Capitolo 2
Lexa
L'atterraggio non era stato decisamente uno dei migliori e, inoltre, cercare di far mantenere la calma ad Anya, per evitare che si avventasse su di Raven non appena avevano messo piede sul suolo della tenuta Woods, era stata una vera impresa. Lexa aveva dovuto tirare fuori gli artigli per impedirle di fare qualche sciocchezza, letteralmente. La sua trasformazione era stata l'unica cosa che aveva fatto sì che sua sorella si calmasse, evitando di dare spettacolo davanti ad alcuni degli alunni che vivevano all'interno della scuola. Non sarebbe mai voluta arrivare a tanto, ma Anya non le aveva dato scelta. Comprendeva, in parte, la reazione della sorella, Raven a volte era capace di far impazzire anche la persona più paziente e comprensiva del mondo. Il suo carattere esuberante ed i suoi modi avventati spesso erano la causa di disastri a cui lei doveva porre rimedio, ormai ci era abituata, ma Anya no e ciò rendeva ogni loro incontro, anche se sporadico, una vera e propria guerra a colpi di frecciatine e dispetti. Quella consapevolezza l'aveva costretta a prendere la decisione di tenerle separate, voleva evitare inutili discussioni e concentrarsi sul vero motivo per cui erano lì. La vita di una persona, di una ragazzina, era nelle loro mani e non potevano permettersi distrazioni, dovevano agire e dovevano farlo il più in fretta possibile. Lexa conosceva molto bene il modus operandi della Mount Weather Pharmaceutical, era stata loro ospite per molti anni, purtroppo, ed erano stati proprio loro ad impiantare sia a lei che ad Anya uno scheletro in adamantio. Ricordava il dolore, la sensazione di impotenza, mentre il liquido le veniva iniettato dentro al corpo. Aveva desiderato di morire quel giorno, lo aveva desiderato con ogni fibra del suo corpo. L'idea che sua sorella avesse sofferto tanto quanto lei poi, le aveva reso tutto ancora più difficile. Si era odiata per ciò che le aveva fatto, Anya era stata vittima di Wallace a causa sua e non se lo sarebbe mai perdonata.
<< Lex? >> La voce di sua sorella riverberò nel silenzio tombale che avvolgeva il suo ufficio all'interno della Woods Mansion, i ricordi l'avevano assorbita talmente tanto che non aveva prestato la minima attenzione a ciò che stava succedendo attorno a lei. << Lexa, ti senti bene? >> Tornò a chiederle Anya, muovendo alcuni passi nella sua direzione in modo da poterla osservare meglio.
<< Stavo solo pensando... >> si lasciò sfuggire in uno sbuffo, portandosi una mano tra i lunghi capelli castani e scostandoseli dal viso, gli occhi socchiusi e puntati sui fascicoli aperti sulla sua scrivania. Non appena avevano raggiunto il suo ufficio, Anya non aveva perso tempo e, nel giro di mezz'ora, si era fatta inviare dalla sua informatrice tutto ciò che le sarebbe servito per localizzare la ragazza.
<< Che succede, Lex? >>
<< Niente Anya, non succede niente. >> Tagliò corto lei, non aveva voglia di far rivivere anche alla sorella gli orribili ricordi legati al loro passato, un passato che avrebbe sempre fatto parte di loro e che lei non avrebbe mai potuto cambiare in alcun modo. Uno sbuffo frustrato lasciò le sue labbra senza che lei potesse controllarlo, si accasciò stancamente sullo schienale della poltrona su cui era seduta e chiuse gli occhi.
<< Mount Weather è una fortezza invalicabile, >> parlò dopo alcuni minuti di silenzio, decisa a voler far tornare la conversazione su un piano strettamente professionale. Per il momento il passato poteva aspettare, avevano questioni più urgenti da affrontare. Lo sguardo che le rivolse Anya le fece capire che sapeva, sua sorella aveva capito cosa le stava succedendo, ma nonostante tutto, aveva deciso di lasciarle il suo spazio e di assecondarla. Non l'avrebbe costretta a parlare, non in quel momento almeno, e a lei andava bene così.
<< Dobbiamo solo capire come muoverci, >> prese la parola Anya, spostandosi di qualche passo e tornando a posizionarsi davanti alla scrivania, in modo da poter osservare meglio la piantina raffigurante l'intera struttura della clinica di Dante Wallace. << Siamo già entrate una volta, possiamo farlo ancora, >> continuò a dire, evitando di staccare gli occhi dalle carte abbandonate sulla sua scrivania.
<< Siamo già entrate, è vero, ma ricordi come è finita? >> Le disse in tono aspro, infastidita dalla leggerezza che aveva impregnato quelle ultime parole.
<< Non potrei mai dimenticarlo, ma eravamo giovani e tu eri talmente accecata dalla tua sete di vendetta che...>> la voce di Anya si spezzò all'improvviso, mentre il suo cuore si fermava a causa delle ultime parole che l'altra si era lasciata sfuggire senza neanche rendersene conto. Era evidente che se ne fosse pentita, ma ormai il danno era fatto e il dolore sordo che aveva cercato di sopprimere stava riprendendo a crescere dentro di lei.
<< Lexa, >> sua sorella cercò di rimediare all'errore commesso, ma ormai era troppo tardi, << stavolta non sarà così, stavolta staremo più attente. Conosciamo i loro punti deboli, dobbiamo solo sfruttarli e riusciremo a portare a termine la missione senza che nessuno si faccia male. >> Sproloquiò tutto d'un fiato, evitando di incrociare il suo sguardo e facendo correre le dita in modo febbrile sui fogli che ricoprivano il ripiano in mogano della scrivania. Lexa la osservava come se fosse un'estranea in quel preciso momento, non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. Anya le aveva rinfacciato la sua avventatezza, l'incoscienza con cui aveva agito quel maledetto giorno di trent'anni prima. Sapeva che l'altra aveva ragione, negarlo sarebbe stato davvero inutile, ma una cosa del genere se la sarebbe aspettata da chiunque tranne sua sorella. Anya era a conoscenza della sofferenza, del dolore che aveva provato.
<< Lexa, non volevo... io- cazzo! >> Imprecò a mezza voce, ma lei non aveva alcuna voglia di continuare quella conversazione, non più.
<< Ti ringrazio per la visita, Anya, ma adesso credo sia meglio che tu vada via. >> Le disse in tono piatto, decisa a porre fine a quel inutile tentativo di scuse. << Parlerò con la squadra e mi occuperò personalmente di studiare un piano, da sola, >> aggiunse, senza dare il tempo all'altra di intervenire in alcun modo e rimarcando in modo deciso quel "da sola". << Mi assicurerò di far tornare tutti a casa senza alcun graffio, salveremo la tua principessa e torneremo qui. >> Concluse e subito dopo si alzò dalla poltrona su cui era seduta, voltandosi in modo da dare le spalle ad Anya che, senza dire neanche una parola, sospirò e si incamminò verso l'uscita.
<< Anya? >> La richiamò lei non appena sentì la maniglia abbassarsi e la porta cigolare mentre si apriva lentamente.
<< Cosa? >> Domandò sua sorella, la voce ridotta ad un sussurro stanco. Era chiaro che avrebbe voluto dire molto di più, ma la conosceva abbastanza bene da sapere che non l'avrebbe fatto, non in quel momento almeno.
<< So che non volevi dire ciò che hai detto, ma avevi ragione... >> pronunciò in un sospiro mentre gli occhi le si chiudevano e nella sua testa riprendeva a vivere spezzoni di quell'orribile giorno di tanti anni prima. << È stata tutta colpa mia, ma ti prometto che non succederà mai più. >> Non appena l'ultima sillaba lasciò le sue labbra sentì distintamente il tonfo sordo della porta che si richiudeva, Anya se ne era andata.
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The Great Game
FanficIn un mondo corrotto, dove i pregiudizi sono alla base di tutto, è difficile mostrarsi per chi si è in realtà, soprattutto se ciò potrebbe mettere in pericolo la propria vita. Vivere nell'ombra o lottare per la luce? Questa era la domanda che da sem...