Capitolo 11

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«ho detto di no» mi rispose per la terza volta consecutiva e sapevo bene che se avessi insistito ancora, a differenza di molte altre donne, lei non avrebbe ceduto bensì mi avrebbe chiuso la chiamata in faccia.
Victoria era testarda come se al posto della testa avesse una noce di cocco di quelle ancora ricoperte dal guscio verde,insomma acerbe.
«non voglio impicciarmi in questioni vostre ma mi avevi promesso che saresti venuta... fa come cazzo vuoi» e rimisi giù certo che queste parole in qualche modo l'avrebbero fatta riflettere o almeno questo era quello che speravo.
«allora?» lo guardai mentre stava seduto sul divano di casa mia con i gomiti poggiati saldi sulle ginocchia mentre i piedi erano accavallati gli uni sugli altri e mi veniva voglia di mollargli uno schiaffo.
Glielo avevo detto che alla lunga la corda si sarebbe spezzata.
«amico, ti sei messo con una toscana...che posso farci io?» mi guardò perplesso cercando di capire cosa realmente volessi dirgli.
«senti Paulo, Victoria è una donna non una ragazzina che pensi di poter accontentare con un viaggio in Europa o qualche vestito costoso...per quanto possa sembrare assurdo lei ancora crede nell'amore e mi dispiace amico, ma ti sei messo in un grosso guaio. Dalle tempo, è l'unica cosa che mi viene in mente in questo momento» e mi sedetti insieme a lui nel divano mentre tra le tante cose,molte delle quali riguardavano Char e Veronique, ci si aggiunse pure la mia migliore amica chiusa in casa senza nessuna intenzione di voler abbandonare quelle quattro che le somigliavano tanto talmente era stata capace di fondere la sua arte con quelle delle pareti.
«quando è successo che noi due ci siamo ridotti cosi per delle donne?» guardai Paulo spostandomi indietro i capelli ancora umidi dalla doccia dalla quale ero uscito non più di una decina di minuti fa.
«pensa che di donne io ne ho due» Paulo mi afferrò il braccio guardandomi confuso e in cerca di spiegazioni
«nella mia testa dico, nella mia testa ho due donne..beh certo una donna è donna per davvero forse l'altra ancora un po' una ragazzetta» si alzò spostandosi nell'angolo destro del mio salotto e in totale autonomia verso dell'acqua fresca in due bicchieri di vestro.
«fa finta che sia Whisky e prova a raccontarmi cosa sta accadendo nella capitale francese. Mi ero accorto che c'era qualcosa di strano ma non pensavo si trattasse di un'altra donna» mi sdraiai nel divano di pelle come se fossi in una di quelle sedute dallo psicanalista e come sempre, almeno da due settimane a questa perte il volto di Char mi si palesò davanti senza via di scampo.
«nello stesso pianerottolo dell'appartamento di Veronique, a Parigi, ci abita una donna e si chiama Charlotte...all'inizio pensavo che fosse una roba fisica...andiamo amico capiscimi» Paulo annui sogghignando tipico di lui proprio quando inziava a divertirsi delle tresche amorose altrui.
«Charlotte Duboise» mi anticipò pronunciando il nome e facendomi altresì aprire gli occhi di scatto.
Come cazzo faceva? Era uno di Scotland Yard?!
«quando eravamo in ritiro non ha fatto altro che pronunciare quel nome per tutta la notte...volevo soffocarti» chiusi nuovamente gli occhi forse rendendomi conto per l'ennesima volta che la situazione non era certo facile come invece speravo fosse.
«ha trentacinque anni» gli confidai
«un divorzio e un figlio » okay Paulo Dybala era sicuramente uno incapace a farsi i fatti propri.
«le ho dette nel sonno?» gli chiesi ironico
«no, le ho trovate su google» per lo meno fu onesto nell'ammettere che avesse fatto ricerche
«non so che diavolo stia succedendo nella mia mente» Mi guardò e in qualche modo sperai che al suo posto si materializzasse Victoria perché io non ero mai, e dico mai, stato un tipo capace ad esprimere me stesso e lei invece era capace di leggermi come un libro aperto.
«ti serve Victoria, e mi dispiace di aver combinato un casino con lei ma ti giuro che rimedierò...adesso vado via magari le chiami e provi a venirne a capo con lei?» annui non riuscendo nemmeno ad alzarmi dal divano. Lo salutai e mi assicurai che andasse via prima di chiamare Victoria e provare a darci una mano a vicenda
«Federico,cos'altro c'è ancora? Ho detto che non voglio venire dannazione...non voglio venire» la sentii tirar su con il naso e mi venne voglia di abbracciarla ma sapevo che non me lo avrebbe permesso come sempre, tranne che in particolarissimi quasi unici rari casi della nostra amicizia.
«mi piace un'altra donna» le dissi di getto e sentii il suo respiro bloccarsi per qualche istante.
Il suo volto apparve nello schermo del cellulare mentre i suoi capelli completamente in disordine e due occhiaie gigantesche tendenti al viola mi davano il benvenuto.
«non osare commentare il mio aspetto di merda perché ti mando un pacco bomba» risi e lei insieme a me
«dunque brunnell, fammi un po capire di che questione d'amore si tratta?» la vidi straiarsi sul tappeto di casa sua e l'inquadratura fu rivolta al soffitto bianco.
«mi piace Charlotte Duboise» non ero mai stato capace a tenerle qualcosa segreto per cui, tanto valeva farglielo sapere subito.
«secondo me è un questione di tutti gli uomini della mia vita...hai domandato a Paulo?» mi fece sorridere la sua ironia o per meglio dire il suo sarcasmo ed in qualche modo inevitabilmente mi fecero pensare a Char.
«che cazzo faccio adesso?» gli dissi diretta
«lasciare Veronique è la cosa più giusta da fare anche perché non puoi usufruire del suo appartamento per vederti con l'amante» che già,in un certo senso, era successo e ci aveva beccati.
«ma stiamo insieme da quattro anni» ed era una verità certa
«e pensa che dopo quattro anni tu hai comunque trovato qualcuno che ti piace di più. Federico...quella ragazza non fa per te e lo sappiamo entrambi» annui silenziosamente e sebbene non potesse effettivamente vedermi sapevo che lei sapesse che stessi annuendo.
«lascio Veronique e con Char? Non è una ragazzina che conquisti facendole un po di filo...Victoria,mi spieghi perché devo sempre ficcarmi nei guai?» la sentii imprecare i toscano scatenando il suo fastidio.
Odiava da morire quando fingevo di piangermi addosso e a me divertiva parecchio sentirla tirar giù qualche santo per poi chiedere scusa portandosi una mano al petto.
«'un so se egli è nato o egli è posto» me l'ero cercata per cui stetti zitto ed incassai.
«perché non mi dici nulla di Charlotte?» che tra le tante cose era una cosa che mi faceva dannatamente preoccupare il fatto che non approvasse; non che questo mi avrebbe impedito di fare dele avances a Charlotte, anche perché ormai era annidata nel mio cervello,ma sapere che Victoria sarebbe potuta essere contrariata alla cosa di certo non mi faceva stare bene.
Un po' come era successo con Veronique.
«e cosa ti devo dire? È una donna e a guardarla mi sembra proprio il tuo tipo...non ha importanza quello che significa il suo nome» aspettai che continuasse il suo discorso sapendo che non era finito del tutto.
«c'è altro» le dissi
«si, pensa a come dovremmo dirlo a tua madre» e mi fece scoppiare a ridere.
«quante probabilità c'erano che l'avessi potuta incontrare?»dannatamente poche ma ogni volta mi veniva in mente quel detto: "il mondo è piccolo" ed effettivamente era proprio cosi.
«secondo il normale corso della mia vita, credimi che erano elevatissime» la immaginai con una sigaretta accessa ,nella penombra di casa sua , a fare quei strani anelli di fumo che non avevo ancora scoperto chi glieli avesse insegnati a fare.
«ha un figlio, lo sai?» mi disse mentre ,come già pensavo, le rotelle del suo cervello continuavano a camminare.
«si, e a giudicare dalle foto...Vic» rise e la immaginai con quella tipica espressione che il suo volto assumeva ogni volta che la vita aveva la capacità di continuare a sorprenderla anche se poi a conti fatti lei sembrava proprio quel tipo di persona che si aspettava di tutto e di più dalla vita.
«ma quindi adesso tu fo il mi babbo?-le avrei voluto lanciare un cuscino contro- Pensa che non ho vissuto ventitre anni senza una madre ed un padre e adesso mi ritrovo te» mi fece inevitabilmente ridere.
Le cose che le erano capitate non erano riuscite a buttarla per terra anzi, proprio da queste era cresciuta più forte e senza alcun dubbio anche molto indipendente.
«a parte che non stiamo insieme ma ti ho solo detto che mi piace...probabilmente non mi si filerà» anche se era evidente l'effetto che le facevo.
Charlotte aveva un corpo capace di parlarmi anche mentre la sua bocca stava chiusa e la sola idea che potessi immaginare di averla tra le mani mi faceva diventare pazzo tanto che mi sarei potuto mettere in macchina e arrivare a Parigi.
«Bernardeschi inutile che fai il modesto, non ci crede nessuno» come eravamo finiti a farmi prendere in giro dalla mia migliore amica?
«quindi lo ammetti che sono più bello del tuo ragazzo» tirai con no chalance l'argomento Paulo provando a capire che cosa fosse successo
«dal momento che il mio ragazzo non esiste, dico che a te piace giocare facile» sospirai. Ogni volta era un'impresa riuscire a cavarle anche solo una singola informazione, persino futile.
«Viky viky» la burlai perché la faceva dannatamente incazzare sentirsi chiamata così ma ero l'unico in grado di stuzziacarla così senza beccarmi delle martellate in testa.
«dimmi Chicco, icche tu voi adesso? Non ti dirò cosa è successo con Paulo...rassegnati» sapevo lo facesse perché Paulo era mio amico e in un certo senso lo capivo e lo apprezzavo persino.
«posso almeno sapere in una scala da uno a dieci quanto è stato stronzo?» sentii il rumore della moca,segno che si stesse facendo del buon  caffè italiano.
«parliamo di Charlotte piuttosto. È bene che tu sappia che una donna del genere ti cambia la vita e non puoi vacillare neppure un secondo» stetti in silenzio ad ascoltare ogni singola parola.
La sentii versare il caffè in quella che immaginavo la solita tazzina di porcellana uguale a quelle che aveva regalato a me e probabilmente avrebbe acceso l'ennesima sigaretta della sua giornata appena iniziata, avrebbe letto e sottolineato qualche riga in uno dei tanti libri sparsi sul divano e sul tavolo e per finire avrebbe guardato le miriadi di foto di sua madre consumate sugli angoli talmente tante erano le volte che le accarezzava.
«secondo te se la invito alla partita, è troppo azzardato?» le feci presenta la mia idea che mi era balzata in mente nel momento esatto in cui mi aveva fatto sapere che voleva accompagnare suo figlio e i suli fratelli.
«Charlotte Duboise che guarda del football? Federico non dire cazzate...hai presente che è una delle donne più influenti del mondo della moda» annui,ricordandomi solo dopo che lei non avrebbe potuto vedermi.
«viene, l'aveva programmato con i suoi fratelli e Alan e sarebbe carino farli mettere nel mio box, non credi?» tanto valeva giocarsele tutte le carte.
«ma te tutte queste informazioni come le hai ottenute?» la curiosità di Victoria aveva certamente avuto la meglio su qualsiasi altra cosa e argomento stessimo effettivamente affrontando e questo come qualunque altro si stava dimostrano un valido appiglio a cui aggrapparsi per poter fuggire via da ogni briciolo di questione che avrebbe anche solo vagamente ricondotto a Paulo.
«ho bevuto del vino insieme a lei e prima ho conosciuto Pierre Laurent» mi sembrava giusto farle sapere come fossero andate le cose.
«Pierre Laurent? Non ti ha offerto un posto di lavoro e non ti abbordato sull'ascensore seducendosi con il suo sguardo da uomo inbattibile?» la nota puramente sarcastica della sua voce non mi fece far altro se non sospirare.
Probabilmente questo era un argomento perso in partenza, quell'uomo non le sarebbe piaciuto per il resto della sua esistenza e vani sarebbero stati i miei ipotetici tentativi nel farla avvicinare a Parigi una città che in partenza sembrava che per Victoria non appartenesse ed esistesse a nessun emisfero.
«no, era seduto nel divano e mi sembrava un tipo tranquillo» non so quanto effettivamente la chiamata, a questo punto, avrebbe ancora potuto avere vita ma io e Victoria eravamo stati abituati fin dal principio a dirci ogni tipo di verità e mentire su una persona del genere non poteva neppure ritenersi una bugia bianca detta a fin di bene.
Pierre Laurent era come uno di quei cerotti messi su un lembo di pelle che non vuoi togliere a nessun costo perche sai che proverai del dolore.
«Federico» e seppi in partenza che le cose dovevano cambiare senso di marcia e anche velocemente.
«io comunque voglio invitarli» Pierre non sarebbe venuto o comunque non pensavo nemmeno di doverlo invitare.
«ti vorrò comunque bene, se è questa la paura che hai» e mi precedette persino nelle parole e nei dubbi.
La sentii mettere giù la chiamata, certo che le sarebbero serviti giorni prima di risentire nuovamente la sua voce e questo non mi preoccupava particolarmente ma di certo non mi faceva stare tranquillo; avrei chiesto a Francesca il favore di passare a trovarla a casa sempre che lei effettivamente riuscisse a rimanervici dentro o si rifugiasse come al suo solito in una delle tante biblioteche storiche di Firenze.
Quando misi giú la chiamata, la coperta marrone sul bracciolo sinistro del divano del salotto mi fece pensare a Charlotte per il semplice fatto che i diversi e sparsi loghi stampati su di essa mi portarono sui binari della moda.
Cercai il contatto di Charlotte tra le ultime chiamate effettuate nella terza settimana di Febbraio e quando lessi quel numero accompagnato dal prefisso francese 0034, nulla fu sufficiente a farmi desistere dal chiamarle.
«halo, que parle?» la sua voce ormai distinta alle mie orecchie e quell'accento capace di scatenare chissà cosa nel mio corpo, mi fecero sospirare di ritrovato piacere.
«Federico» chiaro e conciso, sperando che nella sua vita non ci fosse nessun altro Federico a creare confusione.
«Federico Bernardeschi? Finalmente! Voi italiani ci mettete l'eternità a capire certe cose» guardai lo schermo del cellulare per essere sicuro che tutto ciò stesse effettivamente accadendo e che non me lo stessi immaginando.
«scusaci Char se non siamo così afferrati come lo siete voi francesi, perdonateci...a noi il sangue ha anche altre parti entro cui fluire» la sentii scoppiare a ridere e solo dopo mi resi conto di quanto pungente fosse la mia battuta.
Mannaggia a Victoria e al suo totale odio, neppure celato, verso i francesi.
«questo è un colpo basso ma ti svelo un segreto, potresti avere ragione Bernardeschi» e dal tono della sua voce mi apparve ben chiaro come effettivamente tutti e due stessimo decisamente flirtando l'uno con l'altra e viceversa.
«sei a Parigi?» la sua domanda mi fece sorridere e ben sperare.
Probabilmente se ci fossi stato l'avrei invitata a prendere qualcosa fuori e poi avrei decisamente chiuso con Veronique o forse quello andava fatto prima ma, a conti fatti non me ne stavo preoccupando seriamente.
«no, altrimenti sarei venuto a disturbare la tua quiete con il mio bel faccino da italiano...ti chiamavo per dirti che ho i biglietti per la prossima partita» un'insolita voce italiana mi fece aguzzare le orecchie.
«come posso ricambiare?» il mio non cervello avrebbe avuto una serie di richieste in merito ma per fortuna avevo ancora dei neuroni funzionanti al punto giusto.
«hai detto di saper cucinare, magari mi fai vedere se è vero?» le proposi cautamente anche se poi, effettivamente per i miei ormoni che sembrano impazzire all'improvviso, non so quanto cauta e saggia fosse stata l'idea.
«sono a Milano per i prossimi due giorni, ce la fai a raggiungermi?»la notizia che mi diede mi fece camminare avanti e indietro nel salotto.
Cazzo!
Una parte di me sarebbe voluta andare anche subito, l'altra sembrava seriamente combattere e ricordarmi che a Parigi avevo ancora una fidanzata.
«Bernardeschi ci sei?» da piccolo avevo odiato chi mi chiamasse con il cognome perché mi dava la sensazione di voler creare un distacco, un muro, con me ma adesso sembrava che fosse un rogo acceso capace di bruciarmi.
«dovrei farcela se organizzo i miei impegni di lavoro» Allegri non mi avrebbe fatto uscire da Vinovo non prima delle diciannove di domani pomeriggio, per cui a conti fatti l'avrei potuta raggiungere domani in tarda serata e forse saremmo stati in grado di organizzare una cena.
«riesco a liberarmi per le ventuno di domani sera, per te va bene?» attesi che mi rispondesse mentre completava una conversazione in francese forse con uno dei tanti collaboratori che pensavo si portasse dietro per evitare un esaurimento nervoso.
La mia vita era parecchio stressata ma non volevo immaginare quanto lo fosse la sua.
«si, affita un appartamento e ti farò vedere le mie doti culinarie e adesso arrevoire Fede, à bientôt» e staccò la chiamata lasciandomi letteralmente in piedi con una strana sensazione addosso.
Aveva lasciato a me il compito di affittare un appartamento a Milano, città in cui non avevo mai vissuto e che solo raramente avevo frequentato.
Se avessi chiesto al mio manager una roba simile, probabilmente mi avrebbe chiuso in faccia nel giro di nulla per cui a ventiquattro anni mi ero toccato mettermi online alla ricerca di qualcosa che facesse al caso nostro.
Effettivamente avrei potuto richiamarla e proporle di venire a Torino ma averla in casa, cosi fin dal primo istante, mi sembrava un po decisamente azzardato e dal momento che non volevo mettere pressione a niente e nessuno, mi ero deciso a fare quelle che poi si rivelarono delle ostiche e interminabili telefonate.
A discapito di quanto si potesse credere, il mio nome non mi arrecò alcun vantaggio anzi al contrario furono parecchi i telefoni chiusi in faccia come se stessi prendendo in giro il mio interlocutore e alla fine dovetti chiedere aiuto a Victoria e lei non domandò ed io non dissi nulla.
Ci sarebbe stato tempo anche per quello, semmai sarebbe venuto fuori l'argomento.


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Sono o non sono brava?♥️😍
Doppio aggiornamento per farmi perdonare di tutto quel tempo che vi ho fatto attendere.
Ve lo avevo già detto che il capitolo era quasi pronto e che andava unicamente ultimato e dal momento che ho avuto un po di tempo da dedicarvi, eccolo finito e pronto per il vostro giudizio.
Fatemi sapere qui sotto quali solo le vostre sincere opinioni a riguardo di Federico e soprattutto cosa fareste voi al suo posto e quindi cosa gli consigliereste?
Vi aspetto numerose
Potete chiedermi📞 qualsiasi cosa su Instagram al contatto🤳: 6comeungirasole
Vi tengo aggiornate sull'evolversi dei capitoli✍🏻 e ci teniamo compagnia👫👭👫 anche con simpatici 🤣commenti postpartita e settimanali, che per chi ormai frequenza quelle zone ha già capito che tipo di persona sono.
Bando alle ciance, vi lascio e mi raccomando ci vediamo 👀presto...si spera🙏🏻.
Vostra, girasole 🌻

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