Capitolo 4 - Lexa

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Capitolo 4


Lexa

***



Non riusciva ancora a capire come avesse fatto a convincerla, ma adesso che si ritrovava davanti alla porta del suo vecchio appartamento, quello che aveva condiviso per anni con Anya, non poteva far altro che ammettere a se stessa che, per l'ennesima volta da quando la conosceva, Raven era riuscita a farle fare ciò che voleva. Da quando il giorno prima si era presentata all'interno del suo ufficio, imprecando contro sua sorella ed il suo orribile caratteraccio, la latina non aveva fatto altro che sbraitare e sbuffare cose senza senso. Solo dopo aver sbollito tutta la rabbia, che l'incontro con Anya le aveva causato, Lexa era riuscita a capire cosa fosse realmente successo. Sua sorella era tornata all'interno della scuola, ma anziché andare da lei e parlarle, complice il fatto di non volerla rivedere subito dopo la discussione avuta quella stessa mattina, aveva preferito usare Raven come messaggera. I modi di fare di Anya, soprattutto nei confronti della latina, erano sempre fin troppo bruschi ed altezzosi, ma Lexa sapeva benissimo cosa si celava dietro a quel muro di burbero distacco ed apatia che, da anni ormai, caratterizzavano sua sorella. Ovviamente però, a Raven non era andato giù il fatto di essere usata a quel modo. C'erano volute ore prima che la donna si calmasse e riuscisse a riferirle per filo e per segno ciò che Anya le aveva detto, e Lexa era certa che il rossore che le aveva colorato le guance durante il racconto non fosse stato dettato solo dalla rabbia e dal risentimento che provava per sua sorella, no, decisamente. Aveva comunque evitato di girare il coltello nella piaga, limitandosi ad ignorare quel piccolo dettaglio che, in quel preciso momento, era stato davvero irrilevante.
Un sospiro lasciò le sue labbra mentre, sbattendo le palpebre in maniera quasi nervosa, tornava con i piedi per terra. Era da più di mezz'ora che osservava il numero in ottone che spiccava al centro della porta in mogano, non aveva ancora avuto il coraggio di bussare. Perché sì, nonostante sentisse le chiavi di casa bruciare all'interno della tasca del cappotto che indossava, non aveva alcuna intenzione di utilizzarle. Continuò a fissare il legno scuro fino a quando una voce non risuonò ovattata al di là della porta, facendola sobbalzare per la sorpresa.
<< So che sei là fuori, Lex. >> Sentì dire dalla voce bassa e roca di Anya, << riesco a sentire il rumore dei tuoi pensieri anche da qui, perché non entri? So benissimo che hai ancora le chiavi... >> continuò a dire in tono piatto e distaccato, era ovvio che sua sorella si stesse comportando in quel modo solo perché si sentiva in colpa, il suo distacco era un meccanismo di difesa che tirava fuori ogni qual volta ne sentiva il bisogno. Lexa sapeva che Anya non avrebbe mai voluto dirle quelle cose il giorno prima, ma le aveva dette. Quelle parole erano uscite dalle sue labbra e l'avevano ferita, non sarebbe riuscita a fingere il contrario, non poteva. Ogni volta che chiudeva gli occhi riviveva in un loop infinito quell'orribile giorno che le aveva strappato via la persona che più amava al mondo, ed Anya aveva ragione dopotutto, era stata davvero colpa sua. Diede le spalle alla porta di quel vecchio appartamento e si accasciò contro la parete fredda di fianco ad essa, sentiva le gambe molli ed il respiro farsi sempre più corto. Non voleva farsi vedere così debole e fragile da sua sorella, non voleva che vedesse quanto in profondità erano riuscite ad arrivare le sue parole. Prese un respiro profondo e poggiò la testa contro al muro, puntando gli occhi contro il soffitto in modo da impedire alle lacrime di scendere lungo le guance. Rimase in silenzio per un po', ed anche Anya fece lo stesso, dandole il tempo necessario per tornare lucida e concentrata.
<< Non ho le chiavi, >> si limitò a dire dopo un po', quando fu certa che la voce non avrebbe tremato nel pronunciare quella stupida bugia. In risposta ottenne solo il click della serratura che scattava, giusto un attimo prima che la porta si aprisse rivelando il volto pallido di sua sorella. Anya aveva delle occhiaie violacee che spiccavano sotto agli occhi color cioccolato, i lunghi capelli biondi erano acconciati in una crocchia fin troppo disordinata e, dall'espressione stanca che aveva in viso, si capiva che non aveva chiuso occhio quella notte, o forse le notti insonni erano molte più di una. Indossava ancora i vestiti del giorno prima, non si era cambiata e ciò stranì Lexa. Non era da Anya.
<< Di cosa volevi parlarmi, >> si costrinse a dire, mordendosi la lingua per non pronunciare altre parole che non riguardassero il motivo per cui si trovava lì in quel preciso momento. Non voleva far capire alla sorella quanto vederla in quello stato l'avesse preoccupata.
<< Non qui, >> disse Anya scostandosi da davanti all'entrata e mettendosi di lato, in modo da farla passare, << entra. >> Aggiunse e lei non si oppose, facendo esattamente come le era stato detto. Varcò la soglia d'ingresso e si osservò attorno, facendo vagare lo sguardo sul soggiorno e sui mobili che lo arredavano. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta in cui ci era stata, ma non era cambiato niente, ogni cosa era rimasta al suo posto, così come lei la ricordava. Il tonfo sordo della porta che si richiudeva la distolse dai pensieri che stavano per tornare a farle visita, attirando nuovamente la sua attenzione sulla figura trasandata di Anya che in quel momento la fissava in silenzio, le braccia incrociate sotto al seno e la schiena poggiata sulla superficie in legno della porta ormai chiusa.
<< Raven ha detto che era importante, ed io inizio a pensare che avesse ragione, altrimenti non mi avresti fatta venire qui, o sbaglio? >> Fu lei a rompere nuovamente quell'insopportabile silenzio che era tornato ad avvolgerle, sentiva il bisogno di riempirlo, o sarebbe impazzita. Era già abbastanza difficile per lei rimanere all'interno di quell'appartamento, così pieno di ricordi e fotografie che immortalavano un passato fin troppo lontano e irraggiungibile, non sarebbe riuscita a gestire anche il silenzio colmo di sensi di colpa e di rammarico che stava assalendo Anya.
<< Era l'unico posto sicuro che avevo, non potevo permettere che qualcuno mi trovasse. >> Iniziò a dire sua sorella, evitando di far incrociare i loro occhi e mantenendo lo sguardo puntato sul pavimento scuro. Osservandola attentamente, con la testa bassa e i ciuffi biondi che le incorniciavano il viso, le profonde occhiaie sotto agli occhi e le spalle talmente afflosciate che sembravano sopportare il peso di tutto il mondo, le faceva quasi tenerezza. Era davvero successo qualcosa di grave, Anya odiava mostrarsi così debole e fragile. << La mia copertura alla C.I.A. è compromessa, c'è una talpa all'interno dell'agenzia. >> Snocciolò senza mezzi termini, andando dritta al punto.
<< Come fai a saperlo? Chi te l'ha detto? Chi è? >> Domandò preoccupata e tutto d'un fiato, incapace di trattenersi.
<< Blake è sotto copertura all'interno di Azgeda, è diventato la guardia del corpo di Nia Queen da mesi ed è riuscito ad ottenere la sua completa fiducia.. >> la informò sua sorella, aggiornandola su ciò che si era persa durante quel periodo di separazione che le aveva costrette a stare lontane l'una dall'altra. << C'è stata una riunione la settimana scorsa, Bellamy ha sentito una conversazione tra Nia e qualcuno all'interno del mio dipartimento. Ci sarà un evento questo fine settimana, una raccolta fondi per la M.W.P. >> Aggiunse subito dopo, << vogliono approfittarne per prelevare tutti i mutanti che vi presenzieranno, me compresa. >> Terminò, continuando a mantenere lo sguardo puntato a terra. Quelle parole colpirono Lexa come uno schiaffo in pieno viso, facendola barcollare in cerca di un appoggio.
<< Non avrai intenzione di andare, vero? >> Le domandò di getto, il tono di voce intriso di apprensione.
<< Non ho altra scelta, Lex, >> mormorò Anya, << se mancassi saprebbero che le voci sul mio conto sono vere. Per adesso sono solo questo, voci, chiacchiere. La mia assenza però, quella desterebbe fin troppi sospetti. Per non parlare poi della copertura di Blake, non voglio rischiare che qualcuno si insospettisca, perderemmo un enorme vantaggio su di loro. >>
<< Oh, stronzate! Ti farai uccidere, Anya. >> Cercò di farla ragionare lei. << E fanculo Blake! Il damerino sa cavarsela benissimo, e lo sai. >> Sibilò inacidita, gesticolando in modo sempre più animato.
<< Lexa, che tu lo voglia o no, io andrò a quell'evento. >> S'impuntò sua sorella, alzando finalmente lo sguardo e puntando le iridi castane su di lei, la mascella serrata e le labbra tese in una linea dura.
<< Ho bisogno di saperti al sicuro, non posso perdere anche te, okay? >> Sputò fuori con voce strozzata, sentiva la rabbia crescere dentro di lei, non avrebbe permesso in alcun modo che sua sorella finisse nelle mani di quel viscido verme di Cage Wallace, non più. Anni prima era stata colpa del padre, adesso era il figlio, la mela non cade mai lontana dall'albero però, e Lexa non osava immaginare cosa avrebbero potuto fare adesso. Gli anni erano passati, la tecnologia e la scienza avevano fatto passi da gigante, nessuno poteva sapere cosa tenevano nascosto all'interno di quell'orribile struttura, ma non era intenzionata a scoprirlo o a farlo scoprire ad altri, specialmente ad Anya. Non importava cosa avrebbe dovuto fare per impedirlo, lo avrebbe fatto.
<< Non posso morire, Lex, >> cercò di tranquillizzarla Anya, non appena si rese conto di ciò che stava accadendo all'interno della sua testa.
<< Sai che non è così, >> il tono aspro con cui pronunciò quella frase fece sobbalzare l'altra, vide chiaramente il momento in cui sua sorella comprese a pieno ciò che le aveva appena detto. Era come se, per un attimo, avesse dimenticato tutto quello che avevano vissuto in passato, e proprio a causa della famiglia Wallace.
<< Quel siero non ha mai funzionato! >> Le fece presente Anya, decisa a voler smontare qualsiasi teoria stesse nascendo all'interno della sua mente.
<< Hanno avuto anni per perfezionarlo, chi ti garantisce che adesso non abbiano trovato una soluzione per rimuovere i nostri poteri, eh? >> Sibilò in risposta, ma l'altra scosse la testa mentre un sospiro stanco lasciava le sue labbra. Lexa la vide portarsi una mano sulla fronte, le lunghe dita poggiate su un lato di essa, a massaggiarsi la tempia destra.
<< Io andrò a quell'evento, Lexa. >> Pronunciò qualche minuto dopo in tono solenne, decisa a porre fine a quella discussione, ma lei non era affatto d'accordo, non si sarebbe arresa tanto facilmente.
<< Anya, tu- >> ma il suo tentativo di opporsi venne bloccato prontamente dalla voce alterata di sua sorella che, stanca, voltò il capo nella sua direzione e la fulminò con lo sguardo, mettendola a tacere.
<< Smettila di preoccuparti per me! Piuttosto, ci sono novità sul caso che ti ho assegnato? Cos'hai intenzione di fare per quanto riguarda Clarke Griffin.? >> La discussione l'aveva assorbita talmente tanto che per un istante aveva dimenticato completamente l'esistenza della ragazza appena nominata. Uno sbuffo infastidito lasciò le sue labbra mentre, con passo pesante, iniziava a percorrere a grandi falcate il soggiorno.
<< Raven ha scoperto come farci entrare all'interno della struttura senza che nessuno si accorga di noi, >> riferì in tono piatto, << ci sono dei tunnel sotterranei, collegano vari punti della città tra di loro, sono in disuso da secoli. Nessuno si accorgerà di noi se passiamo da lì, faremo un lavoro pulito e la tua adorata Principessa sarà a casa prima di mezzanotte, così da non perdere la sua preziosa scarpetta di cristallo. >> Aggiunse subito dopo, gesticolando in modo fin troppo plateale ed accompagnando il tutto con un sorriso falso e senza il minimo accenno di divertimento.
<< Sembra tutto fin troppo semplice, >> commentò Anya, evitando di dar peso al suo ultimo commento. << Cosa mi stai nascondendo, Lex? >> Gli occhi della donna si assottigliarono con diffidenza nel pronunciare quella domanda, si era accorta che qualcosa non andava, non era stupida e Lexa questo lo sapeva benissimo.
<< Abbiamo bisogno di una talpa all'interno della clinica, >> si decise a dire dopo interi minuti di pesante silenzio, << ci sono delle telecamere posizionate appena fuori le uscite dei tunnel, per non parlare di quelle presenti lungo tutto il percorso per raggiungere la stanza dove tengono rinchiusa la ragazzina. >> Sbuffò fuori infastidita, << ma non preoccuparti, Raven ha pensato a tutto, >> la tranquillizzò non appena vide gli occhi di sua sorella allargarsi per lo stupore.
<< Raven ha pensato a tutto? >> Domandò Anya di getto, tentando di celare il nervosismo che quell'informazione appena ricevuta le stava causando. Lexa si accorse immediatamente del cambio d'umore di sua sorella, era bastato nominare la latina e gli occhi scuri della donna erano balzati subito su di lei, in attesa che le spiegasse meglio ogni cosa riguardo il piano della giovane professoressa. Stava giusto per spiegarle in cosa consistesse, quando un pensiero le attraversò la mente. Fu un attimo, d'improvviso ogni cosa sembrava essere tornata al suo posto. L'idea che le era appena venuta poteva essere una delle più stupide che avesse mai avuto, ma allo stesso tempo, poteva essere anche una delle più brillanti. C'era solo un problema, o per meglio dire una persona, che le impediva di mettere quell'assurdo piano in pratica, ma era certa che sarebbe riuscita a trovare una soluzione anche a quello.
<< Credo di aver appena avuto un'idea, An, >> si decise a dire in fine, << ma non ti piacerà affatto, >> aggiunse subito dopo mentre un sorrisetto sghembo le faceva incurvare le labbra, dandole un'aria fin troppo spensierata rispetto alla situazione in cui si trovavano in quel momento. Anya la fissò in silenzio, gli occhi che si spostavano lungo tutto il suo corpo, prima di posarsi definitivamente sulle sue iridi, in attesa che le spiegasse meglio cosa le fosse appena venuto in mente.
<< Devi solo promettermi che non farai niente di stupido, ho bisogno che tu ti fidi di me... e di Raven. >> Il nome della latina uscì strozzato, un borbottio indistinto sibilato a mezza voce, ma sua sorella lo sentì lo stesso e se ne accorse dal modo in cui il suo corpo si irrigidì.
<< Assolutamente, NO! >> Sbottò infatti la bionda, la testa che oscillava da una parte all'altra in modo da accentuare il suo disappunto. Lexa fece roteare gli occhi al cielo, la reazione della donna era identica a quella che aveva immaginato.
<< Sai che è un piano perfetto! >> S'impuntò lei, decisa a farla ragionare.
<< Ho detto di no, e il caso è chiuso. Non manderò Raven a farsi ammazzare, Lexa! >> E detto ciò uscì dal soggiorno, percorrendo a grandi passi il corridoio che l'avrebbe portata dritta in quella che lei sapeva essere la sua camera da letto.
<< Anya, >> la richiamò, sbuffando fuori tutta la sua frustrazione. Sua sorella era cocciuta, molto più di lei, e quel lato del suo carattere, in momenti come quello, la faceva davvero impazzire. << Che tu lo voglia oppure no, Raven prenderà il tuo posto a quello stupido evento! Vuoi salvare la ragazzina? Beh, eccoti servita. >> Urlò in direzione del corridoio, << adesso smettila di fare l'idiota e prendi le tue cose, non ti lascerò qui da sola quando qualcuno, Dio solo sa dove, sta cercando un modo per ucciderci tutti! >> Concluse, il tono di voce sempre più alto ed alterato. Non ottenne alcuna risposta da parte di sua sorella, solo silenzio alternato a sbuffi ed imprecazioni che interpretò come una piccola vittoria. Quel round lo aveva vinto lei, Anya l'avrebbe seguita, ma il week-end era ancora lontano e, Lexa ne era sicura, quella conversazione non sarebbe finita lì. Per il momento, comunque, si sarebbe accontentata. Avere di nuovo sua sorella sotto allo stesso tetto l'avrebbe tranquillizzata, poteva tenerla d'occhio ed assicurarsi che niente e nessuno le facesse del male. Quella consapevolezza le fece sentire il cuore più leggero.

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