Capitolo 7

131 13 1
                                    

CAPITOLO 7.

Attimi di terrore.

Oramai erano praticamente tutti nascosti negli armadietti, tutti ad eccezione del sottoscritto che ha preferito rischiare la pelle. Si erano nascosti nei 7 armadietti, armadietti di un colore bluastro, pieni di ruggine che nessuno usa oramai da diversi anni, forse nessuno li ha mai usati a dire la verità, non perché sono inutili ma probabilmente perché nessun ragazzo ha mai avuto il coraggio di essere il primo ad utilizzarli. Purtroppo noi, eravamo in 8, e l'unico in grado di difendersi, purtroppo, era proprio il sottoscritto e questa era un perché del mio “sacrificio”. Avevo trovato, poco prima di tentare di nascondermi da qualche parte all’interno dell’aula, o meglio coprirmi, un bastone, una specie di spranga di ferro abbastanza lunga e pesante, con in un'estremità un punteruolo di ferro, una specie di uncino. La spranga, era di un colore bianco, quel bianco cadavere, oppure quel bianco che ricorda tanto le pareti degli ospedali, insieme a quell'odore di morfina. Quest’arma che tenevo in mano, in realtà si poteva trovare praticamente in tutte le stanze e serviva per tirare su o giù le finestrelle della classe, che si trovavano due metri sopra le nostre teste.

*Bum... Bum.

Era un rumore frastornante, ma soprattutto continuo, non la smetteva mai di battere contro questa stramaledetta porta, che sembrava quasi indistruttibile talmente tanti sono stati i colpi su di essa. Immaginavo che non avrebbe retto ancora per tanto tempo e questo lo potevo osservare molto  semplicemente dal legno di cui era costituita, che sembrava come in procinto di frantumarsi in tante schegge, da un momento all'altro. Non so cosa volesse entrare dentro la classe, ma sembrava, dalla finestrella che si trovava al centro della porta, qualcosa di estremamente alto e grosso. Stavo già volando con la fantasia, al momento in cui sconfiggevo il mostro e tutti si complimentavano con il sottoscritto, stingendomi la mano e gridando il mio nome in coro.

"Grazie Eclipse!"

Potevano dire due o tre persone, altre invece

 "Sei il migliore di tutti noi".

Con io, che con la mano dietro la nuca, mi emozionavo e diventavo rosso come un peperone, come sono oramai abituato a fare.

Mi misi in ginocchio, esattamente sotto alla cattedra dei professori. L'avevo spostata fino al fondo della classe, in direzione della porta. Avevo fatto un bordello allucinante, e da quel casino, i battiti della porta stavano iniziando a farsi sempre più forti e frastornanti: mancava sempre di meno al fatidico momento, le crepe nella porta si facevano sempre più nette e decise.

Un brivido mi percorreva la schiena, un brivido di tensione si stava intensificando sempre di più, secondo dopo secondo. Una tensione che mi metteva paura... una paura incredibile, una paura, che sentivo che non era la solita paura che hanno i ragazzi della mia età: qui, purtroppo per me, si parlava di vivere o morire, e per la prima volta nella mia vita, tremavo per questa cosa, non riuscivo a stare fermo neanche mezzo secondo. Paura, si, ma anche eccitazione provavo in quel momento. Mi sentivo perfino come il protagonista di un anime, oppure di un videogioco, pronto a rischiare la sua vita per il bene di tutti.

I miei occhi erano totalmente fissati alla porta che dopo il miliardesimo colpo, si distrusse totalmente in tante schegge.

"Ugh.."

Inghiottì un po’ di saliva ed iniziai a tremare ancora più di prima.

Quell'essere, appena entrato nella classe, sembrava come se mi cercasse. Faceva degli strani versi, versi acutissimi, da spaccarti quasi i timpani.

Si stava avvicinando a me, forse sentendo l'odore del mio sudore, che continuava ad uscire dal mio corpo per colpa di tutta la tensione che continuavo ad accumulare. Non riuscivo proprio bene a vederlo anzi, riuscivo a malapena a vederlo, per mia fortuna quel tanto che bastava da poterlo descrivere: non aveva gambe, strisciava sul pavimento e proprio mentre strisciava, lasciava un liquido piuttosto strano per terra, un liquido di un colore rosa florescente. Quello stesso liquido, non emanava un cattivo odore anzi, sembrava come un odore rinfrescante, forse per attirare le prede e poi squartarle in qualche strano modo. Il suo corpo era di un colore blu notte, con una strano rivestimento per la testa, di un colore nero, sembrava quasi una specie di enorme canino, con la testa a punta. Il dietro, invece era ricoperto da strani bozzoli, di un colore giallo sole.

"Cacchio.. Che creatura orribile!"

Dissi io, commentandolo mentre si avvicinava sempre più vicino a me.

Strisciata dopo strisciata, era oramai a pochi metri da me e, forse sentendo il mio odore sempre più forte e intenso, stava iniziando a far uscire da quei suoi strani bozzoli gialli, le sue fruste con tutto quell'odore orribile che avevo sentito prima. Caddero per terra e non appena esse toccarono il pavimento, l'odore di pini e fragole venne ofuscato completamente dall'odore di candeggina e ammoniaca delle fruste.

"Achiu!".

Era uno starnuto, uno starnuto provenire da uno degli armadietti. Mi girai spaventato verso gli armadietti, tirando un'occhiataccia a tutti quanti. A sentire l'intensità e la strana “acutezza” del suono, poteva solamente essere di una ragazza quello starnuto: Carlotta.

La creatura, sentendo lo starnuto, iniziò a spostarsi verso gli armadietti, lasciandomi stare.

Dovevo aiutarli, rischiavano la vita, non uno in realtà, ma tutti e sette loro, così decisi in poco meno di una frazione di secondo di uscire allo scoperto, sperando di attirare l'attenzione della creatura.

"Ehy tu!! Sono qui!"

Gli gridai, tirandogli una linguaccia.

Essa si girò verso di me e finalmente mise in mostra perfino la sua faccia: era un vero e proprio obrobrio, la sua faccia era composta da un vero e proprio buco, pieno di denti aguzzi, sia sopra che sotto, quasi come uno squalo, e degli occhi color rosso fuoco, quasi da sembrare una creatura senza anima e senza paura.

"V-vieni dai!"

Dissi ancora io terrorizzato, adesso che avevo finalmente capito con chi avevo a che fare, mentre stringevo nelle mie mani la spranga.

La creatura aprì le proprie fauci, forse facendomi capire che io ero la preda, ed iniziò ad urlare, o meglio, a creare dei rumori stranissimi. Un rumore assordante, acuto. Dovetti mettermi perfino le mani sulle orecchio per non perdere l'udito.

Quel mostro, iniziò a colpirmi con le proprie fruste sui fianchi in modo piuttosto violentemente: ogni colpo era una mazzata e faceva sempre più male, rispetto al precedente. Venni colpito due o tre volte, in maniera piuttosto rapida e incredibilmente potente.

Un male cane, quelle dannate fruste, erano davvero pericolose e fastidiose. Non riuscivo a muovermi dal terrore che provavo, poi, da un armadietto, uscì Carlotta, in lacrime. Appena uscì, notai immediatamente le lacrime sui suoi occhi cadergli fino a terra.

"Lascialo stareee!!"

Gridò lei, scaraventandosi addosso alla creatura a testa bassa, senza pensare alle conseguenze della sua azione.

"No, Carlotta!"

Gli gridai io.

La mia mano iniziò a bruciarmi di nuovo, un dolore ancora più acuto delle altre volte, e si illuminò ancora, esattamente come nell'infermeria, e non appena la luce arrivò ai miei occhi, una luce bianca ed estremamente potente, mischiata ad una voce al quanto tenebrosa, sinistra, ma allo stesso tempo stanca, mi disse all’interno della mia testa.

"Forza Eclipse, vuoi salvare la tua amica? Allora credi in te stesso!".

Quella voce, mi diede una strana forza, mi diede come la forza di volontà per provare a proteggerla! Il mio corpo, si mosse come da solo, non riuscivo più molto bene a controllarlo, andavo avanti infatti solo grazie a quella strana forza. Mi sentivo infinitamente potente e forte, mi mossi piuttosto velocemente, saltai in aria e colpì il mostro sulla sua testa, esattamente a pochi passi da Carlotta. Il mostro cadde e rimase immobile per alcuni istanti, poi, sentendo tutti gli armadietti aprirsi, si rialzò e inizio ad attaccare tutti gli altri. Ma io, con un altro salto, allungai la spranga e la misi in mezzo tra loro e lui. Non appena quel dannato mostro, me la lasciò, con un altro colpo, lo misi al tappeto. Un colpo preciso, ad altezza bocca.

"Presto Eclipse, andiamo!"

Mi disse Luke, non appena quel mostro cadde, oramai senza più forze.

"Si, hai ragione... Andiamo!".

 

On the Edge of the SwordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora