⏳ Time's Switch

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Futuro

~🕣

Dopo la discussione che il Caleb giovane aveva avuto con il Jude più grande, il più piccolo era andato a farsi una doccia e, nonostante in quella giornata non avesse mangiato molto, egli non sentiva per nulla i morsi della fame che era solito provare quando, dopo una giornata di allenamenti, tornava a casa sfiancato. Il litigio avvenuto poco prima gli aveva serrato le pareti dello stomaco e il ragazzino sentiva che se avesse provato anche solo a masticare qualcosa, l'avrebbe rigurgitato pochi minuti dopo; e se, cocciuto com'era, Stonewall volesse tentare di non capire il motivo di quel suo malessere, in cuor suo si era già dato una risposta, e doveva porvi rimedio velocemente, in qualche modo. In fondo il crestuto odiava essere in debito con qualcuno, lo faceva sentire in una sorta di trappola, dato che quel qualcuno avrebbe sempre avuto una carta con cui potergli mettere le spalle al muro; e questo pensiero lo trovava profondamente fastidioso. Finito di vestirsi allora iniziò a rimuginare su tutto quello che era successo e prese a camminare avanti e indietro per il salotto in modo circolare, inquieto: se da una parte voleva andare a scusarsi con l'adulto per essersi comportato in modo stronzo, dall'altra il suo orgoglio gli diceva di non fare cretinate e di fregarsene. Fermatosi dal suo girovagare, Caleb cercò di analizzare le varie possibilità, ma più ci ragionava e più finiva solo con l'innervosirsi, forse a causa della stanchezza o dei sensi di colpa. Il ragazzino sperò vivamente che fosse la prima opzione, seppur, ormai, si disse che non aveva più senso autogiustificarsi.

"...fanculo." borbottò da solo a denti stretti, prima di andare a cercare la camera del Jude più grande. Dopo pochi minuti riuscì a trovarla e, in piedi davanti alla porta, il castano prese un profondo respiro.

Andiamo Caleb, adesso o mai più. Tanto la tua dignità è già andata a farsi fottere, non fare l'idiota e apri questa maledetta porta! pensò tra sè e sè, accorgendosi solo in quel momento di come fosse agitato. Il motivo preciso per il suo stato d'animo, in realtà, non riusciva bene a spiegarselo: forse era colpa della freddezza con la quale il rasta gli aveva parlato poco fa, oppure per il fatto che, da arrabbiato, Sharp risultasse ancora più autoritario di quanto non lo fosse normalmente; e da adulto, pensò il punk, la situazione non migliorava, in quanto l'altro sembrava acquisire un'aura decisamente minacciosa se lo si prendeva dal verso sbagliato, cosa nella quale Caleb era clamorosamente riuscito standoci assieme per pochi minuti. Buttando fuori velocemente il fiato, il più giovane aprì la porta, senza neanche bussare, ed osservò la situazione al suo interno: il ventiquattrenne era sdraiato sul suo letto mentre leggeva, aveva i capelli agghindati allo stesso modo di prima e il più giovane non lo aveva visto minimamente spostarsi quando aveva oltrepassato il tanto temuto varco, nè tantomeno riuscì a intravedere alcun movimento dei suoi occhi, fermamente impegnati a leggere il libro che sorreggeva con ambe due le mani. Irritato dal fatto che lo stesse palesemente ignorando, Caleb fu tentato di andarsene, ma fu fermato dal suo buon senso che gli suggerì di non farlo e di risolvere prima la faccenda.

Via il dente via il dolore, pensò, e iniziò dunque a parlare.

"Hey uhm," incominciò il crestuto, nel mentre che cercava le parole giuste "senti, so che stai leggendo e tutto, ma volevo dirti una cosa..." disse, portandosi una mano dietro alla testa, imbarazzato. Perchè al'improvviso si sentiva così a disagio? Il punk aspettò una qualsiasi reazione da parte del più grande, ma quando lo vide girare pagina iniziò seriamente a spazientirsi, stringendo i pugni. Se c'era una cosa che Caleb non sopportava, quella era di essere ignorato.

Calmati, ci perde lui, non tu. Se tu sei venuto a scusarti e a lui non gliene frega un cazzo poco male, ma tu avrai un peso in meno. Calmo...

Il ragazzino prese un profondo respiro, portandosi i palmi delle mani congiunti al mento e, tentando di reprimere il suo istinto omicida verso il rasta, continuò il suo discorso, cercando anche, nel frattempo, di ignorare la totale indifferenza dell'adulto nei suoi confronti e il suono delle pagine che continuavano ad essere girate -non avrebbe mai pensato che, un giorno, sarebbe riuscito ad odiare il rumore della carta-.

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