CAPITOLO 15.
Il mio salvatore.
"Chi ha osato attaccarmi da dietro, vome un vigliacco!!!"
Gridò qualche istante dopo aver subito l'attacco il mostro. Il suo sguardo e la sua voce facevano perfettamente notare la sua collera: l'occhio era diventato pressoché rosso, e all'interno si vedevano perfettamente le vene, invece la sua voce era completamente ofuscata dalla rabbia, era infatti, per colpa di questa, molto oscura e cupa.
"Preparati alla mia collera!"
Disse ancora lui togliendosi dalla "morsa" di quella lama, spostandosi verso di me. Si girò faccia a faccia con il salvatore e rimase fermo in una posa come da bruto.
"Ah si? Vediamo cosa sei capace di fare"
Disse il mio salvatore, molto sicuro di se. Purtroppo non riuscivo a vederlo, era completamente ricoperto dall'assassino di Carlotta che si trovava davanti a me.
"Preparati! Ahhhh"
Gridò lui, alzando la sua mazza in varie direzione. I suoi movimenti era diventati davvero tanto percettibili, muoveva quella mazza con troppa lentezza, ma soprattutto con troppa rabbia, sembrava avesse perso completamente il controllo del suo corpo, sembrava in uno stato di collera e distruzione.
Invece il mio salvatore, anche se non lo vedevo, sembrava veramente forte, parava gli attacchi con poco o niente. Sembrava gli bastasse muovere, o meglio inclinare, la sua spada a destra e a sinistra per deviare/parare il colpo di esso con estrema facilità.
"Aspetta, ti portiamo più indietro"
Disse Luke, avvicinandosi a me. Mi prese da sotto le braccia e iniziò a trascinarmi indietro, vicino a tutti gli altri. Sembravo davvero un peso morto, non opponevo neanche resistenza e non cercavo neanche di alzarmi, per dar loro una mano, ero totalmente perso all'intento del combattimento.
"Scus... Scusate".
Dissi io, non appena raggiungemmo, io e Luke, tutti gli altri con un tono molto triste.
"Purtroppo non sono stato in grado di vendicare la morte di una nostra campagna... Sono stato debole, sono stato un fragile e debole umano"
Dissi io, commuovendomi davanti a tutti, seduto in una maniera come mollissima: le braccia sembravano come non avere le ossa al loro interno, insieme alle varie strutture interne, non riuscivo in realtà neanche a sentirle, a dirla tutta, le gambe aperte davanti a me, anch'esse molli proprio come le braccia, con appena sopra la spada pesante, con nel manico la forma dell'impugnatura delle mie mani bianche, mentre il resto era ricoperto di sangue, il mio sangue, con sulla lama il sangue di quell'essere causato da quel taglio che gli avevo fatto da parte e parte, il mio unico e vero attacco serio.
"Perfetto, ora che si sono spostati, posso dare tutto me stesso"
Gridò il salvatore. Con un ennesimo colpo deviò sempre l'ennesimo colpo della mazza, lasciandolo scoperto, senza difese. Mise la sua spada orizzontalmente, ad altezza fianco ed inizio a colpirlo con furore e tranquillità con colpi laterali molto potenti: prima a destra per poi passare a sinistra, tutto questo per svariate volte.
Sentivo le urla di dolore del mostro, colpo dopo colpo: stava soffrendo un sacco, ogni colpo sembrava per lui un vero e proprio bombardamento di lame. Successivamente, il salvatore, si inchinò sulle ginocchia, subito dopo aver sferrato il ventesimo colpo sui fianchi, tutto in una frazione di secondo, e tagliò di netto le gambe dell'essere: fu un colpo netto proprio alla base delle ginocchia. Cadde come proprio come un peso morto, sentì infatti il tonfo come di un morto quando cade anzi, qualcosa di più dato che pesava almeno quattro volte noi. Niente urla di dolore o qualcosa del genere.
Quando cadde per terra, non cercai il mostro, ma cercai il mio salvatore, e notai che era un incappucciato: aveva una specie di cappotto colore marrone che lo avvolgeva su quasi tutto il corpo, con un cappuccio dello stesso colore a coprirgli la testa.
"Vuoi dargli tu il colpo di grazia?"
Mi chiese lui, allontandando la mazza del mostro con un calcio. Lo stava bloccando, per evitargli la fuga, calpestandogli appena la mano. Era oramai senza forze, il suo respiro si era affannato dallo scontro contro di lui.
"Aiutatemi ad alzarmi"
Chiesi io a Luke e tutti gli altri. Luke e un altro ragazzo si usarono come delle sorte di stampelle per avvicinarmi ad esso.
Ci avvicinammo tutti insieme ad esso e al "morto che cammina". "Morto che cammina" anche perché in un caso o in un altro sarebbe morto lo stesso, o per mano mia o per mano di colui che gli aveva fatto più danni che era intervenuto per salvarmi.
"Perché mi hai chiesto questo? Perché vuoi che sia proprio io ad ucciderlo?"
Gli chiesi io. Volevo sapere di più in realtà, da questa persona, volevo sapere chi era e perché mi aveva aiutato, ma per quello ci sarebbe stato tempo dopo.
"Perché ho visto cos'è successo alla tua amica, e mi é sembrata la cosa più giusta da dire in questa situazione"
Rispose lui, girando la testa dall'altra parte.
"Va bene lo ucciderò io, se posso".
Risposi io.
"Lasciatemi andare un attimo"
Dissi a Luke e all'altro ragazzo che mi tenevano in piedi.
"Sei sicuro di farcela? Sei ridotto molto male"
Mi disse Luke, poggiandomi per terra in piedi. Presi la spada che in quel momento era appesa sulla schiena di Luke grazie a dei laccu trovati per caso per terra.
Le mie braccia non appena afferrai la spada mi fecero estremamente male, ma niente poteva farmi più male di non poter vendicare per mano mia la morte della ragazza sempre sorridente con quelle due bombe al posto degli occhi.
"Ci vedremo all'inferno!"
Dissi io. Avevo una postura fiera di me stesso, in una mano stringevo il manico della spada più forte che potevo, mentre dall'altra stringevo ancora più forte la mia stessa mano. Il sangue colava come a picco da esse e io stavo in realtà a perdere la lucidità per colpa di tutto il sangue perso.
Alzai la lama in aria e con uno sguardo che poteva trafiggere qualsiasi anima buona, con quello sguardo con il quale mi ero sempre contraddistinto a Brommaka, fino ad essere conosciuto come Dark, il ragazzo cattivo, il ragazzo oscuro e tenebroso, da tutti, gli trafissi la testa con un colpo mortale e molto secco.
"Vendetta é finalmente compiuta, Carlotta"
Dissi tra me e me, pensando a lei nell'istante in cui gli tagliai la testa a quel mostro. Venni ricoperto di sangue, ma la sensazione che provavo era sensazione,mi sentivo come libero di un fardello che mi stava come bloccando.
Caddi in ginocchio, senza oramai più nemmeno un briciolo di forze. Diventai improvvisamente pallido, proprio da un momento all'altro, alzai lo sguardo verso Luke e gli altri e gli feci un sorriso strano, felice, ma allo stesso tempo piuttosto dolorante. Dopo il mio sorriso strano caddi a terra. Sembravo un morto nel vero senso della parola, bianco cadavere. Le ultime parole che ricordo, prima di svenire affianco al corpo senza gambe, ma soprattutto senza testa del mostro furono del mio salvatore.
"Ha perso molto sangue, bisogna assolutamente curarlo, altrimenti morirà dissanguato!"
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On the Edge of the Sword
Fantasy"Sono davvero intrappolato in questa dimensione? Perché? Ma, adesso... come faccio ad uscire da questo posto e soprattutto, cosa sono queste "spade"? Primo libro di una triologia, come presumo, che vede come protagonista Eclipse, un giovane ragazzo...