Capitolo 7

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L'abituine,ormai consolidata nei miei ventiquattro anni, mi rendeva cosi ostinato a tal punto che nonostante in inverno alle cinque del mattino iniziassi sempre ad accusare il tipico freddo che precede il risveglio, proprio quando sei in quella fase del sonno in cui non dormi profondamente e ti rigiri sotto le coperte , continuava però a farmi dormire nudo con un solo paio di boxer talvolta neri altre volte bianchi,proprio a Torino in cui il freddo invernale si infiltrava nelle ossa senza via d'uscita .
Tirai le coperte fin sopra la testa a seppellire il mio corpo sotto le calde coperte di lana e ne apprezzai il torpore che si impossessò della mia pelle macchiata ad arte di inchiostro.
Sentivo Wendy e Spike occupare l'altro lato del letto e il loro ronfare cosi profondo, se nei primi tempi mi aveva causato non pochi problemi adesso invece era una dolce ninnananna.
Il loro peso , concentrato su un solo lato del letto, teneva le coperte ancorate ad esso ,fisse a tal punto che era quasi impossibile muovere le mie gambe e il mio busto senza rimanere scoperto e per questo sbuffai.
-ma se avevo comprato loro la cuccia, perché dovevano impossessarsi del mio letto?!- fu il pensiero che mi balenò nella mente fino a quando il muso dolce di Wendy non si tirò via le coperte, palesandosi dinnanzi ai miei occhi.
«buongiorno piccola peste» le dissi mentre mi si accomodò sul petto comprimendolo e riscaldandolo allo stesso tempo.
«Wendy?!» il mio richiamo fu del tutto inutile perché al contrario si sistemò meglio e iniziò a ronfare sbavando leggermente .
L'orologio sul comodino segnala le 7:31 del mattino e le persiane erano ancora chiuse e lasciavano la stanza in un soffice buio confortevole che mi invitava a non abbandonare in alcun modo il letto nonostante fosse mattina e non fossi di certo un tipo a cui piace passare il tempo rimanendo nel letto a non far nulla.
A mia discolpa posso però dire che la scorsa sera ero rientrato tardi da un'uscita con i ragazzi del club bianconero ,ormai come fratelli, e come al solito Paulo non era riuscito a contenere il suo giovane e libero spirito argentino; neppure la sua ragazza mezza dormiente sul suo braccio era stata in grado di convincerlo a rincasare ad un orario decente.
Mancava davvero poco che mi accodassi a Vic e mi addormentassi anche io come in un perfetto domino, eppure Paulo non voleva lasciarmi andare neppure un attimo e farneticava su vacanze invernali che avrebbe voluto fare il prossimo inverno .
Parlava di Amsterdam e di Parigi con un entusiasmo contagioso ma al prossimo natale mancano esattamente dieci mesi dato che l'anno era appena iniziato.
La suoneria del mio cellulare che iniziò a squillare mi fece allungare il braccio sul comodino e il nome di Veronique apparve sullo schermo mentre pensavo a come avrei fatto ad uscire dal letto dato il freddo che percepivo all'esterno delle coperte.
«pronto» le dissi mentre uno sbadiglio mi colse all'improvviso e portai davanti la mia bocca una mano per poi farla scivolare sulla mia testa dai capelli lunghi .
La sua voce vispa mi fece intendere che fosse sveglia da molto più di me e mi stupì il fatto che mi avesse chiamato,dato che la scorsa sera non ci eravamo lasciati proprio nel migliore dei modi.
Parigi-Torino e viceversa non era di certo un tragitto di nulla soprattutto se fatto con la macchina e non con un volo, che il più delle volte purtroppo non sempre disponibile.
«porto Wendy e Spike a fare una piccola corsetta qui vicino casa» i miei piedi nudi toccarono il parquet tiepido,segno che i riscaldamenti si stessero accendendo mentre mi specchiai sulla parete che costeggiava a sinistra il letto e che faceva da separatore per la cabina armadio.
Pigiai sul pulsante elettrico delle imposte e le tirai su lasciando che la magnifica vista di Torino, con quella Mole Antonelliana a tagliare la vetta del cielo, mi si aprisse dinnanzi agli occhi.
C'era ancora la neve che persisteva da più di quattro giorni e la pineta innevata ,che si estendeva ai piedi del punto della collina dove era ubicata la casa, dava uno splendido aspetto di serenità e quiete.
Wendy e Spike saltarono giù dal letto iniziando ad abbaiare e a girarmi intorno ai piedi, reclamando la loro colazione mattutina e mentre mi chinai ad accarezzargli la testa, la voce inconfondibile di Char arrivò dritta alle mie orecchie.
«stai uscendo?» le chiesi e lei mi diede conferma dicendomi di star andando in un caffè letterario per incontrarsi con i suoi colleghi universitari.
Scesi le scale seguito diligentemente dai miei bulldog e quando arrivai in cucina accesi la macchina del caffè come da consuetudine e presi i biscotti per animali dal loro posto dentro la dispensa; un posto molto più alto rispetto alla prima volta dato che Spike silenziosamente me li aveva soffiati da sotto il naso.
Wendy saltava emozionata sulle mie gambe lasciandovi qualche piccolo graffio e mi fece sorridere la sua impaziente voglia di mangiare che si manteneva tale per tutto l'arco della giornata come se al posto della pancia avesse un buco nero mentre Spike se ne stava tranquillo già seduto difronte alla sua scodella senza nemmeno sforzarsi tanto.
Pigrone!
La chiamata si concluse velocemente nel momento esatto in cui Spike provò a rubare un biscotto a Wendy dalla sua ciotola e lei gli morse una zampa.
Non avevo ancora trovato il modo per farli stare buoni e come al solito mi toccava dividerli anche se bisognava ammettere che Spike, da bravo maschio che ha già capito come funzionano le cose nella vita, non le diceva molto e si ritrovava costretto a lasciarle fare tutto quello che Wendy voleva, anche occupare la stragrande parte della cuccia,confinandolo in un angolino piccolo,in bilico con il pavimento.
«Wendy» le dissi a mo di ammonimento la ma furbacchiona si rotolò per terra mettendosi a pancia in aria in attesa di coccole che sapeva avrebbe ricevuto.
Mentre li lasciai mangiare ,con ritrovata calma tra di loro, quasi corsi a farmi un meritato caffè amaro per svegliarmi del tutto .
Mi appoggiai con i fianchi all'isola della cucina che fredda com'era fece rabbrividire la mia spina dorsale mentre la macchinetta del caffè lo erogava riempiendo la tazzina di porcellana bianca,l'ultima superstite di una confezione da dodici che Vic mi aveva regalato quando per la seconda volta le avevo portato il caffè in una tazzina di plastica ed era stata capace di rimproverare me,italiano di cittadinanza e di nascita su come il caffè si gustasse meglio in tazzina di porcellana riscaldata.
Il mio viziaccio ,però , di lasciarle in bilico sul tavolinetto del salotto accanto ad uno dei sei o forse sette telecomandi tra videoproiettore, abbonamento Sky ,premium, dolby sourraund e altre super tecnologie cinematografiche cozzava decisamente con la tipica  incontrollabile euforia di Wendy, e per questo la combo delle due cose le avevano fatte finire,una dopo l'altra, sul pavimento, riducendole ad un unica tazza ancora integra e superstite.
Dal frigo presi la mia spremuta di arance biologiche comprate da Victoria al mercatino della domenica in via Nizza e la marmellata alle fragole, mentre dalla dispensa tirai fuori le proteine in polvere ,le fette biscottate e quei cazzo di integratori muscolari che avevano il sapore di croccantini per cani.
Feci colazione in piedi, praticamente un must della mia vita e ovviamente Wendy mi osservava attentamente provando come sempre a smuovere in me una certa compassione tale da potergli dare un pezzetto della fetta biscottata che sapeva però,non avrebbe in alcun modo ricevuto.
« te sei una cosa impressionante» le dissi mentre mi abbaiò contenta capendo perfettamente che mi stessi rivolgendo a lei, difatti corse verso di me e la presi in braccio nonostante non fosse proprio leggera.
Le accarezzai il pelo corto e le sorrisi perché era bella e ruffiana come pochi e soprattutto era la mia bambina.
La mia colazione si concluse velocemente, mentre riponevo tutto nella lavastoviglie e mi avviavo al piano di sopra per fare una doccia.
«bambini, fate i bravi e Spike mi raccomando» tra i due era certamente quello meno viziato e quello di cui potersi fidare maggiormente e sapeva che doveva tenere d'occhio la Wendy.
Prima di entrare definitivamente in doccia e quindi sotto il getto dell'acqua calda, accesi l'impianto stereo e Vasco Rossi, altra ossessione che Vic negli ultimi due anni era stata capace a trasmettermi, si diffuse interrompendo la tipica quiete mattutina nella collina Torinese, quel piccolo paradiso verde proprio dietro la Gran Madre,o borgo Po come i torinesi amano definire la zona.
Chiusi istintivamente gli occhi evitando che il sapone ci finisse dentro e me li facesse bruciare oltre che arrossare e per ultimo mi dedicai al dentifricio che si, per comodità facevo direttamente in doccia; proprio mentre mi frizionavo i capelli con un telo di spugna nero, Wendy e Spike iniziarono ad abbaiare e questo voleva significare solo una cosa: qualcuno era fermo davanti il cancello.
Mi affacciai discretamente da dietro la finestra della camera da letto e l'inconfondibile jeep di Paulo, era in moto dietro il cancello di casa e suonava regolarmente, tipico di lui che si scocciava parecchio a scendere dalla macchina e suonare al citofono.
Mi asciugai dai residui di acqua e indossai la prima tuta comoda che pescai dalla cabina armadio e quando gli aprii il cancello, entrò dentro parcheggiando a due centimetri di distanza dalla mia.
Cosi vicino che dovetti trattenere il respiro, poi però a scendere dal lato guida fu quella pazza della mia migliore amica che aveva evidentemente rubato la macchina al suo fidanzato.
Le aprii la porta di casa ridendo senza sosta,il perché ? Semplice, facevano tre gradi al sole e lei indossava occhiali da sole come se stesse per andare in vacanza in Messico.
«Che dormi o tu se' desto?» mi salutò sorridendomi abbassandosi direttamente su spike che come al solito impazziva ogni volta che la vedeva arrivare.
«buongiorno anche te Victoria, buon lunedì mattina anche a te» la salutai ironicamente
«Paulo non si è voluto svegliare in alcun modo e ha mandato me a ritirare il suo amicone per cui, caro Bernardeschi prendi il guinzaglio per questi 'agnoni e sbrigati a chiudere la porta di 'asa via, o che ti m'o'i c'ho furia chi devo preparare un esame per Aprile non posso perder tempo» la guardai inarcando un sopracciglio.
Forse erano trascorsi meno di trentasei ore dall'ultimo esame che aveva sostenuto e trovavo assai assurdo il fatto che si stesse già buttando a capofitto sull'ennesima materia.
Povero Paulo!
«dovresti prenderti una pausa e vedere quanto è bello il mondo oltre le mura dell'appartamento in cui vivi» non mi rispose nemmeno ma alzò gli occhiali dal ponte del naso, facendoli camuffare tra i suoi lunghi capelli color cioccolato.
«okay okay» alzai persino le mano in segno di arresa e lei semplicemente infilò la pettorina a Spike con una velocità impressionante.
Le piacevano gli animali ed era un dato di fatto evidente a tutti però Paulo non era un tipo a cui piaeva avere animali a casa a cui doversi dedicare con impegno e costanza e dato che Victoria era fuori casa almeno sei giorni su sette, a volte anche per lunghi periodi, l'aveva costretta a dover rinunciare ad un amico a quattro zampe.
Afferrai il borsone per l'allenamento e fortunatamente ero stato capace a non rimandare e quindi fui contento di trovarlo già pronto con la roba lavata e sistemata accuratamente all'interno.
« Gnàmo! E spiegami perché lasci sempre a me il tuo fidanzato» mi lamentai un pochino mentre chiudevo la porta di casa e mi avviavo verso la macchina.
«perché devo lavorare oltre che studiare e Paulo non vuole rimanere da solo a casa e sai che non mi piace che si senta solo» ero in grado di capire quanto effettivamente fosse cosi difficile mantenere le cose sempre con un certo ritmo anche a chilometri e chilometri di distanza.
Allacciai la cintura di sicurezza altrimenti il rumore sordo e perpetuo, si sarebbe infilato in testa cosi tanto da farmela esplodere.
«hai il volo per Firenze, stasera?» le chiesi, senza volerla distrarre troppo dato che stava uscendo dal cancello.
«si, alle diciassette chiude il gate» con confidenza accessi lo stereo della macchina e passai direttamente alla playlist che Vic si era ritagliata in un piccolo angolo dato che Paulo ascoltava sempre e solo raggaeton.
«con Veronique? Ancora non l'hai lasciata ,ummi garba pe' nulla!» la guardai a mo di ammonimento anche se poi le sorrisi subito dopo.
Non erano fatte per andare d'accordo e lo sapevamo bene tutti e tre, il problema è che non si scelgono le persone che ci capitano nella vita e prima o poi Victoria si sarebbe dovuta arrendere.
«non la lascerò, stiamo bene insieme» mi scimmiottò per due secondi e poi accese la stufa della macchina al massimo,facendo si che mi togliessi il giubotto altrimenti mi sarei sciolto nell'immediato.
«la prossima volta potresti venire con me e magari vai a trovare tuo padre» la provocai e ottenni di fatti la sua risata, tipica risposta a domande o supposizioni del genere.
«Te tu sei proprio una fava Bernardeschi, vuoi che ti lasci ai lati della strada?» risi e feci di no con la testa anche perché conoscendola sapevo che sarebbe stata capace di farlo davvero.
«allora non invitarmi a Parigi » e così concluse il discorso definitivamente.
Il rapporto tra victoria e suo padre non esisteva nemmeno e non lo vedeva da chissà quanti anni, ero certo che fossero almeno dieci o undici anni che ne uno nell'altro sapessero che sembianze avessero preso i loro volti.
«sai, a Parigi Veronique ha una vicina di casa che si chiama Char» annui facendomi capire che mi stesse ascoltando anche se aveva lo sguardo totalmente concentrato alla carreggiata.
«è stata lei a mandarci la polizia per il compleanno» ci furono brevi istanti in cui sembrò che stesse elaborando l'informazione e poi scoppiò a ridere, spegnendo lo stereo e guardandomi diverita.
«ma icche dici » annui ridendo anche io mentre l'immagine di char, sempre cosi elegante e senza mai un capello fuori posto , mi si palesò davanti.
«icche dico, dico che lei voleva collassà a letto e Paulo metteva la musiha a tremila» accostò la macchina e si asciugò il mascara che per le forti risate le aveva impriastricciato gli occhi.
«io voglio conoscerla e farla diventare la mia migliore amiha» le sarebbe sicuramente piaciuta perché in fatto di sarcasmo ed ironia mi pare che se la potessero giocare.
«ha un figlio ed è divorziata...ed ha trentacinque anni» mi guardò incurvando un mezzo sorriso e quando faceva così voleva dire solo una cosa.
« e da quando te ti fai di sti problemi? Unne miha la prima volta» ecco appunto, infatti me lo dovevo aspettare.
Parlare di Char con Victoria mi faceva sicuramente stare meglio,dato che si era infilata nella mia testa come un tarlo e sembrava non volersene andare più.
«portami da Paulo 'he l'è meglio, te oggi voi proprio pigliarme per il culo» probabilmente non mi stava nemmeno più ascoltando perché forse le avevo dato il pretesto per assillarmi la giornata trovando sempre mille e mille modi per lasciare Veronique.



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Si, proprio così 🙈
Avremo il punto di vista di Federico e si,mi ato lanciando in questa nuova sfida che spero di saper reggere.
Se avete problemi a tradurre le parti in toscano, fatemelo sapere che ve le traduco immediatamente ma penso che siano tutte abbastanza comprensibili.
Abbiamo un nuovo personaggio, Victoria, che è la ragazza di Paulo e la migliore amica di Federico ed è toscana o almeno cosi sembrerebbe...chissà che non ci riservi sorprese 😂.
Fatemi sapere ,se vi va , se il punto di vista di Federico vi piace e cosa ne pensate a riguardo.
Spero di avervi allietato la giornata ♥️
Un bacio 💋
Sempre vostra,Girasole 🌻.

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