십칠

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"Sai Jihyun-ah" iniziò Jimin "Innamorarsi è una cosa bellissima. Una cosa che non si può descrivere a parole. All'inizio è un sentimento talmente inaspettato che non capisci nemmeno che si tratta di amore, ma poi inizi a domandarti che cosa ti stia succedendo e solamente dopo capisci che cosa stai provando. L'amore è una montagna russa. All'inizio sei al settimo cielo e poi in un secondo sei in caduta libera che si trasforma in una giravolta che ti stringe lo stomaco in una morsa infernale. Credo che sia soggettivo, da persona a persona. Io lo percepisco cosí, come una montagna russa, ma tu puoi provarlo in un altro modo"

Jihyun rimase sorpreso dalle parole del suo hyung, non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere

"Posso farti un altra domanda Hyung?" chiese cautamente

"Certo, sono tutt'orecchi"

"Come hai fatto a capire che quello che provavi per Jungkook fosse amore e non sono amore fraterno" chiese con calma il più piccolo. Era sempre stato curioso, sin da piccolo, ed era consapevole che quella domanda avrebbe fatto male al suo Hyung, ma la curiosità vinse sul buon senso

"È stato difficile capirlo" disse il biondo facendo una piccola pausa "All'inizio pensavo solo di volergli un bene immenso, come se fosse il mio fratellino, in fondo ha la tua stessa età. Un giorno durante un concerto lo vidi esibirsi sulle note di 'Begin', come ero solito fare mentre aspettavo il mio turno di esibirmi. Quando finí scese dal palco ed entrò nel backstage con un sorriso a trentadue denti, i capelli spettinati, il fiato leggermente corto ed un velo di sudore che gli imperlava la fronte. Ero abituato a vederlo in quello stato, ma quel giorno aveva un qualcosa di strano, sembrava più maturo del solito e le luci suffuse del backstage gli davano un aurea mistica, quasi angelica. Fu li che capí che il mio era amore e non solo un bene smisurato" disse Jimin ed in un batter d'occhio si ritrovò le braccia di suo fratello che gli circondavano le spalle

"Scusami hyung, non avrei dovuto farti questa domanda" disse il minore mentre asciugava le lacrime dalle guance del suo hyung, al contrario il piccolo pulcino non si era nemmeno accorto che aveva iniziato a piangere

"Andiamo a casa Jihyun-ah non voglio si faccia troppo tardi" disse Jimin alzandosi e con suo fratello tornò a casa

Una volta in camera si stese sul letto e si soffermò a guardare la sua camera. Lì capì una cosa: era pronto, voleva rivedere Jungkook e lo avrebbe chiamato in men che non si dica, aveva bisogno di lui.


Il mattino seguente Jimin si svegliò particolarmente di buon umore. La serata passata con suo fratello lo aveva fatto sfogare ed era proprio quello che gli serviva. Aveva in mente di chiamare Jungkook, ma prima voleva chiamare il suo capo per chiedergli se era d'accordo; in più quel giorno avrebbe avuto un'altra valutazione settimanale del lavoro svolto. Fortunatamente lui ne aveva una ogni due settimane siccome Bang Shiyuk non lo forzava a lavorare, ma doveva comunque produrre delle tracce.

Scese in cucina e si mise a fare colazione insieme alla sua famiglia. Suo padre era rimasto stupito dall'arrivo inaspettato del figlio tre mesi prima, ma tutto sommato era contento di vederlo girare per casa di nuovo dopo parecchi anni. Dopo la colazione Jimin si fece una doccia veloce e nel frattempo si preparò il discorso da dire al suo capo per cercare di convincerlo a dargli il permesso di chiamare Jungkook. Una volta in camera il biondino si vestì e si sedette sul letto. Avviò la chiamata ed aspettò ansiosamente la risposta del suo superiore.

"Pronto Jimin-ah" disse la voce di Bang Shiyuk dall'altro capo del telefono

"Salve PD-nim"

"Tutto bene Park? Come mai mi hai chiamato?"

"Si PD-nim tutto bene. Volevo chiederle una cosa" disse Jimin con la voce tremolante

"Dimmi tutto, ti ascolto" rispose il capo

Euphoria   *Jikook*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora