respiro calmo e rallentato alla perfezione, appoggiai la mia testa sopra la sua e i suoi morbidi capelli mi facevano da cuscino. Diedi un ultimo sguardo a Bryant, che fissava l'orologio come se volesse velocizzare il tempo, in attesa di una qualche risposta da parte dei medici, poi guardai mio fratello, che cercava di consolare un po' Bryant, standogli vicino il più possibile e portandolo a sedere quando si alzava ogni cinque secondi, preso dall'angoscia e dall'ansia. Infine la povera donna, stremata e preoccupata per l'uomo che amava, che a testa bassa osservava il pavimento e qualche volta alzava gli occhi al cielo, in segno di speranza. Dopo alcuni secondi chiusi gli occhi e mi addormentai anche io, quasi per scordarmi di essere in un ospedale.******
Sentii il corpo di Aiden muoversi e sottrarsi dal mio, perciò mi svegliai. Appena riuscii ad aprire gli occhi, accecata dalle luci a neon sul soffitto dell'ospedale, focalizzai un uomo in camice bianco mentre parlava con un volto conosciuto. Era Bryant, il medico gli stava dando notizie. Mi girai verso gli altri e li vidi seduti, tranne la madre di Bryant che ovviamente era andata ad ascoltare, di conseguenza cercai l'orologio appeso al muro e le sue lancette: mancavano pochi minuti alle sette di mattina.
Sentii un "grazie dottore" e poi vidi Bryant che, assieme a sua madre, stava tornando verso di noi.
"Il medico ha detto che stanotte l'hanno operato d'urgenza, la sua pancreatite non era in stato avanzato perciò hanno potuto risolvere il problema, il motivo per cui mio padre si è sentito male è che, essendo verso la settantina di anni, il suo corpo è più debole, quindi è normale che possano succedere cose del genere. Comunque sia ha detto che l'hanno portato in una stanza e tra poco torna per portarci lì, ma solamente uno alla volta potremo entrare" ci rivelò Bryant.
«Quindi ora... dovrebbe stare meglio, vero?» chiese Aiden preoccupato.
"Da quello che ha detto il medico sì, ma dopo un'operazione comunque non sarà in forze" gli rispose il biondo.
In quel momento arrivò un altro medico con una cartella in mano che ci chiese se eravamo tutti insieme, facemmo "sì" con il capo e lo seguimmo tra i corridoi. Quel posto sembrava più un labirinto che un ospedale e, rispetto a quello in cui ero stata curata io, era molto più pulito, complicato, funzionale e luminoso.
Gli interni delle stanze che sbirciavo mentre camminavo erano bianchi e azzurrini, con delle luci molto chiare e bianche, ma non davano fastidio alla vista. I letti erano alti e probabilmente scomodi, ma alla fine, a parte il colore delle pareti che può essere diverso da ospedale ad ospedale, le altre cose sono sempre le stesse: lettini, comodini, armadi e armadietti, un piccolo tavolino, delle sedie, delle poltrone e un bagno.Dopo aver girato angoli e passato aree d'attesa finalmente arrivammo davanti alla stanza, il medico che ci guidava si girò verso di noi e ci sorrise: "In questa stanza c'è il signor Fairs, potrete entrare solamente uno alla volta, vi preghiamo tutti di non alterare il suo stato dato che si è svegliato poco fa e l'anestesia è ancora in corpo, ora vi lascio e spero per un buon recupero"
"La ringraziamo davvero molto dottore" disse la signora Fairs.
Appena il dottore si allontanò, Bryant e sua madre si scambiarono un occhiolino ed entrarono insieme nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
«Trasgressiva la vecchietta» disse Aiden fissando la porta, alzando un angolo delle labbra; noi tre avevamo deciso di non entrare.
Io e Joshua sorridemmo, poi mi appoggiò il suo braccio sulle mie spalle e mi portò accanto a sé: "Sai che ti voglio bene e sono a conoscenza del fatto che tra di voi c'è qualcosa che non dite, pensi che non mi sia accorto di tutti i sorrisetti che vi scambiate e di quanto vicino ti sta ora Aiden? Se dovesse farti qualcosa, per lui non finirebbe bene..." mi sussurrò all'orecchio, così mi avvicinai anche io: "Stai tranquillo, te ne accorgeresti se mi facesse qualcosa e in caso non lo facessi, non esiterei a dirtelo"
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You have no idea [#WATTYS2019]
RomansaAsteria si risveglia in un bosco non capendo cosa fosse successo prima, mille pensieri le passano per la testa quando si accorge che qualcuno la insegue, ma solo quando scoprirà chi la sta rincorrendo, inizierà la storia... 11/7/19 primo in teenlove