Capitolo 37.

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Harry PDV.

Il viaggio in aereo durò meno del previsto, ma questo non fu affatto un sollievo visto che passai tutto il tempo a pensare a come avrebbero reagito i miei amici alla saputa di Sav. Insomma, mi preoccupò di più il fatto di come avrebbero potuto reagire con lei, piuttosto di cosa avrebbero pensato loro.

Sav dormì tutto il tempo, e grazie al cielo lo fece perché altrimenti avrebbe notato la mia espressioni preoccupata.

"Finalmente a casa! Resti qui stanotte?" Le chiesi mentre appoggiai i nostri bagagli a terra.

"No tesoro, è meglio che torni. Domani dobbiamo lavorare e qui non ho vestiti da lavoro. Magari domani"

All'inizio forse mi pesò un po' , però d'altro canto non potevo starle appiccicata al culo tutto il tempo.

"D'accordo. Vuoi che ti accompagni?" Le chiesi già tirando fuori le chiavi della macchina.

"Si grazie" rispose lei con il suo solito sorriso che spacca anche le pietre.

Durante il tragitto in macchina, le tenni la mano tutto il tempo e continuai a baciarle le nocche gelida a causa dell'insolito freddo parigino.

"Buonanotte piccola, sogni d'oro" le lasciai un lieve bacio sulle labbra. Ricambiò il bacio e chiuse la porta dietro di lei. Incominciai già a sentire la sua mancanza, come se non riuscissi a stare senza di lei nemmeno un secondo, era come respirare: indispensabile. Le scrissi subito appena mi precipitai a letto.

- se il letto ti sembra vuoto e freddo, sai dove trovarmi :-)

- Harry dormi che è tardi :*

- buonanotte bomba sexy, sognami

Aspettando una risposta che non arrivò mai, mi addormentai.

Savannah PDV.

Quando posai il cellulare, subito immagini di me è Luke cominciarono ad affiorarmi alla testa.

Luke che suona.

Luke che ride.

Luke in mutande.

No ok, no.

Decisi di prendermi un calmante, per evitare di avere problema a causa di quel fusto biondo. Inglese? Parigino? Ehm, sinceramente non seppi con certezza da dove provenisse però quegli occhi azzurri e quei capelli biondi non erano da perfetto inglesino. Ad ogni modo, decisi di chiamarlo, giusto per sapere se stesse bene. Digitai il numero, con un po' di ansia, dopo tre squilli rispose.

"Ehi ciao Sav, che bello sentirti, come mai questa chiamata?"

La sua voce calorosa mi penetrò le orecchie e non ne uscì più. Quasi mi dimenticai di rispondergli.

"Sav?"

"Si eccomi capo"

Ridacchiai per la ridicola affermazione che feci e lui fece lo stesso , ovviamente.

Non seppi come o perché, ma nonostante il pochissimo tempo che passai con lui, mi fece sempre sentire a mio agio. Come se potessi parlargli di ogni cosa, comportarmi naturalmente, essere me stessa senza vergognarmi. Era questo il bello del nostro rapporto, suppongo.

"Allora, io domani torno, hai tempo per un caffè e una canzone?"

Corrucciai le sopracciglia e risi.

"Canzone?" Chiesi perplessa, insomma, non c'entrava nulla.

"Si ne ho scritta una, e voglio sapere cosa ne pensi"

"Okay, va bene. Dopo pranzo va bene? Prima sono un po' occupata" gli chiesi dando un'occhiata all'agenda.

"Certamente, buonanotte bellissima."

Riattaccai e appoggiai il cellulare sul comodino. Mi voltai a guardare il posto vuoto alla mia destra e subito sentii la mancanza di Harry. Mi rigirai e rigirai fino a rilassarsi e a sprofondare nel sonno.

Fu uno strazio dover tornare a lavorare nonostante le felicità che provai quando mi offrirono questo posto. Non vidi e non sentii Harry dalla sera prima ma con grande certezza seppi che avrebbe varcato la porta del mio ufficio in un qualsiasi momento perciò mi tenni preparata. Come non detto, pochi minuti dopo, superò la reception ed entrò a salutarmi, con un caffè in mano.

"Ieri sei andata a letto tardi, perciò ti ho portato un caffè. Non vorrei doverti svegliare sopra questa marea di fogli" disse indicando sopra la mia scrivania. "Sei proprio disordinata".

"Grazie per il caffè, ma ora vai a lavorare fenomeno."

Dopo averi dato un bacio molto svelto e aver appoggiato il caffè di fianco al mio libro di appunti, uscì dal mio ufficio.

Mi allungai per prendere il cartoncino ancora fumante e per mia disgrazia, feci ribaltare il caffè sopra il libro.

"Cazzo, non ci voleva."

Dissi cercando di asciugare con una salviettina ciò che era rimasto dei miei appunti.

Tornai a lavorare, anche se con qualche goccia di caffè qua e la, ma non importa.

All'ora di pranzo io e Harry decidemmo di andare a pranzare in mensa, anche se il cibo non era dei migliori.

Restammo entrambi di poche parole, forse per l'orario tardo che facemmo la sera prima. Fatto sta che tornammo nei nostri uffici, dopo qualche scappatella al bagno.

Sentii squillare il cellulare e vidi il nome di Luke sullo schermo.

"Sono passato a prenderti scendi"

"Come fai a sapere dove lavoro?" Chiesi già alzandomi dalla sedia e mettendomi il cappotto.

"È sempre bene informarsi, dai muoviti."

Attaccò e lo raggiunsi di sotto, tutto di nascosto da Harry, non volendo causarli qualche attacco nervoso.

Secrets - Le cose che non saiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora