Capitolo 7

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Arrivo in ospedale una mezz'ora dopo e trovo Harry e Anne fuori dalla mia stanza. Stanno discutendo:

"Ok allora busso."

"Anne me lo stai chiedendo per la quinta volta. Ti decidi o no a bussare?" dice spazientito lui. Io giro attorno a loro e trapasso la porta della mia stanza. Dentro vedo mia mamma che mi parla accarezzandomi una mano.

"Sai, in questi giorni molti dei tuoi compagni di scuola sono venuti a trovarti. Che carini che sono stati! E Katie e Mattew non vogliono mai lasciarti." La guardo triste e le vado in contro. Sta trattenendo le poche lacrime che le sono rimaste, lo sento dalla sua voce.

"Mi dispiace tanto, mamma." Vorrei abbracciarla e rassicurarla che va tutto bene, ma non è così. Mi sto quasi dimenticando dei due ragazzi fuori quando si decidono a bussare. Trattengo un sorriso, certo che ce ne hanno messo di tempo a decidersi.

"Salve signora. Lei è la mamma di Alexa, giusto?"

"Sì, sono io. Dovrei conoscervi?"

"No no. Siamo alunni della stessa scuola di sua figlia. Siamo venuti per vedere come sta, sia lei che sua figlia."

"Siete veramente gentili a venire a trovarci. Io sono uno schifo e penso anche mia figlia, ma non ne sono certa." Adoro l'ironia di mia mamma. Anche nei momenti più critici ci scherza sopra. Le sorrido e mi avvicino al mio corpo. Provo a fare come nei film e cerco di riappiccicarmi al mio corpo toccandomi la testa. Non succede nulla finché il mio corpo non ha delle convulsioni e io sento un dolore assurdo. Harry mi guarda, o meglio dire guarda il mio corpo, impaurito.
"Non vi spaventate." Dice mia mamma rivolta ai ragazzi. "In questi giorni è successo parecchie volte e i dottori hanno cercato da per tutto ma non hanno trovato niente che non va, tranne il suo braccio, la sua gamba e il suo cervello addormentato." In effetti non avevo fatto caso alla mia gamba ingessata e al mio braccio contenente ferri.

"Ma che schifo!" Urlo soffermandomi su quest'ultimo.

"Siamo di quarta e io mi chiamo Anne e lui è il mio ragazzo Harry."

"Ah, sì. Ho già sentito il tuo nome. Ma certo! Ti ringrazio tanto per essere intervenuto per primo." Dice mia mamma al ragazzo e lui fa un affascinante sorriso. Per poco non svengo. Quanto è bello il suo sorriso. I suoi denti bianchi, i suoi occhi neri e i suoi capelli chiari...
Mia mamma inizia a piangere e Anne la prende sottobraccio e la porta a fare un giro. "Come posso odiarla per essere la ragazza di Harry se è così carina, dolce e premurosa?" Penso.

"Non si preoccupi signora. Si sveglierà sua figlia."

"E invece no! I dottori hanno detto che ha l'1% di possibilità di risvegliarsi perché le botte sono state forti e loro sono intervenuti tardi." Anne le accarezza la spalla e le passa un fazzoletto. "Grazie." E loro se ne vanno. Harry le guarda in panico. Scommetto che non sa cosa fare. Ci rido sopra e seguo i suoi movimenti. Scuote la testa e si siede sul mio letto.

"Sono piuttosto imbarazzato. Non ho la più pallida idea si cosa dire, e sì che con le ragazze trovo sempre qualcosa, ma a te non posso certo dire che hai un bell'abito perché quel coso è orribile, non posso dire che hai dei begli occhi perché sono chiusi, non posso dire che sei ben truccata e neanche che hai delle belle scarpe! Non dimentichiamoci l'acconciatura. Aspetta, posso dire che mi sembravi una bella ragazza, simpatica e di solito quelle di prima non mi piacciono." Sorride e aggiunge: "Spero ti risveglierai, altrimenti perderai troppe lezioni e la tua amica non mi sembra troppo affidabile." Rido divertita e mi viene voglia di tirargli uno schiaffetto perché è una brutta persona a pensare quelle cose, ma non posso.
Rimaniamo nella stanza in silenzio finché non tornano mia madre e Anne, la quale dice:

"Dai Harry, togliamo il disturbo." Lui si alza e ne ne va mentre io rimango con mia madre. Mi siedo per terra e mi addormento ancora.
Nella mia testa sento le voci, allora mi sveglio e vedo un gruppo di dottori che accerchiano il mio lettino. Vado ad ascoltarli.

"La ragazza è in coma da 20 giorni, dovremmo dire a sua madre che questo è il suo giorno di decisione. Non è migliorata e è troppo grave." Un uomo annuisce e dice ad un altro:

"Vai a chiamare la psicologa." Poi si guarda in giro e ordina ad un altro di portarmi a fare una tac per scoprire a cosa sono dovuti i dolori che ho. Intanto arriva mia madre.

"Signora, sua figlia non migliora e è praticamente tenuta in vita artificialmente. Deve scegliere se continuare così o se vuole staccare tutto." Le lacrime mi salgono agli occhi e inizio ad urlare per farmi sentire:

"Non puoi lasciarmi andare! Io sono qui!! Non puoi!"

"Ha tempo una giornata per decidere, poi se decide di lasciare tutto la lasceremo con sua figlia per questi ultimi giorni, altrimenti deve firmare dei moduli che le si ripresenteranno ogni mese. Sappia che questa opzione è a pagamento." Le danno una cioccolata in mano e la lasciano in mezzo al corridoio. Lei rientra e guarda il mio letto, poi prende il telefono per telefonare. Io non so cosa fare, perciò piango disperata.

La fine del mondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora