Capitolo 12

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Si guardò allo specchio un paio di volte, era forse la primissima volta che lo faceva con così tanta dedizione e quella camicia nera che indossava a volte gli sembrava troppo nera.
Fece un paio di smorfie allo specchio e passò le mani tra i suoi capelli lunghi e biondi, come se in qualche modo questi si sarebbero potuti mettere a posto da soli; le mani gli sudavano e non riusciva a capirne realmente il perché.
Char era una donna, sicuramente diversa rispetto alle ragazze che aveva frequentato negli anni ma proprio per questo lui se ne era invaghito.
Non era il suo modo di apparire, quelle gambe lunghe che le aveva osservato mentre immaginava un paio di collant francesi adagiati sulla sua pelle, ne per quel seno da madre o per quelle labbra rosse e sempre umide da burro cacao era per quella saccenza, per il suo modo di essere cosi donna che lo aveva letteralmente sedotto senza probabilmente volerlo per davvero ma era proprio lì, questo, a renderla quasi un piacevole rompicapo da risolvere.
Federico ne era rimasto colpito, lei si era insediata nei suoi pensieri e il suo profumo dolce e delicato si era mischiato ai suoi passi decisi e seducenti sempre su un diverso paio di décolleté che mai avrebbe sfilato dai suoi piedi, era tutto quello charm che sfoggiava con un semplice sorriso a denti scoperti e la risata contenuta e cristallina.
Char era affascinante e lui ne era rimasto stregato.
Accarezzò un'ultima volta i suoi bulldog prima di chiudersi la porta alle spalle e salire sulla sua macchina diretto a Milano; aveva pensato di portare con se una bottiglia di vino rosso, un mazzo di tulipani bianchi e un foulard che aveva acquistato in centro a Torino...ad una donna del genere cosa puoi regalare?
Probabilmente nulla, ma Federico in qualche modo si era convinto che una donna va sempre corteggiata e vederle addosso qualcosa che lui stesso le aveva comprato lo faceva sentire diverso,quasi provasse una specie di appagante sensazione di possesione.
"io sto a fare un bagno caro , non metterci troppo altrimenti il cibo si fredda. A tantôt monsieur Bernardeschi", sorrise inevitabilmente a quel suo francese cosi delicato e seducente è quasi accelerò pigiando il piede sul pedale e in testa teneva solo l'idea di vederla.
C'era trepidante attesa, voglia di poter annusare ancora una volta quell'odore così femminile, a guardarle il collo quasi sempre spoglio e quel paio di occhi cosi comuni ma mai banali.
A Milano Char, era seduta sulla sedia davanti uno specchio e il suo stylist di fiduca stava sistemando i suoi capelli senza acconciarli ne renderli dritti come spaghetti e ,mentre lei leggeva qualcosa su una delle riviste di moda che teneva sulle gambe accavallate, ricevette una risposta da Federico.
Questa cena, Federico in realtà, le facevano vibrare le punte delle dita dei piedi proprio come fremiti di piacere e di contentezza; non era felice perché in qualche modo la felicità avrebbe portato con se un vago e opaco alone di tristezza mentre lei si sentiva contenta, contenta perché se ne stava fregando e perché voleva viversi questa cosa, qualsiasi cosa essa sarebbe stata, senza rimpianti ne rimorsi.
«no no, le labbra lasciamole nude» lei stessa preferì non impiastricciarsi troppo di trucco ma lasciare al suo volto,bello come lo era sempre stato, di respirare l'aria di quella notte milanese.
Bevve un sorso dell'acqua con limone dal bicchiere di vetro e si guardò allo specchio, aveva alcuni bigodini in testa mentre altri erano stati tolti e i capelli le ricadevano con morbide onde sulle spalle, l'accappatoio di spugna bianco le copriva la pelle dall'aria della stanza e nel suo viso c'erano tratti inconfondibili del suo essere francese.
Si sorrise osservandosi e instintivamente si spruzzò addosso un po' di profumo, il suo preferito, che si portava sempre dietro avendo persino delle copie da viaggio e altri piccoli flaconcini da lasciare nelle tante borse che possedeva.
«deve piacerti molto quest'uomo» Michelle la interruppe guadandola attraverso il riflesso dello specchio.
«Oui, c'est le plus bel homme que j'ai recontré» si strinse dentro quell'accappatoio quasi come a voler intrappolare tutto quel turbinio di emozioni che la stavano lentamente assalendo.
Il suo fidato amico le sorrise poggiando il mento sulla sua spalla sinistra e l'abbracciò contento che lei si stesse finalmente ritagliando una fetta della sua vita per dedicarsi all'amore, credendoci ancora.
«è l'uomo perfetto se sa corteggiarti bene....regola numero uno, i fiori vanno regalati sempre e spesso» Char sorrise annuendo.
A lei i fiori piacevano tanto, ne aveva sempre di nuovi sia a casa che nel suo personale studio; spesso tra un appuntamento di lavoro ed il successivo si alzava dalla sua poltrona di pelle e ne andava a sfiorare delicatamente i petali, si chinava ad annusarne il buon odore e lo inspirava a pieni polmoni.
«è cosi uomo Mich, ha delle braccia possenti che solo a guardarle ti fanno sentire al sicuro e poi ha uno sguardo enigmatico è attraente, sembra proprio una deliziosa mela rossa caramellata tutta da addentare» o l'ultimo paio di stivali Givenchy che le piacevano da pazzi, una vera e propria tentazione.
Michelle scoppiò in una risata fragorosa mentre le tirava via l'ennesimo bigodino dalla testa e con della lacca leggera glieli sistemava accuratamente quasi fossero una perfetta cornice per il suo volto.
Charlotte se fosse stata una giovane ragazzina sapeva che si sarebbe comportata come quando le era sempre piaciuto starsene davanti lo specchio a passarsi tanto lucida labbra alla fragola mentre parlava al telefono con la sua migliore amica Benedict.
Ecco, a proposito di lei, sicuramente le avrebbe dato l'ennesimo consiglio folle che però le avrebbe regalato emozioni come stare sulle montagne russe.
«finito!» era bellissima, sarebbe stato falso non ammetterlo e non era bella perché aveva chissà quali tratti somatici particolari ma era bella perché lei si piaceva e questo la rendeva unica,diversa ed accattivante.
Lasciò che scendesse dalla sedia dove stava seduta e si avvicinò alla stampella dei suoi vestiti che si era portata dietro per questa settimana di sfilate e appuntamenti e scelse un tailleur con pantaloni a palazzo blue con riflessi argento e la giacca che avrebbe indossato sopra aveva un bellissimo taglio da lasciarle la pelle scoperta creando quel vedo non vedo che le piaceva perché non era volgare e le dava quel tocco di femminilità utile a rendere meno serio un completo del genere, ai piedi allacciò un paio di sandali Giuseppe Zanotti argentate e si osservò sorridendosi allo specchio.
Le veniva voglia di correre in hall e prendere il primo taxy per andargli incontro ma lui si era offerto di andarla a prendere in hotel e le era piaciuto talmente tanto che quasi aveva dimenticato a rispondergli che le andava più che bene.
Aveva trentacinque anni ma si sentiva una ragazzina alla prima cotta, con quella piacevole sensazione di rondini nello stomaco.
Si sedette sul letto in attesa che le lancette si muovessero e il tempo scorresse e per la prima volta desiderava che questo corresse; chiamò suo figlio Alan lasciandosi scaldare il cuore da quella voce fanciullesca pronta a raccontarle tutta la sua giornata a scuola e il pomeriggio, a casa dal padre,passato sul tappeto a risolvere un bel puzzle da mille pezzi.
«je t'aime bebe» salutò il figlio riponendo poi il cellulare nella borsetta da sera,dopo aver letto che Federico era appena arrivato giù in hall.
Quando entrò dentro l'ascensore , si guardò un'ultima volta allo specchio e poi a passo deciso,una volta arrivata al piano terra, lasciò quelle pareti per dirigersi verso la figura di Federico che era in piedi vicino ai divanetti.
«bonne soire» lo salutò per attirarne l'attenzione mentre già vedeva un delizioso mazzo di tulipani bianchi legati da un nastro di seta nera.
«buona sera» le prese la mano sfiorandogliela con un bacio e le sorrise mandandole in tachicardia il cuore.
«questi, sono per te» le porse il mazzo di fiori e il pacchetto di alta sartoria che custodiva il foulard.
Dentro di se Char sorrise ancora di più quanto realmente fece, annusò l'odore dei fiori e avvertì il profumo mascolino di Federico e le venne da ridere.
Dove era stato tutto questo tempo? Federico sembrava la versione più umana di un uomo dei sogni.
Sfiocchettò la confezione e ne estrasse il foulard bianco con una piccola incisione ad inchiosto all'angolo destro di quest'ultimo, essa riportava Charlotte con un delicato carattere stilografico.
«è bellissimo, grazie» gli baciò una guancia .
Federico richiamò tutte le forze che possedeva per mantenersi stabile e non perdere lucidità e ragionevolezza.
Char se lo legó accuratamente al collo e poi posandogli una mano sul suo braccio lasciò che la accompagnasse fuori fino alla macchina.
«sei bellissima» non riuscì a trattenerselo ancora e quando la vide arrossire in quel modo cosi dolce ,fino a renderla quasi una bimba, si batté il cinque mentalmente.
«Grazie, è bello sentirselo dire» sentirselo dire con quel paio di occhi a guardarti, occhi che celavano un senso di desiderio e di dedizione che la facevano sentire calda e donna.
Parlarono di tutto e di niente fino all'appartamento che avevano preso in affitto per quella serata che si erano concessi.
Quando arrivarono il tavolo era sistemato, le luci erano soffuse ma confortevoli, Char si guardò intorno appurando che avessero seguito tutti i suoi desideri, poche candele per non appesantire l'atmosfera e il tavolo apparecchiato vicino la vetrata con lo sfondo di una Milano illuminata dai lampioni delle strade.
Poggiarono i loro soprabiti su di un braccio del divano e poi si accomodarono alle sedie, stappando il buon vino che Federico si era portato dietro.
«a questa serata» brindó Federico
«a questa serata e a noi» lo guardò quasi stregandolo e poi con un leggero tintinnio, quasi fosse una carezza tra il vetro dei bicchieri, lasciarono che il vino si muovesse oscillatorio per poi gustarlo.
Aveva un buon sapore fruttato che le solleticò il palato e la gola.
Federico più la guardava, non potendo non farlo, più prendeva coscienza che Char non era un'allucinazione ma una realtà che avrebbe dovuto conquistare ed apprezzare,più di quanto adesso fosse capace di fare.
«come è andata questa giornata?» le chiese dei suoi impegni lavorativi sapendo che avesse l'agenda strapiena di sfilate di moda che chissà quanto tempo le rubavano.
«sono sveglia dalle cinque del mattino» eppure il suo viso non accusava la stanchezza che molto probabilmente doveva avvertire ai piedi.
Le aveva guardato il corpo, sempre con molta discrezione, ed era rimasto come al solito colpito di come potesse sempre essere elegante e raffinata ma allo stesso tempo sensuale e cosi donna che gli faceva girare la testa.
Impossibile da non notare la scollattura che lasciava intravedere lembi di pelle desiderabili e il suo essere uomo approvava ma Charlotte era cosi tanto altro oltre alla pelle che le avrebbe voluto accarezzare.
Mangiarono con lentezza, ridendo tra un piatto ed un altro e la camicia di Federico arrotolata all'altezza dei gomiti la distrasse parecchie volte, facendosi beccare a guardarlo mentre osservava quei disegni sulla sua pelle.
«guarda che pochi possono dire di stare cosi bene con così tanti tatuaggi sulle braccia» effettivamente non tutti avrebbero saputo portare sulla propria pelle una così vasta quantità di tatuaggi che poi, non erano mica semplici tuatuaggi.
Charlotte era attratta tantissimo da quelli e non poteva di certo negare quanto le sarebbe piaciuto vederle in contrasto con la pelle linda del suo corpo.
Di brindisi quella sera se ne susseguirono una serie, dite che si sfioravano e sorrisi a tratti lascivi e accattivanti e ad altri così innocenti che Federico si sentiva dentro una centrifuga.
La accompagnò sul balcone mentre del leggero vento le mosse i capelli dalle spalle lasciandole il collo nudo ed in vista; le vide quel foular quasi fondersi su quella pelle e avrebbe tanto voluto slacciarglielo per poterle riempire di baci quei lembi di pelle sensibile.
Pensava di essere quasi assuefatto da Char,come se quest'ultima gli avesse appena fatto un incantesimo.
La sera lasciò spazio alla notte,mentre Milano faceva da quadro a loro due che continuavano a darsi una caccia cosi silenziosa che era fatta di frasi non dette o dette a metà.
L' aiutò ad indossare il cappotto e poi poggiandole una mano sulla schiena la accompagnò all'ascensore; forse avrebbe dovuto baciarla? La verità è che non voleva correre e commettere passi falsi.
Quando si infilarono dentro l'ascensore, il caldo che il vino stava scatenando, il brio e la chimica che tra di loro era tangibile come reazioni in laboratorio li calamitò così tanto che Federico la schiacciò delicatamente sul vetro dell'ascensore e le baciò le labbra inumidendogliele con le sue mentre le lingue vorteggiavano in una danza perfetta.
«Fede...» lo guardò negli occhi rendendosi conto di quanto l'aveva desiderato.
«si?» quasi provò mancanza a doversi scollare dalle sue labbra.



Ve lo meritavate ❤️🙏🏻.
Eccomi con tantissimissimo ritardo ma spero vi piaccia.
É stato difficile descriverlo perché una donna di trentacinque anni non è chiaramente una ragazzina alla prima cotta ma spero di essere riuscita a farsi trasparire le sue emozioni.
Che dire, spero che da adesso in poi il mio blocco sparisca a lungo termine.
Se il capitolo vi é piaciuto lasciate una stellina 🌟 e commentate facendomi sapere le vostre sensazioni.
Vi adoro ♥️.
Sempre vostra Girasole.

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