Capitolo 1
Anya
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Washington DC.
Ore 7:25 del 25 Febbraio 2019.Essere a capo della più grande Agenzia di spionaggio del paese non era esattamente ciò a cui Anya aspirava fin da bambina. Se alla tenera età di 7 anni le avessero chiesto cosa avrebbe voluto fare da grande, di sicuro non avrebbe risposto "Vorrei essere a capo della C.I.A", quello era poco, ma sicuro. Non fraintendete, Anya era una delle persone più serie e ligie al dovere che avreste mai potuto incontrare, ma il ruolo importante che le era stato assegnato andava a cozzare con il suo secondo lavoro e ciò aveva reso la sua vita, da qualche anno a quella parte, fin troppo incasinata. Per non parlare poi del fatto che, quando lei era nata – più o meno un paio di secoli prima – la C.I.A non esisteva ancora, ma questi erano dei dettagli trascurabili al momento. Anya Woods, trentatreenne da qualche mese – o almeno questo era ciò che avreste potuto trovare scritto nei suoi documenti – era riuscita a diventare una delle donne più influenti all'interno dell'agenzia nel giro di pochi anni e ciò l'aveva resa agli occhi dei suoi superiori una delle persone più adatte a ricoprire il ruolo di direttore della Central Intelligence Agency, ma quello non era l'unico lavoro che lei doveva svolgere. Il suo secondo lavoro, il più importante e quello conosciuto da una cerchia fin troppo ristretta di persone, consisteva nel ritrovare e assistere i mutanti che venivano rapiti ed utilizzati come cavie da laboratorio. Aveva fondato una scuola, un rifugio, per tutti coloro che – ignorati dal sistema che non li riteneva abbastanza importanti perché diversi – ne avessero avuto bisogno. La Woods Mansion era stata fondata agli inizi degli anni 80', grazie all'aiuto di sua sorella che le era stata vicina fin dall'inizio, quando nemmeno i loro genitori erano riusciti ad accettare ciò che erano diventate. Lei e Lexa avevano scoperto i loro poteri intorno ai dieci anni ed entrambe ne erano state spaventate. Ritrovarsi con degli artigli in osso che bucavano la pelle, e con la capacità di rigenerarsi della pelle ad ogni minima ferita, non era stato affatto facile. Aveva impiegato anni per accettarsi, al contrario di Lexa che, una volta presa coscienza di cosa erano diventate, aveva lottato per aiutarla a capire che, in ciò che le era successo, non c'era niente di sbagliato. Sua sorella era stata fondamentale, aveva fatto ciò che avrebbero dovuto fare i loro genitori, le aveva insegnato che non c'era niente di male nell'essere speciali. Gli anni a seguire Anya non li ricordava benissimo, era stato come se un vuoto avesse preso il posto di tutti i suoi ricordi, sia essi felici o tristi. Non riusciva a ricordare più nemmeno il volto dei suoi genitori ormai, solo l'odio e lo sdegno che aveva letto nei loro occhi era marchiato a fuoco nella sua mente. I coniugi Woods erano sempre stati molto legati alla religione e, Anya questo lo sapeva, non erano mai riusciti ad accettare il "maleficio" con cui Satana aveva deciso di punire le loro uniche figlie. Era stato difficile sia per lei che per Lexa crescere all'interno di quella famiglia, con la sensazione di vergogna ed inadeguatezza che aveva continuato a perseguitarla fino a quando, raggiunta l'età giusta, non era riuscita a scappare, lasciandosi tutto alle spalle. Non aveva fatto ritorno alla tenuta di famiglia fino a quando non aveva appreso che i suoi genitori erano trapassati a miglior vita, ciò era avvenuto una ventina di anni dopo la fuga da quell'orribile posto. Lexa era stata la prima a decidere di farvi ritorno, in modo da riscattare l'eredità e poter avere finalmente un luogo da chiamare casa. Lei invece ebbe bisogno di più tempo, non riuscì a mettere piede all'interno di quelle mura per almeno un altro paio di decadi, complice il dolore che la vista di quella casa le provocava ogni qual volta la sua mente provava a rievocare alcuni ricordi del suo passato. L'immortalità poteva essere considerata una cosa meravigliosa, ma per lei era sempre stata solo una condanna. I ricordi potevano anche annebbiarsi, o sbiadire lentamente, ma avrebbero sempre fatto parte di lei e sarebbero sempre stati dolorosi. Il tempo passava, le persone attorno a loro crescevano, invecchiavano, mentre lei e Lexa osservavano da lontano con l'eterna giovinezza a renderle immutabili. Gli anni comunque erano trascorsi inesorabili e, con il tempo, aveva capito che lei e Lexa non erano le uniche al mondo ad avere dei poteri speciali. Questa consapevolezza le aveva fatto crescere nel petto uno strano senso di protezione nei confronti di tutte le creature speciali che popolavano il pianeta, ma che avevano paura di mostrarsi a causa degli stereotipi sbagliati che continuavano a descriverli al mondo come dei pericoli, delle bombe ad orologeria pronte a esplodere ed eliminare il genere umano dalla faccia della terra, assurdo. Erano persone anche loro, meritavano gli stessi diritti dei comuni umani, ma il mondo non era ancora pronto. E così, decisa ad aiutare a donare un porto sicuro a tutti coloro che ne avessero avuto bisogno, si era fatta in quattro per costruire quel rifugio che adesso ospitava più di duecento persone tra bambini, ragazzi e adulti pronti ad aiutarsi l'un l'altro e desiderosi di scoprire ogni sfumatura dei doni che possedevano. Sua sorella aveva avuto ragione fin dall'inizio. Essere mutanti non era sbagliato, non erano degli errori genetici, erano solo speciali.
Essere direttore di una scuola per mutanti, però, non era affatto una passeggiata. L'aiuto che Lexa le dava era vitale per Anya, senza di lei non avrebbe potuto fare assolutamente nulla e di questo gliene sarebbe stata per sempre grata. Mentre lei si occupava dell'amministrazione, sua sorella ed una squadra speciale si dedicavano al salvataggio ed al recupero di mutanti che venivano prelevati dalle loro case per essere studiati come cavie.
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The Great Game
FanfictionIn un mondo corrotto, dove i pregiudizi sono alla base di tutto, è difficile mostrarsi per chi si è in realtà, soprattutto se ciò potrebbe mettere in pericolo la propria vita. Vivere nell'ombra o lottare per la luce? Questa era la domanda che da sem...