13- Cicatrici

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Bryant e sua madre uscirono dalla stanza poco dopo, "Ragazzi, abbiamo deciso di riportarvi a casa, noi resteremo qui per un altro po' di tempo, fate come se foste a casa vostra quando sarete lì okay?" disse la signora.
"Ma signora, non possiamo restare" le risposi.
"Stia tranquilla ragazza, potete fare tutto quelle che volete"
"Comunque io vi dovrei parlare, potere venire in dispare un secondo?" aggiunse il biondino.
Ci riunimmo in un angolino, in cerchio, Aiden accanto a me con una mano nella tasca posteriore dei miei jeans, mio fratello che lo guardava malissimo e Bryant che cercava di parlare a bassa voce: "Ho pensato di rimanere qui assieme ai miei genitori, hanno bisogno del mio aiuto soprattutto ora che mio padre è ricoverato, spero capiate la mia scelta di staccarmi un po' da voi; potremmo comunque tenerci in contatto"
«Quindi... dovremo continuare senza te»
"Mi dispiace, ma mi sono reso conto che sarebbe meglio se io restassi qui"
«Ragazzi, saremo da soli, ora le cose si sono calmate e Asteria non è più in pericolo, ne alcuno di noi, ce la potremo fare, partiamo oggi» disse Aiden.
"E dove vuoi andare? In qualche altro strano posto?"
«Non possiamo di certo rimanere ad approfittarcene dell'ospitalità della madre di Bryant, specialmente ora. Troveremo qualche altro paese in cui fermarci»
Abbassai il capo in segno di accettazione e non proferii più alcuna parola.
"Perciò oggi stesso si riparte in viaggio..." pensai.
«Sì, si riparte oggi» mi rispose Aiden con tono quasi seccato.
"Ma che caz?" Chiese confuso Joshua.
«Ho risposto a tua sorella»
"Ma non ha detto nulla..."
«Ah... ehm, va beh cazzi miei, ora cerchiamo l'uscita fa sto posto per favore, altrimenti ce lascio le penne»
"Ma non hai le penne fra" osservò Bryant.
«Ci lascio le palle e il pene» ribatté Aiden, sembrava stesse facendo rap con quell'aria un po' arrogante, cercando di fare l'incazzato. Peccato gli venissero davvero male le smorfie che faceva...
"L'uscita è di là, ma vi basterà guardare qualche cartello o chiedere a qualcuno, siete grandi e vaccinati, saprete orientarvi da soli"
«Ah quindi niente passaggio»
"Convincerò mia madre a non farlo, dato che non volete" rispose il biondo.
Così abbracciammo Bryant, salutammo sua madre e ci avviammo per gli infiniti e contorti corridoi dell'ospedale, tentando di azzeccare la strada per l'uscita.

Inutile dire che ci ritrovammo dispersi in qualche strana sezione della struttura e fummo costretti a chiedere informazioni, fortunatamente riuscimmo ad avvistare un'infermiera: "Mi scusi! Saprebbe indicarci la strada per l'uscita?" chiese Joshua, mettendosi letteralmente di fronte a lei mentre camminava, se non si fosse fermata in tempo sarebbero caduti entrambi.
"Oh certo! Alla fine del corridoio alla mia sinistra c'è un cartello con le varie sale, dovrete cercare PEDIATRIA, quando arriverete dovrete girare al terzo corridoio a destra, superato il bar ci sarà l'uscita. Spero di essere stata abbastanza chiara" rispose la donna in camice bianco.
"Grazie mille, ora dobbiamo solo ricordarci tutto" disse mio fratello con una faccia giusto un po' preoccupata, la ringraziò di nuovo e la salutò, poi ci raggiunse.
«Bene, ora incamminiamoci» disse Aiden circondando la mia vita con un braccio e avvicinandomi a lui.
Mi sentivo protetta, come se fosse una scossa di ulteriore motivazione per continuare.
Cercai di liberarmi dalla sua presa per non dare troppo nell'occhio, ma appena Aiden se ne rese conto mi strinse ancora di più, si girò verso di me e mi baciò la fronte: «Non puoi liberarti di me, ira devi subire e stare ferma» mi disse sottovoce, ancora ad un centimetro dalla mia fronte; a quelle parole sentii un brivido percorrermi la spina dorsale.
"Altrimenti che mi fai?" chiesi con un certo sorrisino che spuntò senza il mio permesso.
Maledetta me e la mia boccaccia.
«Beh... potrei mangiarti di baci, o meglio, assaporare per bene il tuo corpo e la tua pelle morbida, potrei anche farti venire i brividi con poco, oppure farti arrossire. Potrei farti tante cose, anche se siamo in ospedale ci sono sempre i bagni a disposizione" rispose seriamente. Ne aveva davvero intenzione.
"Calma gli ormoni tesoro" controbattei con un occhiolino mal venuto, diventando una sottospecie di pomodoro ambulante.
Come se non bastasse c'erano le occhiatacce di mio fratello che mi mettevano pressione e mi facevano diventare ancora più paonazza; l'ardore delle mie guance iniziava ad infastidirmi parecchio, le mie mani erano sudate, mi sentivo a disagio.
Seguendo alla perfezione le indicazioni della donna in bianco riuscimmo ad uscire, c'era però un problema: eravamo in tre, a piedi.
"Raga... siamo a piedi però" dissi ai due ragazzi.
«Vabbè potremmo rubare un'auto, no? Ce ne sono tante qui fuori» con nonchalance rispose il moro.
"Ma sei rincoglionito? Ho capito che quello che facevamo prima non era poi così legale, però insomma!"
"Non avrebbe poi tutti i torti..." aggiunse Joshua.
"Ma tu sei mio fratello o suo? No perché ad essere sincera sembri avere un rapporto migliore con lui che con me" chiesi un po' stizzita.
"Si sta solamente scherzando Asteria... sei sempre la solita bambina chela prende sul personale"
"Ah si? E tu sei sempre il solito coglione, lo sapevo che i nostri ti avevano adottato e sono io la loro figlia"
«Sì sì, ok, va bene, ora chiudete quei becchi piccole gallinelle» si intromise Aiden, così decisi di tirargli una piccola pacca su una gamba, ma a quanto pare non centrai esattamente il punto che volevo con la forza adeguata, il moro si fermò e si accucciò per terra ritorcendosi dal dolore. Sì, avevo proprio beccato le sue parti basse senza volerlo...
Mi avvicinai a lui cercando di scusarmi, ma continuava a girarsi da un lato all'altro con in faccia un'espressione di sofferenza.
"Maledetta te e le tue manacce" pensai rivolgendomi a me stessa.

Mentre mio fratello rideva ancora a crepapelle cercai di aiutarlo ad alzarsi, appena si rimise in piedi mi disse che non avrei mai più dovuto farlo, così cercai di fargli capire che era stato uno sbaglio, però continuò a guardarmi con sguardi di sfiducia e sfida. Continuammo a camminare e tutt'a un tratto non sentii più il terreno sotto ai miei piedi, così mi guardai intorno e capii che stavo a testa in giù.
"METTIMI GIÙ!" intimai ad Aiden che mi aveva sollevata da terra e cercava di scuotermi, senza successo. I miei capelli toccavano terra e di lì a poco anche la mia faccia l'avrebbe baciata per bene, ma con un bello strattone le mie gambe non stavano più cercando il cielo ma bensì stavano ben ancorate al suolo. Mi si appannò la vista per un attimo e poi riuscii a mettere a fuoco Joshua che tirò un pugno sulla mascella ad Aiden. Questo cercò di schivarlo e inevitabilmente le maniche della sua maglia si alzarono. Le sue braccia erano ricoperte da cicatrici, alcune spesse, altre meno, alcune rosse ed altre più chiare; erano cicatrici da taglio. Rimasi spiazzata, non le avevo mai notate e probabilmente il motivo era che lo infastidivano, non voleva fossero visibili.
"Fermi! State fermi!" urlai.
Mi avvicinai al moro, gli presi la mano e senza che potesse aspettarselo gli tirai su una manica lasciando che tutti segni si vedessero.
"Che hai fatto..." chiesi con voce spezzata.
«Non ti deve interessare» rispose seccamente lui.

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