Capitolo 13

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CAPITOLO 13.

Carlotta!

Non sentì nessuna risposta da parte sua, nessuna vocina o nessuna strana parola. Senza girarmi dietro di me, perché ero concentrato a cercare quell'essere e a dove potesse sbucare, provai a prenderla con la mia mano, stavo provando ad afferrarle il braccio e metterla a me più vicino che potevo.

"Carlotta..?"

Iniziai a domandarmi io. Ancora nessuna risposta da parte sua. La mia mano destra non toccava nessuna superfice, o pelle, riusciva a malapena a toccare l'aria fresca mischiata con la causa del di tutta questo freddo, ovvero un venticello piuttosto sinistro e freddo.

"Eclipse, dietro di te!"

Gridò Luke, rialzandosi dalla mia spinta che gli avevo dato qualche momento prima, per salvarlo dal primo attacco di quel coso. Non aveva una voce molto sicuro di ciò che mi stava dicendo, il suo sguardo era piuttosto terrorizzato e strano: i suoi occhi non puntavano su di me, ma su ciò che accadeva appena dietro.

"Cosa Luke?"

Dissi io, facendo finta di non aver capito. Mi girai, in realtà non per quello che mi aveva detto Luke, ma perché non riuscivo a percepire neanche la "presenza" di Carlotta: non riuscivo ne a sentirla, ne a toccarla o a sforarla, quantomeno. Questa situazione mi stava facendo preoccupare, e non poco.

"Ma cosa...?"

Mi girai e trovai a qualche decina di metri di distanza un corpo, disteso terra, completamente immobile, in una pozza piena di sangue. Il terreno appena sotto di questo era tutto crepato, infatti si era formata una voragine piena di crepe. Il sangue la stava avvolgendo, un colore rosso aveva ricoperto quasi completamente tutti i suoi vestiti e i suoi capelli.

"Ma aspetta... Carlotta?".

Dissi in un primo momento. Mi avvicinai piano piano, passo dopo passo, sperando che non era lei, ma qualcun'altro. Ma, purtroppo, più mi avvicinavo a quel corpo fermo, più iniziavo a capire che era lei.

"CARLOTTA!"

Gridai con tutto il fiato che avevo in corpo. Corsi più veloce che potevo. Le lacrime iniziavano ad uscire da sole dai miei occhi, sembravano foglie cadere da un albero in autunno, una dietro l'altra.

"Hai visto cosa sono capace di fare? Ihihihi"

Disse quel mostro, sbucando dietro a Carlotta. Alzò la sua mazza e la colpì in pieno petto.

Un tonfo incredibile, rimasi pietrificato per qualche secondo, non riuscivo a credere ad una cosa del genere. Nel momento del colpo, vedevo lui con un sorrisino malizioso, mentre lei ad occhi spalancati dal dolore, mentre dalla bocca notavo delle piccole gocce di sangue uscire. Il disgusto e l'odio, la ferocia stavano prendendo il sopravvento su di me.

"Tu, come hai osato!"

Gridai io, che con un salto in aria arrivai in mezzo tra il corpo di Carlotta, fermo, ricoperto di sangue, e quell'essere. Alzai il mio sguardo che prima era basso e "trasformai" il mio sguardo improvvisamente in uno sguardo piuttosto cattivo e feroce.

"Lo sguardo del.. Demone!"

Disse lui, indietreggiando dalla paura.

"La pagherai! Giuro che la pagherai, FOSSE L'ULTIMA COSA CHE FACCIO!"

Gli gridai nuovamente. La mia mano era un bollore unico, mi prudeva un casino come quando ti manca poco per alzare le mani per menare qualcuno dalla rabbia: dovevo alleviare il prurito scagliandola contro qualcosa o qualcuno. Avanzai in maniera sempre più cattiva, con questa mano che oramai sembrava avesse formato intorno ad essa una specie di avvolgimento ultra luminosa. Il mio pugno, intensificato dal potere dell'odio e della furia lo colpì in pieno petto, rompendogli la stamba armatura che lo circondava.

On the Edge of the SwordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora