CAPITOLO 20.
Inizia la mia seconda vera battaglia.
Lo sguardo di Luke continuava a rimanermi impresso nella mente, uno sguardo di odio, rancore, ma anche di molta delusione nei miei confronti. Non potevo nemmeno crederci a quello che avevo fatto in un momento che non ricordo nemmeno, sembrava una davvero impossibile il fatto che io avessi ferito Luke, ma purtroppo per me, era la dura e cruda verità.
"Scu...sa"
Dissi io, con lo sguardo basso, con le mani appena davanti ai miei occhi.
"Non mi servono le tue scuse... Bell'amico che sei Eclipse... O tu devo chiamare Dark"
Mi disse ancora lui. Le sue parole era ancora più piene di odio, rancore e delusione nei miei confronti di quanto già non sospettassi. Ogni sua singola parola sembravano come dei coltelli pronti a conficcarsi nelle spalle. Questa sensazione che stavo iniziando ad avere era incredibilmente orribile: delusione, mischiato a rabbia per non aver essere riuscito a riprendere il controllo delle mie azioni in quell'istante. Mi stavo proprio odiando, odiavo tutto di me, dalla mia personalità al mio aspetto fisico. Mi odiavo proprio nel vero senso della parola.
"Avete finito voi due? Mi state veramente scocciando! Anzi, non solo me, ma anche tutti loro, senza contare che state facendo una pessima figura!"
Disse Chelsea mettendosi esattamente in mezzo tra noi, come per difendermi da un eventuale attacco. Alzai lo sguardo e notai Luke, con la sua spada dal color rosso fuoco in mano che sembrava una vera e propria fiamma, come pronto a colpirmi da un momento all'altro con tutta la rabbia che poteva aveva in quel momento di follia.
"Ci rivedremo ancora... Amico mio"
Disse infine Luke, girandosi dalla parte opposta rispetto alla mia, allontanandosi e mischiandosi tra la folla. Il mio sguardo cercava continuamente di seguirlo nonostante tutto, volevo chiedergli nuovamente scusa, ma al posto delle parole di perdono, solo le lacrime iniziarono a cadere per terra.
"Dai, ti aiuto ad alzarti Eclipse... Gli passerà in men che non si dica... Non ti preoccupare".
Mi disse Chelsea, allungando il suo braccio nella mia direzione. Gli afferrai la mano e mi alzai grazie a lei.
"Finalmente avete finito voi 3... Stavo iniziando a stufarmi, sapete?"
Disse quel ciccione, circondato dagli esseri tutti argentei, come fatti di metallo, tutti pronti a colpirmi da un momento all'altro, tutti quanti con degli sguardi di nuovo determinati: penso che il loro "capo", quello stranissimo arciere tutto deformato in larghezza, avesse ridato grinta a tutti quegli esseri. Mi girai verso di lui, con un paio di lacrime agli occhi di rabbia e furia, per non essere riuscito a chiedere scusa, e notai che con tutto quel suo liquido viola, aveva fatto almeno un migliaio di frecce esplosive.
"Si si, abbiamo finito, ed ora é arrivata la tua ora, bastardo!"
Dissi io, prendendo la mia lama da per terra e lanciandomi contro di lui, senza neanche pensarci su un momento, senza un piano d'attacco ben preciso, senza nemmeno conoscere il mio avversario fino in fondo: infatti sapevo solamente che quelle frecce erano davvero pericolose. Fu uno scatto piuttosto improvviso in parole povere.
"No, aspetta!"
Mi gridò Chelsea, ma oramai era troppo tardi: le mie orecchie non percepivano più la voce di nessuno, ma solamente il rumore dell'aria che mi passava vicino alle orecchie. O meglio, non é che non sentivo nessuno, ma tutto questo dolore che provavo non mi permettevano di ascoltare nessuno, volevo rimanere per i fatti miei, una volta tanto, e combattere.
"Aaaaaah, preparati a morire!"
Dissi nuovamente io, scanglianogli un colpo in piena pancia. La parte piu scoperta tra tutte quelle del suo corpo.
"Ehehe"
Quell'essere, vedendo la mia spada sulla sua pancia, rise di gusto e poi disse.
"Non mi fai niente con questo attacco... Guarda qua"
Mi disse lui, indicandomi la parte desiderata con uno delle sue dita.
"Ma non é possibile!"
Dissi io. La mia spada stava scomparendo dentro a quella cosa molliccia, sembrava come se la sua pancia fosse un'immensa sabbia mobile e la mia spada una creatura intrappolata.
"Ora sei tu che morirai!"
Disse lui. Alzai lo sguardo, in direzione della sua faccia, ma il mio sguardo non raggiunse mai i suoi occhi, infatti tra me e lui si trovava il suo dal color oro, con una bella freccia esplosiva di colore viola pronta ad essere scoccata da un momento all'altro.
"Devo liberarmi subito!"
Dissi io, ma era oramai troppo tardi, la sua mano aveva appena lasciato la freccia che era partita e puntava esattamente la mia testa.
"Sei uno stupido!"
Gridò Chelsea, deviando in quelche modo la freccia a pochi millimetri dalla mia testa, creando sotto i miei piedi una piccola esplosiene che, se scoppiata sulla mia testa, mu avrebbe procurato l'esplosione della mia scatola cranica.
"Forza, ed ora liberati!"
Disse nuovamente lei, incitandomi ancora di più.
Con una forza incredibile, mi liberai da quella sua stranissima morsa, se si può definire cosi e mi misi in posizione da combattimento.
"Dai su, Demone della Prima Luna, non é possibile che sai fare solo questo... Mi stai deludendo, sai?"
Mi disse lui.
"Ehehe, vedrai vedrai"
Gli dissi nuovamente io con un piccolo sorrisino sulla faccia.
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On the Edge of the Sword
Fantasy"Sono davvero intrappolato in questa dimensione? Perché? Ma, adesso... come faccio ad uscire da questo posto e soprattutto, cosa sono queste "spade"? Primo libro di una triologia, come presumo, che vede come protagonista Eclipse, un giovane ragazzo...