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«CHE CAZZO SONO SCAPPATA A FARE A STO PUNTO» Samantha si guardò intorno, le mani le coprivano la testa mentre i proiettili le sfrecciavano contro, e il loro suono sibillante le impedivano di sentire le risposte.

Ma non c'erano risposte, era solo stata sfortunata, o fortunata?

Dipendeva dai punti di vista.

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«Ciao tesoro, posso offrirti qualcosa?» la donna dietro il bancone appoggiò i gomiti sul marmo bianco, sfoggiando un sorriso che per quanto si sforzasse di far sembrare naturale mostrava comunque la sua preoccupazione. La ragazzina si strinse le braccia al petto, i vestiti che indossava erano degli stracci che le pendevano sul corpo come pezza su uno spaventapasseri, i suoi occhi continuavano a guardarsi intorno.«Tesoro?» Samantha guardò la donna, le rughe intorno al suo sorriso sembravano così dolci, i suoi occhi la guardavano con genuina preoccupazione e l'uniforme rosa completava perfettamente il suo sguardo, così morbido e amorevole.«La vuoi una tazza di te? Caldo e dolce?» la ragazza annuì e la donna fece velocemente il giro del bancone, affiancandola.«Io sono Gladys, allora, tu siediti dove vuoi e io ti porto il tè, va bene?» la rossa annuì nuovamente e lasciò il fianco della donna, andandosi a sedere in un angolo della specie di ristorante in cui si trovava.

La testa le pulsava come se avesse appena tirato mille testate contro un muro indistruttibile, la sua gola era chiusa da un tappo invisibile che la solleticava e leggeri tremori le scuotevano il corpo nonostante fuori non facesse così freddo.

Samantha finalmente riuscì a tossire attirando l'attenzione di Gladys, la donna la guardò attentamente mentre le portava la tazza di caffe, sorridendole leggermente quando la appoggiò sul tavolo, ma la piccola rossa era troppo impegnata a fissare la piuma che poggiava delicatamente sul palmo della mano che aveva usato per coprirsi la bocca.

Gladys guardò brevemente la piuma prima di tornare al bancone, determinata a chiamare la polizia per poter aiutare la ragazza, ma quando arrivò finalmente al telefono il campanellino suonò nuovamente rivelando la figura di un ragazzino in uniforme scolastica, i suoi passi erano lenti e decisi verso il bancone, il suo sguardo stanco sembrava quello di un uomo adulto che aveva appena staccato da lavoro bisognoso di un bicchiere di vodka liscia.

Uno sguardo decisamente fuori posto rispetto al suo aspetto, e inquietante se qualcuno lo chiedesse a Gladys, ma ciò nonostante la donna gli rivolse lo stesso sorriso che aveva fatto vedere alla rossa pochi minuti prima e aspettò che prendesse posto.«Un caffè nero, niente zucchero grazie»

Samantha sentì soltanto quelle parole, lontane, ovattate, soppresse dalla sua confusione.

Aveva appena tossito una piuma? Che fosse l'ennesimo effetto collaterale dei malati giochetti del vecchio?

THREAD || five hargreeves ¹Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora