Ercole

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"Oh oh il mocciosetto"

No. No. No. No.

Già stavano ridendo, erano sicuri e sapevano che volevano fargli.
Il riccio prese lo zaino frettolosamente e cercò di attraversare il corridoio il più velocemente possibile per scappare da loro.
Niente. I tre iniziarono ad inseguirlo e quando uno fu abbastanza vicino lo prese e lo strattonò contro il muro.

"Mh-" Uno rise e gli tirò un calcio.
Ermal non voleva opporsi, sapeva che la violenza non serviva a niente, l'aveva sempre detto, l'unico modo per stare bene con sé stesso e con gli altri era solo l'amore.
L'odio lo lasciava a chi non meritava di vivere, di essere messo a mondo, a chi non rispettava gli altri, come qualcuno che già conosceva...

Intanto però quel bullo iniziava a fargli parecchio male, quindi senza pensarci lo spinse via.

"Oh no questo non dovevi farlo"

Un altro dei tre ragazzi iniziò a menarlo più forte.

Un calcio.
Uno schiaffo.
Un pugno.
E tanti altri ancora.

Gli faceva malissimo, però trattenne le lacrime, non voleva farsi vedere debole, non voleva farsi credere inferiore, non ne valeva la pena, soprattutto davanti a loro che sicuramente lo avrebbero preso subito per femminuccia.
"Prima o poi se ne andranno...arriverà qualcuno, un bidello, il custode, un prof....smetteranno fra poco..." pensava.
E intanto soffriva come un cane.

Non era neanche la prima volta, infatti qualche giorno prima si trovava in quella stessa identica situazione, per questo aveva già qualche livido, che gli procurava il doppio del dolore.
Del sangue iniziava a scendergli dal naso, fino alle labbra, per poi cadere a terra.

E loro continuavano a ridere.
Si divertivano tantissimo. Vedere il riccio in quelle condizioni per loro era meglio che andare al cinema con un bel pacco di pop corn in mano.

E intanto il riccio rimaneva immobile davanti a loro, fissava le sue scarpe, non voleva alzare lo sguardo, si sentiva come un cervo davanti ai fari abbaglianti.
Si ritrovava sempre in sti casini e non sapeva neanche perché, agli altri andava sempre tutto liscio, credeva di essere troppo debole, e forse era così, ma non ci pensava proprio a diventare come loro.

Quando sentirono qualcuno scendere le scale i ragazzi scapparono via, forse furono troppo lenti.
Era un professore che li aveva riconosciuti benissimo, essendo loro i suoi studenti.
Vide Ermal, che intanto si era seduto a terra per il dolore e che continuava a tenere la testa bassa, con i ricci che coprivano buona parte del viso.
Il professore si avvicinò a lui, conosceva in suoi ragazzi, e proprio per questo in quel momento temette il peggio.. ma purtroppo tutto andò come lui aveva ipotizzato.
"Ermal...tutto ok?"

Aveva riconosciuto la voce, era il prof. Mobrici, insegnava filosofia e lo conosceva da un anno.
Il classico uomo sui 40, bello tatuato "che fa bagnare le ragazzine" , insomma tutte le alunne gli sbavavano dietro. D'impatto sembrava molto severo, sempre con lo sguardo serio stampato in viso, ma parlandoci di più scoprivi una persona buona, dolce e simpatica, ma allo stesso tempo testarda e che non permette a nessuno di mettergli i piedi in testa.

Ermal alzò la testa leggermente e lo guardò con la coda dell'occhio.
Fabrizio riuscì a scorgere il sangue e corse vicino a lui.
"Oh Ermal che è successo?!" Eclamò preoccupato quest'ultimo.
"Niente..." rispose il giovane con le poche forze che gli rimanevano.
Intanto Mobrici gli prese delicatamente il viso e tamponò il sangue che segnava il dolce viso dell'alunno con un fazzoletto.
"Vieni con me.." lo fece alzare per portarlo in infermeria e sistemarlo su un lettino.
"Mi dici che hai fatto?"

"No..."
Il moro sospirò e guardò Ermal.
Aveva un taglio sul labbro e qualche altro livido con dei graffi sul collo.
Il più grande prese il disinfettante e glielo passò delicatamente sulle labbra logorate: al giovane bruciava, ma lo lasciò fare, finalmente qualcuno si stava prendendo cura di lui, e in quel momento ne aveva davvero bisogno.
Sentì due dita percorrergli la guancia accarezzandolo dolcemente mentre i suoi occhi non si staccavano da quelli del giovane.

"Non è la prima volta vero?" Chiese il più grande che aveva prontamente notato altre cicatrici, recenti o un po' meno.

Il ragazzo senza dire nulla, portò gli occhi su quelli del suo professore, che dal semplice gesto capì cosa provava il riccio.

Aveva gli occhi delusi e lucidi a causa della crudeltà di certe persone.
Faceva male ad entrambi essere a conoscenza di una realtà così triste e vile.

"Dovresti parlarne con qualcuno. Non sempre ci sarò io a soccorrerti, e soprattutto non sempre potrebbe finire bene.."

Ermal udì il fiato del più grande spezzarsi sul pronunciarsi delle ultime parole.

"Mi dispiace.. ma non posso"

Il grande sospirò e si mise a tamponare delicatamente il collo di Ermal mentre con l'altra
gli accarezzava il viso dolcemente.

In quel momento, nonostante le botte prese e i lividi, Ermal si sentì bene, si sentì protetto col Moro che lo aiutava, ma soprattutto si sentì amato.

Non era da tutti quello che stava facendo il suo professore.
continuava a guardare il suo angelo custode negli occhi, e inavvertitamente muoveva il viso verso quello del più grande.

"Grazie" mormorò il giovane e allungò una mano verso la guancia pungente dell'altro.

Lui gli sorrise, Fabrizio era una persona splendida e si sentiva davvero felice nel fare del bene ma non tanto per se stesso, ma bensì per sorridere nel sapere che il sorriso dell'altro era anche un po' merito suo.

I visi sempre più vicini si unirono, le labbra di Ermal si posarono su quelle del Moro, dando vita a un bacio tra i due.

Ermal a modo suo esprimeva tutta la sua gratitudine verso il più grande, e Fabrizio esprimeva tutto il suo sentimento per il piccolo indifeso.

Provarono entrambi una sensazione strana a quel bacio, ma a entrambi, quando si staccarono, sembrava che un pezzettino di loro, della loro anima o del loro cuore, era andato ad incastrarsi e a mescolarsi col corpo dell'altro.
Era una sensazione bellissima...

"Ermal.."
"Non dire niente"
Perché perdere tempo in parole inutili? A Ermal piacevano o fatti, non le parole, infatti rifece quel gesto. Ribaciò il più grande, che ricambiò nuovamente, ma stavolta con più passione, entrambi più sicuri di loro stessi.

Spesso innamorarsi è molto facile, avviene in un attimo come in questo caso, o ci vogliono anni per far scoccare la scintilla, ma in entrambi sono questi i gesti che fanno nascere un intero universo, con unico centro i due amanti.

Un universo pieno di stelle che illuminano il futuro di entrambi, il cammino insieme.
Un posto in cui rifugiarsi quando essi vogliano, staccare da tutto e da tutti, abbandonare ogni problema, e sentirsi davvero liberi con la persona che si ama.

Ermal con quel bacio proiettò questo: una via lattea solo loro, da percorrere assieme.

Questa era stata la migliore cura che poteva ricevere, quei baci erano il suo disinfettante, si era dimenticato tutto il dolore, i lividi, il sangue. Ormai nella sua testa c'era altro, aveva difronte a se l'importante.
Perché alla fine questo è quello che conta.

L'amore non lascia ferite.

 ||OneShots|| MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora