⌛Time's switch

757 39 18
                                    

Futuro

~🕡

Caleb si ritrasse indietro, scioccato, portandosi la mano a coprire la bocca e sentendo chiaramente la sua temperatura corporea alzarsi. Volse la schiena all'altro e non osò, seppur girato di schiena, alzare gli occhi da terra, trovando, improvvisamente,  molto interessanti i suoi piedi rispetto alla faccia di colui che aveva osato compiere un gesto tanto avventato. Dopo quelli che furono i secondi più imbarazzanti della sua vita, il giovane punk si riscosse, scuotendo la testa, senza però togliere la mano dalla bocca, ancora troppo scosso per l'esperienza appena vissuta. Scosse, per la seconda volta, la testa, portando questa volta ambe due le mani sui fianchi, sbuffando sonoramente, cercando in qualche modo di trovare il suo equilibrio interiore o un qualsiasi cosa che riuscisse a fermare il battito fin troppo accelerato del suo cuore. Stava dando ancora la schiena al ventiquattrenne, quando, senza preavviso, una risata gli echeggiò nelle orecchie; e non una risata flebile, constatò il moro, ma una risata vera e propria, rumorosa e fastidiosamente piacevole alle sue orecchie. Il ragazzino  voltò il capo, giusto per capire un attimo quello che stava succedendo -come se fosse riuscito a capire quello che era successo poco prima- ma lo spettacolo che gli si parò davanti era a dir poco incredibile: Jude, il grande coach della nuova Royal, era piegato in due sul divano a ridere di gusto -oltre al fatto che era riuscito a riprendersi gli occhiali ed ora stavano appoggiati sul comodino lì vicino-. Il motivo, intuì Caleb, doveva essere il suo palese imbarazzo al bacio -e qui le orecchie del quattordicenne avamparono, di nuovo- che l'affascinante rasta gli aveva dato qualche minuto fa. Rosso come un peperone, il moro distolse lo sguardo e incrociò le braccia al petto, piegando le labbra in modo da formare un broncio.

"Non è divertente." bofonchiò, sedendosi sul pavimento, non osando voltarsi nella direzione dell'adulto. Il punk era così intento a rimuginare e a insultare sottovoce l'ex-regista che non si accorse del silenzio improvvisamente calato nella dimora, né si accorse della presenza che, a passi lenti e studiati, si stava avvicinando sempre di più a lui, il quale, sorprendentemente, stava riuscendo a calmare il suo battito cardiaco; e ci sarebbe anche riuscito, se solo Jude non lo avesse abbracciato da dietro stile piovra, andando a circondargli tutto il petto, intrappolando le sue braccia tra le proprie. La differenza di stazza, dopotutto, era piuttosto evidente. Non che lo Sharp di quel tempo fosse un energumeno, fosse ben chiaro, ma sicuramente era molto più alto del suo se stesso di quattordici anni e la lunghezza delle braccia era tale che il ragazzo poteva tranquillamente "inglobare" l'altro ragazzino. Cosa che, per l'appunto, non aveva esitato a fare; e se Caleb per un momento era riuscito a riacquistare il controllo delle sue facoltà mentali, be', con l'abbraccio a sorpresa del più grande era completamente andato in error 404. Arrossì vistosamente per l'ennesima volta in quella giornata, non sapendo cosa avesse fatto nella sua vita di così grave da essersi meritato una punizione, seppur non così spiacevole, del genere, e strinse i denti, cercando di non rendere fin troppo evidente il suo imbarazzo. Il più piccolo si sentiva così fragile, in quel momento, che se gli avessero preannunciato di come gli eventi si sarebbero svolti, avrebbe sputato in faccia ai suoi interlocutori. Purtroppo per lui, quella situazione era così assurda e così reale allo stesso tempo che non poteva non sentirsi impotente. Si rattristò un poco a questi pensieri e subito si  arrabbiò con se stesso, rimproverandosi per quanto stupido e patetico fosse a lasciarsi andare in quel modo. Succube delle sue emozioni? Giammai.

Stupido, stupido Caleb pensò il castano, è solo uno stupido abbraccio. Ora riprenditi e fai vedere a 'sto qui di che pasta sei fatto.

"Sei rigidissimo. A che cosa stai pensando?"

Il quattordicene sussultò. Non si aspettava di sentire la voce del rasta così vicino al suo orecchio. Fin troppo vicino; era stato immerso nel suo flusso di pensieri talmente tanto che non si era reso conto di come l'ex-regista lo avesse stretto di più a sé e di come avesse appoggiato il viso sulla sua spalla. Gli sembrò solo in quel momento, infatti, di percepire le labbra dell'altro sulla sua pelle. Per questa sua mancanza, il punk si rimproverò mentalmente per la millesima volta: se quello Sharp voleva giocare al gatto e al topo, poteva stare certo che non sarebbe caduto nella sua trappola.

Scambio di Tempo ⏳Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora