Capitolo 1

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CAPITOLO 1.

Questo sarebbe un giorno normale?

"Dai Eclipse, è ora di andare a scuola!".

Era la voce di mia madre che mi voleva svegliare di prima mattina, proprio com'era oramai di sua abitudine farlo praticamente sempre. Sembrava essattamente come un giorno qualsiasi, la solita voce che mi sveglia, mischiato con la mia poca voglia di alzarmi alla mattina per andare a scuola, un po’ come tutti i ragazzi della mia età. Penso che nessuno della mia età, ovvero un diciasettenne, in piena crisi di ormoni, abbia voglia di alzarsi alle 7 di mattina per andare in quell'inferno fatto di libri. Un paragone carino che gli do sempre e abbastanza spesso è: prigione di libri.
Sembrava davvero normale quel giorno, il sole che passava sui buchi della taparella della mia cameretta, fino a finire sui miei occhi, ancora chiusi, anzi, sigillati com’è sigillata, perennemente, la porta della mia camera. Ma purtroppo quel giorno, quel giorno che pensavo fosse uguale a tutti gli altri, per qualche strano motivo, non me lo sentivo, avevo uno strano mal di testa, un dolore alla testa che non mi presagiva niente di buono, come una specie di “avvertimento”. Solitamente io quando ho queste fitte alla testa alla mattina , significa che qualcosa non andrà per il verso giusto, per esempio, un giorno avevo questo strano dolore, acutissimo, e nello stesso giorno presi un bel pugno in piena faccia, da parte di un “bulletto”.

Rimasi nel letto, ancora, nonostante mia madre mi avesse già chiamato, magari chissà mia madre si sarebbe dimenticata di me lasciandomi dormire ancora un poco... ma non andò così, infatti qualcuno bussò alla porta della mia stanza.

"Dai Eclipse, muoviti, sei in ritardo!" mi gridò mia madre, con aria furiosa.

Aprì gli occhi, o meglio, iniziai ad aprirli molto lentamente, dato che ero troppo stanco e pian pianino iniziai a mettere a fuoco la mia stanza. Era stanissimp, sembrava quasi di non essere nella mia camera, facevo fatica a riconoscerla, sembrava troppo di essere in una sorta di bunker dopo l’esplosione di una bomba atomica: scatoloni su scatoloni, contententi roba da vestire, mischiata a quadri e pezzi di mobili vari, mischiati con poster lasciati a terra dei miei cantanti preferiti e altri persomaggi/attori che adoravo, insieme ai miei vestiti buttati alla caso. Ci eravamo appena trasferiti, in realtà, io e mia mamma. Purtroppo mio padre è mancato quando ero piccolino, più esattamente quando avevo 2 anni, o meglio, è scomparso senza lasciare nessuna traccia, perfino ora noi non sappiamo che fine abbia fatto. Io, in realtà, neanche mi ricordo di lui fisicamente, l'unica cosa che ho di lui, è il suo nome e una sua foto con me in fasce, appena nato, con mia madre affianco. Era un bell’uomo, alto, abbastanza palestrato, ma non troppo, con un taglio di occhi che sembra ti perforasse l’anima, di un colore azzurro, con il mio stesso colore di capelli, mischiati ad una barba abbastanza folta da ricercatore o cose del genere, sempre di un colore nero. Questi sono gli unici ricordi che ho di mio padre. Il suo nome? Giovanni, anche se non ha molta importanza, ve lo dico lo stesso. Mamma mi dice sempre che è morto in un incidente, mentre andava al lavoro, ma purtroppo non hanno mai ritrovato il corpo e neppure la macchina, come se si fosse volatilizzato di punto in bianco.
Con molta difficoltà, con uno sforzo che sembrava disumano per me in quelle condizioni, mi sedetti sul bordo del mio letto, aspettando il momento giusto che le mie gambe si muovessero per conto loro, come facevano oramai tutte le mattine.
Ero appollaito sul mio letto, con le mani che mi stringevano la testa.

Non appena le mia gambe furono pronte e la mia testa cessò per qualche istante di farmi male, mi alzai, pronto per raggiungere la cucina dove risiedeva la mia colazione.

"Ma! Dov'è la colazione?"

chiesi io, ancora con gli occhi mezzi socchiusi dalla stanchezza, con una mano a toccare la mia testa. Nel solito posto, ovvero sul tavolo della cucina, sul quale ero sempre stato abituato,, non si trovava un bel niente, solo un po’ di polvere mischiato alle briciole della sera, e la mia routine mattutina, si stava sballando completamente. Dovete sapere che io sono un vero proprio abitudinario, proprio come i cani e qualsiasi altro animale, se qualcuno mi rovina gli schemi della mattina, io entro totalmente nel pallone.

On the Edge of the SwordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora