Pov Elena
Gli altri sono spariti e io sono ancora qui come un'idiota, non so davvero dove cercarlo, ma improvvisamente mi viene un'idea, ripenso a quella volta che ho dovuto chiedere scusa a Damon e per farmi perdonare ho pensato a cosa gli piaceva da piccolo. Così mi dirigo verso un posto ben preciso e qualcosa mi dice che lo troverò lì, ne sono quasi sicura.
Il piccolo campetto da football si trova al parco, è piccolo rispetto ad un campo normale, ma proprio per questo è perfetto per i bambini che vogliono giocare a football senza percorrere distanze chilometriche o incappare in ragazzi più grandi che impedirebbero loro di giocare a causa dell'età, è proprio attaccato al parco giochi, ma c'è una fila di alberi alti adividerlo da quest'ultimo, per creare una sorta di privacy, dal lato opposto c'è invece una tribuna, perfetta per le mamme che vogliono tenere d'occhio i piccoli futuri campioni.
Mio fratello, Damon e i loro amici erano sempre qui da piccoli, i nostri genitori ci portavano al parco, loro giocavano a football mentre io e altri amichetti, Saafa inclusa, giocavamo nel parco giochi, la sera non volevamo mai andarcene e igenitori dovevano minacciarci di non portarci più lì i giorni aseguire se avessimo continuato a protestare per convincerci ad andare a casa, poi siamo cresciuti un po' e ci sentivamo grandi perchè i genitori ci lasciavano andare da soli a giocare al parco, abbiamo passato tutte le nostre estati lì, tutti i giorni, tutto il giorno,tornavamo a casa solo per i pasti e per dormire, era un appuntamento fisso, non c'era nemmeno bisogno di dirlo, poi siamo cresciuti un altro po', forse troppo, il campetto ci stava stretto e altri bambini hanno iniziato ad occuparlo, è così diventato il loro campetto, a noi sono rimasti solo i ricordi.
Lui è lì, seduto sulle gradinate, guarda il campetto con sguardo perso, non mi ha ancora visto, così lo osservo da lontano, sembra quasi abbia paura di quel campetto che per tanti anni è stato per noi tutti un luogo sicuro, si è seduto sulle gradinate, come non ha mai fatto, piuttosto che sedersi al centro del campo come è suo solito, vuole mantenere una certa distanza, ma allo stesso tempo ha bisogno di vederlo quel campo, anche se da lontano, che ti hanno fatto Damon? È la domanda che mipongo silenziosamente in testa.
Più lo guardo e più capisco una cosa, non importa cosa gli hanno fatto, ha bisogno dei suoi amici adesso, di quei bambini che correvano spensierati in quel campetto da football, fingendo di essere i campioni dell' NFL e di vincere i lsuper bowl con un touchdown all'ultimo minuto, così chiamo mio fratello, gli spiego il mio piano e intanto che aspetto che esegua le mie direttive vado a sedermi di fianco a Damon.
"Non è questo il tuo posto Damon", oserei dire che sobbalza per lo spavento, talmente assorto nei suoi pensieri non si era accorto di me, "Come hai detto scusa? E poi che ci fai qui?" mi risponde, "Ho detto che questo non è il tuo posto, il quarterback sta in campo, non in tribuna", sto per rispondere alla sua seconda domanda, ma mi interrompe: "Invece forse è proprio questo il mio posto", "stai proprio messo male, però hai detto forse, quindi qualcosa si può ancora recuperare,comunque ti stavamo cercando tutti, non rispondi al telefono e sei sparito nel nulla, ci siamo preoccupati, così sono venuta nell'unico posto dove pensavo potessi essere e ci ho preso direi", lui mugugna qualcosa in affermazione, ma rimane con lo sguardo fisso sul campo.
"Lo so che non hai voglia di parlare, perciò faccio io, penso, anzi, sono abbastanza certa, che tu ti senta a disagio nell'unico posto dove ti sentivi veramente libero, protetto, tranquillo, ma soprattutto te stesso, il campo da football. Era tuo amico, c'è sempre stato un legame speciale, ma adesso per un motivo che ignoro, questo legame si è spezzato e siete diventati due completi sconosciuti e per la prima volta nella tua vita ti mancano delle certezze e ti senti spaesato, ti chiedi come è cambiato tutto, un attimo prima sai esattamente chi sei e cosa vuoi e l'attimo dopo puff! Tutto sparito. Fai un cenno col capo se ho indovinato", per la prima volta mi guarda e quello che leggo nei suoi occhi non mi piace per niente, perchè ci vedo il vuoto cosmico, lui mi fa un cenno d'assenso con la testa, anche se a questo punto non è più necessario. "Scommetto anche che non mi dirai cosa è successo vero?", altro cenno d'assenso, "Ok allora ti dirò cosa io penso sia successo, ovviamente non nei particolari, ma a grandi linee" non dice nulla per cui continuo "Penso che sia successo qualcosa di brutto, che abbia compromesso la fiducia che avevi non solo nel football, ma anche in te stesso, però penso anche che quello che è successo sia legato al football, ma che non sia stato lui in prima persona a tradire la tua fiducia, ma qualcuno legato a questo sport, che ha di conseguenza compromesso anche il tuo rapporto col football e ti abbia fatto sentire insicuro. Se ci sono batti un colpo?", miguarda di nuovo e sempre dal suo sguardo capisco che ho fatto centro e i suoi occhi sono un po' spaventati da ciò e forse inizia a sospettare che qualcuno mi abbia raccontato ciò che è successo davvero, per cui mi sento di rassicurarlo subito: "Tranquillo, nessuno mi ha detto niente, ho intuito dalla partita di oggi e dai tuoi occhi Damon, anche se non vorresti parlano, molto chiaramente, e posso dirti che ho già incontrato uno sguardo del genere prima", non vorrei spingermi oltre, ma se voglio ottenere fiducia devo anche dargliela, per cui parlo rimanendo sul vago: "L'ho visto nello specchio, era il mio quello sguardo. Ma non ti dirò di più, non oggi almeno, non siamo qui per me, ma per te", sembra che voglia dire qualcosa questa volta, schiude la bocca, ma all'ultimo momento la richiude e ricade nel suo mutismo.
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La vita è tutta questione di basi
RomansaElena Gilbert è una cheerleader, vive a Mystic Falls con la sua famiglia, è appena tornata da un collegiale nazionale ed è stata lontano da casa per un anno. Al suo ritorno qualcosa sarà cambiato? O forse qualcuno sarà cambiato? Elena c...