𝓭𝓲𝓬𝓲𝓪𝓼𝓼𝓮𝓽𝓽𝓮

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era il bel mezzo della notte. l'aria tirava perfettamente. era un po' fredda, ma almeno girava ossigeno.

si sentiva il leggero russare di jeongguk. avresti potuto guardare la scena come una foto. come leggere una riga. da sinistra verso destra.

si poteva iniziare dalla calma a sinistra, man mano verso destra, sorpassando jeongguk che dormiva quasi tranquillamente.

da lì si poteva intravedere la macabra scena.

faceva ancora più paura, era ancora più sadica e malata, in quell'aria dolce.

avrebbe potuto essere una notte tranquilla, anche romantica volendo.

si vedevano le bende, le bottiglie, le carte strappate. si sentivano i leggeri singhiozzi, trattenuti.

trattenuti non abbastanza, dato che dopo un po' il sonno di bellezza di jeongguk fu spezzato da quei lievi singhiozzi.

si passò una mano tra i capelli, spettinati e appiattiti nel sonno.

cercò di capire perché fosse sveglio, cosa ci faceva in piedi.

quindi, ancora mezzo addormentato, alzò lo sguardo.

vagò con lo sguardo incerto, che piano piano diventò inquietato e incredulo.

vedeva una sagoma contorcersi nel nulla del lieve buio, tagliato dalla fioca luce della luna.

non capiva cosa stesse facendo, vedeva molte cose atterra. il tempo vola, lo sguardo va velocemente ovunque, cercando di capire e assimilare tutto quello che succede.

jeongguk sentì dei singhiozzi più forti, si alzò, quasi impaurito, avvicinandosi alla sagoma non identificata.

continuava a muoversi, non a scatti, flosciamente.

era yoongi, lo riconosceva dal tono degli acuti singhiozzi.

lo prese in braccio, mettendolo seduto sul letto. senza rivolgergli uno sguardo, velocemente.

quando lo fece, qualcosa sembrò rompersi

l'anima, come se quell'anima pura fosse macchiata di grande sporco.

come un dipinto rovinato, una macchia di nero nel bianco.

non sapeva come fare, mentre yoongi iniziò a piangere più forte.

sentiva i suoi disperati singhiozzi, quella disperazione, quella richiesta di salvezza travestita da pianto.

forte, liberatorio.

aveva bisogno di urlare tutto, come se qualcosa lo stesso mangiando dal dentro.

e forse, così era veramente.

forse tutte quelle cose che si teneva dentro, quello che aveva passato nella vita, lo stavano lacerando dentro.

sentirlo piangere era così straziante, come forse niente lo sarebbe stato.

cosa poteva fare? si sentiva inutile in quel momento.

un mi dispiace? per cosa, se non sapeva cosa fosse tutto quel dolore.

non gli sembrava fosse successo nulla quella sera, non pensava che tutto ciò gli fosse successo ora.

e allora perché era così forte? incondizionato? perché non finiva mai? i singhiozzi erano sempre più soffocati, si stava soffocando col suo stesso pianto.

come ogni volta si sarebbe auto distrutto.

ogni giorno che passava, moriva un po' di più dentro.

ogni ora, marciva un po' di più. lentamente stava appassendo, lentamente si lasciava morire a terra, stanco.

voleva solo abbandonarsi, non avere più doveri, non avere più segreti, non avere più dubbi o indecisioni.

e quel casino, quel casino insopportabile che martellava in quella testa, l'avrebbe spaccata di questo passo.

jeongguk tutto questo lo aveva capito, lo aveva capito da quelle lacrime che sembravano essere macchiate di agonia, che scendevano come se fosse una cosa normale.

e vedeva il ragazzo davanti a sé che aveva anche smesso di cercare di asciugarle, con la vista appannata.

con l'amaro in bocca, come un pugnale.

che dalla testa, scendeva, lentamente, lacerando mano a mano tutto quello che trovava.

lo aveva capito dalle urla che , talvolta, aggiungeva ai singhiozzi soffocanti e soffocati.

prese coraggio. insomma, chi era lui, piccolo contadino smarrito, in quel bosco così grande di dolore?

asciugò ripetutamente le sue lacrime, stringendolo. lo strinse, quasi come sporcandosi del suo dolore.

cercò di fargli capire al meglio che lui, nonostante non sapesse come , cosa, quando o perché, lui c'era.

accarezzò la schiena, la spinosa e ossuta colonna vertebrale.

cercò di farlo smettere di piangere, sarebbe soffocato nei suoi stessi singhiozzi.

doveva provare a calmare, il respiro, il pianto, tutto.

si rese conto del sangue sulla sua testa, del sangue vicino al suo corpo.

non era particolarmente tanto, ma era doloroso.

era faticoso per la mente reggere un immagine del genere, era impossibile per il cuore trovare una sensazione adatta. non sapeva più cosa fare.

i singhiozzi si calmarono, molto lentamente, molto piano.. quasi come se si trattasse solo di stanchezza.

non aveva più forza, neanche per piangere.

così, con le lacrime ancora sul volto, con il sangue che usciva da non si sa dove,i vestiti spiegati e i capelli all'aria crollò sul letto.

abbandonò qualche ultimo singhiozza nel cuscino di quella stanza che era stata vittima di così tanta agonia.

stravolto, sì addormentò. raggiunse tutte gli incubi che lo aspettavano oramai impazienti ti aiutare quelle poche umanità,coraggio, felicità, fiducia,voglia di vivere.. a marcire del tutto.

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vanilla candy.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora