La mia schiena va a sbattere contro la superficie fredda del muro alle mie spalle, provocandomi dei brividi per tutto il corpo.
Alzo lo sguardo da terra per posarlo sui tre tizi davanti a me che mi sorridono con un ghigno stampato in faccia.
Prima che possa fare qualsiasi cosa due di loro mi bloccano le braccia al muro.
Quello in mezzo si avvicina a me prendendomi il viso tra le mani facendo voltare gli occhi su di lui.
-Ehi non ti faremo del male. Vogliamo solo prendere in prestito il tuo corpo.
-Stronzo!
Gli urlo sputtacchiandogli addosso, lui si allontana un po' per pulirsi poi mi guarda.
Sento la pressione sulle mie braccia farsi più forte fino a non sentirle più, come se fossero addormentate.
Il capo si riavvicina a me più velocemente e mi lascia uno schiaffo molto forte sulla mia guancia sinistra provocandomi una smorfia di dolore.
-Stai zitta Puttana! Dopo quello che sto per farti non avrai più voglia di vivere!
Dopo di che mi bacia e io senza più nessuna speranza ricambio disgustata più che mai.Sto permettendo a dei ragazzi di stuprarmi. Ho sempre odiato quella parola. Delle persone che usano la violenza su bambini o ragazze che non riescono a difendersi.
L'ho sempre considerata la cosa peggiore al mondo che una persona possa fare.
Eppure adesso sono qui in questo caspio di vicolo di New York.
Non posso, non riesco a reagire.
La voce mi è morta in gola, ho le braccia ferme e non mi sento più le gambe.
Non riuscirò più a vivere dopo stasera, verrò considerata una puttana dovunque vada da persone che non sanno la realtà.
Si ostineranno a credere a quello che gli dicono e mi tortureranno fino al punto in cui non metto fine alla mia inutile vita.
Dopotutto non sono mai stata considerata più di tanto fin da piccola. I miei genitori avevano occhi solo per mio fratello maggiore che a differenza mia è bravo in tutto.
Così appena mi era possibile presi il primo aereo per fuggire lontano da lì. Voltai pagina letteralmente, abbandonai tutta la mia famiglia e la mia città per trasferirmi a New York.
Ed è proprio qui dove pochi mesi dopo mi innamorai per la prima volta del mio ragazzo Dylan.
Quel pomeriggio gli avevo detto che sarei andata da Holland per passare un po' di tempo insieme.
Non lo sto incolpando.
Non è colpa sua se adesso sono qui.Riportai l'attenzione sul ragazzo davanti a me che ha infilato le mani sotto la mia maglietta e dentro i miei pantaloni.
Poi all'improvviso proprio quando mi ha tolto il reggiseno lo vedo scaraventarsi di lato, cadendo a terra.
Voltai lo sguardo verso la strada vedendo il mio Dyl abbastanza incazzato venire verso gli altri due ragazzi.
Appena non sento più la pressione sui miei bracci mi lascio scivolare a terra con la schiena nuda contro il muro.
Mi stringo le gambe al petto nascondendo la mia testa tra di esse lasciando scendere le lacrime sulle mie guance.
Dylan intanto ha sollevato per il colletto della maglietta il capo del trio e dandogli un pugno sul naso l'ha lasciato cadere a terra.
-Provate di nuovo a toccare la mia ragazza e vi massacro uno ad uno!
Sento qualche lamento da parte dei ragazzi e poi qualcuno si avvicina accovacciandosi davanti a me.
-Non mi toccare!
La voce incrinata e le lacrime agli occhi non nascondono la mia paura, anzi, il mio terrore.
-Ehi Amore. Sono io Dylan. Non mi riconosci?
Alzo leggermente lo sguardo dalle mie ginocchia incontrando quei due occhi di un marrone intenso.
Senza esitare un attimo notando che sono mezza nuda, si toglie la sua felpa per poi porgermela.
Me la infilo in fretta tirando su la zip fino al limite, poi mi catapulto tra le braccia di Dyl che mi stringe in un abbraccio.
-Ci sono io qui. Andrà tutto bene. Sei al sicuro. Finché sono al tuo fianco nessuno ti potrà ferire o toccare, te lo prometto.
Annuisco per poi alzarmi e camminare verso casa appoggiandomi a lui visto che le mie gambe non mi reggevano.
-Grazie Dyl. Se non fossi arrivato tu loro mi avrebbero...
Lascio la frase in sospeso facendogli intuire cosa sarebbe successo.
-Mi dispiace un sacco. È tutta colpa mia, non avrei mai dovuto lasciarti da sola.
Gli prendo il viso tra le mani voltandolo verso di me.
-È colpa mia invece. Avrei dovuto ascoltarti chiamandoti. Probabilmente se l'avessi fatto non sarebbe successo tutto questo.
-Non ti azzardare a dire che è colpa tua. Tu sei stata una delle tante vittime di quei mostri. Sono loro i veri colpevoli, non tu.
Lo guardo negli occhi per poi sorridergli continuando a camminare finché non raggiungiamo la nostra casa.Appena entriamo vado verso il bagno, ho voglia di farmi una doccia provando a cancellare dalla mia mente tutto quello che è successo questa sera.
Dopo alcuni minuti esco e mi vesto mettendomi direttamente il mio pigiama.
Mi dirigo verso la sala dove vedo Dylan seduto sul divano con lo sguardo rivolto verso il basso.
Mi siedo accanto a lui che appena nota la mia presenza si volta a guardarmi.
Con una mano mi mette una ciocca di capelli dietro all'orecchio per poi accarezzarmi la guancia.
-Stai meglio ora?
-No. Voglio stare con te.
Pochi secondi dopo sono stesa al suo fianco sul divano abbracciati, ma il suo sguardo si posa sulle mie labbra.
-Perché non mi baci?
-Dopo quello che è successo ho paura che non sia il momento miglior-
Alzo gli occhi al cielo prima di prendergli il viso tra le mani facendo scontrare le nostre labbra.
Quando ci stacchiamo ci guardiamo prima di scoppiare a ridere.
Grazie a lui oggi sono qui, non potrei vivere senza le sue battute o il suo amore.
Perché da sola non riuscirei a vivere dopo che metà del mio cuore è stato frantumato dalla mia infanzia.
Lui mi ha fatto andare avanti, mi ha insegnato a guardare in modo diverso la vita.
Non solo le cose negative.
Grazie Dylan O'Brien. Ti amo.Immagina su richiesta per _sangschnapp spero che ti piaccia❤️
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Immagina Multifandom
Short StoryUna delle tante raccolte di immagina multifandom che si trovano su Wattpad. Attori, personaggi, boy×boy e idol Ringrazio @epvphanv per la copertina Inizio la raccolta: 4/3/2019 Candidata ai Wattys 2019 per la categoria Fanfiction