P.

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Oggi in stazione c'era un ragazzo che suonava il pianoforte.
Eravamo una decina di persone intorno a lui.
Una di queste era una ragazza che, prima di correre a prendere il treno che sarebbe partito da lì a cinque minuti, si è avvicinata a lui e con delicatezza gli ha appoggiato una mano sulla spalla e poi gli ha detto: "grazie".
Che detta così forse non vale niente, ma è bellissimo sapere che c'è ancora chi ringrazia per i doni, per la bellezza.

(Inutile dire che poi ho pianto 10 minuti, ma questa è ordinaria amministrazione.)

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