Capitolo 8
Lexa
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Lexa si svegliò di soprassalto, con il respiro affannato ed il cuore che le batteva forte nella cassa toracica. Si tirò su di scatto, mettendosi a sedere e passandosi le mani tra i capelli per scostarli dal viso. La fronte era imperlata di sudore e sentiva alcune goccioline percorrerle la spina dorsale, aveva così caldo e si sentiva così confusa. Fece vagare lo sguardo per tutta la stanza, senza riuscire a riconoscere niente di ciò che l'arredava. Come se quella non fosse stata camera sua. La vista appannata non le faceva mettere a fuoco le immagini davanti a sé, l'unica cosa che riusciva a vedere nitidamente erano un paio di occhi azzurri che la mente continuava a rievocare in un loop continuo ogni volta in cui sbatteva le palpebre. Non capiva a chi potessero appartenere quegli occhi così tristi e opachi, tormentati da qualcosa di cui lei non era a conoscenza, ma allo stesso tempo così intensi da mozzarle il fiato. Prese un respiro profondo e serrò le palpebre, cercando di svuotare la mente da quella sensazione di intorpidimento e confusione che solo il sonno poteva causare. "Era solo un sogno", continuava a ripetersi in testa, cercando di convincersi che quegli occhi in realtà non esistessero. Eppure le erano sembrati così reali, e così tristi. Sbuffò infastidita e scosse la testa nel vano tentativo di scacciare via l'immagine vivida di quelle iridi azzurre, doveva tornare in sé e smetterla di farsi trascinare a fondo dalla sua fervida immaginazione. Era stato soltanto un sogno, prima o poi se ne sarebbe fatta una ragione e si sarebbe dimenticata di quegli occhi. La sua attenzione venne attirata da un lamento infastidito, era stata così presa da quel sogno assurdo da essersi dimenticata della presenza di Raven accanto a sé. La latina dormiva placidamente su di un fianco, i lunghi capelli castani le ricadevano sulle spalle ed il corpo nudo era coperto solo da un lenzuolo fin troppo fino per quel periodo dell'anno. Eppure la ragazza non sembrava sentire freddo mentre, avvolta in quel misero pezzo di stoffa, riposava indisturbata. Lexa continuò ad osservarla per un lasso di tempo indefinito, analizzando ogni minimo particolare di quel corpo meraviglioso che, fino a poche ore prima, era stato stretto dalle sue mani. Si abbassò lentamente, stando attenta a non svegliarla mentre poggiava il gomito sul cuscino e si portava la mano sinistra a sorreggersi il capo. Guardò attentamente il viso rilassato della latina e fece scorrere la mano destra su di esso, scostando una ciocca bruna che lo copriva. Era così bella, per anni si era chiesta per quale motivo tra di loro non fosse mai nato niente. Sarebbe stato tutto molto più facile per entrambe, invece lei continuava a struggersi per un amore che non avrebbe più potuto avere, mentre l'altra aveva deciso di privarsene per colpa della delusione che aveva vissuto in passato. Erano due stupide, fin troppo testarde per permettersi di cedere alla debolezza di quel sentimento così potente da renderle vulnerabili. Lexa sapeva, però, che Raven vi avrebbe ceduto volentieri a quel sentimento. Lo avrebbe fatto se solo sua sorella non si fosse tirata indietro anni prima, abbandonandola subito dopo una delle missioni più pericolose che la sua squadra avesse mai affrontato. Lexa non era a conoscenza di tutta la storia, ricordava solo la telefonata che aveva ricevuto da uno dei suoi agenti, il quale l'avvertiva che la missione era compromessa e che Anya non rispondeva da ore. Non era riuscita a scoprire niente una volta atterrata sul suolo Russo, sua sorella aveva raggiunto il punto d'estrazione per ultima, la morte dipinta in viso ed il corpo di Raven stretto tra le braccia. Non aveva detto niente, non le aveva spiegato perché la ragazza si trovasse lì anziché a scuola, al sicuro. Era bastato solo uno scambio di sguardi tra di loro per farle capire che, qualsiasi cosa fosse successo, l'altra non avrebbe mai parlato. Anya aveva abbandonato la squadra poche ore dopo, senza dire una sola parola che non riguardasse la missione. Raven, invece, aveva preferito evitare di parlarne fin dal principio. Lexa ricordava il momento in cui la latina si era risvegliata, il modo in cui i suoi occhi avevano vagato per la stanza, in cui era stata trasportata per le medicazioni, in cerca di qualcuno che purtroppo se ne era già andato. Non le aveva detto niente, non una parola nemmeno sul perché si trovasse a Mosca. Nonostante tutto, però, sapeva che qualsiasi cosa fosse successa durante la missione in Russia, sua sorella aveva ferito la latina nel profondo. Anya da quel giorno era sparita, aveva lasciato la scuola e l'intera squadra di recupero nelle sue mani pur di allontanarsi e dedicarsi al suo lavoro alla C.I.A. Se ne era andata senza voltarsi indietro, lasciandosi tutto e tutti alle spalle, soprattutto Raven che da quel giorno non era più stata la stessa persona. Quello che era successo tra di loro poi, era stata solo una conseguenza dettata, in parte, dalle azioni di Anya. Se sua sorella fosse rimasta, probabilmente, lei e la latina non avrebbero mai cercato conforto l'una tra le braccia dell'altra nel vano tentativo di ricomporre i pezzi ormai distrutti del loro cuore. Lexa socchiuse gli occhi e fece scorrere la mano lungo tutto il profilo della giovane donna al suo fianco, percorrendo con il dito gli zigomi alti, prima di passare al naso ed infine alle labbra piene e rosse. Qualsiasi cosa fosse successa durante quella stupida missione, di una cosa era certa, Anya aveva rinunciato alla persona migliore che le potesse capitare. Contemplò il volto rilassato di Raven per qualche altro istante e poi, facendo attenzione a non svegliarla, si alzò dal letto, afferrò i primi indumenti che vide all'interno del suo armadio e si rivestì rapidamente. Aveva bisogno di uscire e di prendere una boccata d'aria, non le importava che fosse tardi e che fuori il sole fosse già calato da un pezzo. Recuperò un paio di scarpe da ginnastica e, dopo aver afferrato una delle sue felpe preferite, si incamminò verso la porta. Infilò le scarpe solo una volta uscita, aggiustandosele mentre si sosteneva con la mano alla parete color crema del corridoio.
<< Stavo cercando proprio te, >> sentì dire all'improvviso da una voce a lei fin troppo familiare, si voltò di scatto ed i suoi occhi chiari si scontrarono con la figura di Anya che stava salendo le scale a pochi metri da lei.
<< Credevo stessi dormendo, >> si limitò a dire Lexa, prima di darle nuovamente le spalle ed abbassarsi, tornando a sistemarsi i lacci delle scarpe.
<< Potrei dire la stessa cosa di te, >> rispose l'altra, il tono di voce più duro del solito, << dove stai andando? >> Aggiunse subito dopo mentre, passo dopo passo, si faceva sempre più vicina.
<< Ho solo bisogno di prendere un po' d'aria, pensavo di uscire in giardino... >> spiegò in modo piatto, accompagnando il tutto con una scrollata di spalle mentre si rialzava da terra. I suoi occhi tornarono a puntarsi sul volto di sua sorella solo quando quest'ultima le fu di fronte. Non appena le sue iridi chiare si scontrarono con quelle castane dell'altra un brivido le percorse la spina dorsale, era successo qualcosa. Il viso di Anya era una maschera di cera, così come il suo corpo fin troppo rigido e posato, ma i suoi occhi, quelli tradivano ogni sua emozione, mostrando a Lexa una verità a cui temeva di non essere pronta.
<< Ho bisogno di parlarti, >> sua sorella prese la parola un attimo prima di lei, confermando le sue supposizioni.
<< Cosa è successo? >> Le chiese di getto, la curiosità ad impregnarle il tono di voce, voleva sapere.
<< Non qui, >> l'ammonì Anya, facendo vagare lo sguardo lungo il corridoio, come se temesse che qualcuno potesse sbucare fuori all'improvviso o, nel peggiore dei casi, stesse origliando il loro scambio di battute. << Vediamoci nel mio ufficio, >> la istruì, << ho bisogno della squadra al completo, dobbiamo avvertire anche gli altri. >> Le disse poco prima di voltarsi e darle le spalle, probabilmente diretta al suo ufficio collocato al piano inferiore.
<< Cosa? Anya! >> La richiamò lei, afferrandole un braccio e strattonandolo in modo da farla voltare nuovamente nella sua direzione. La mascella di Anya si indurì impercettibilmente, un riflesso a malapena visibile, ma che lei colse chiaramente. << Spiegami cosa cazzo sta succedendo. >> Sibilò tagliente ad un soffio dal suo viso.
<< Ho detto non qui, >> le rispose allo stesso modo sua sorella, gli occhi ridotti a due fessure, << avverti gli altri, ti aspetto nel mio ufficio. >> Ordinò prima di strattonare il braccio, cercando di sfilarlo dalla presa ferrea della sua mano.
<< Anya! >> Protestò furente, il tono di voce decisamente più alto a rimbombare in tutto il corridoio. Socchiuse le labbra, decisa a scoprire cosa le stesse nascondendo la sorella, ma il rumore di una porta che si apriva alle sue spalle la interruppe. La testa di entrambe scattò in direzione del suono appena udito, cercando di capire chi le avesse appena interrotte mentre, con il corpo teso e la guardia improvvisamente alta, speravano di non essere state sentite. Il silenzio calò tra di loro, pesante come un macigno, innervosendo Lexa più di quanto non fosse già. Poi una voce riecheggiò lungo il corridoio, facendola sospirare di sollievo non appena la riconobbe.
<< Lex, è tutto apposto? >> Era solo Raven.
<< Reyes, >> mormorò Anya, il tono di voce ridotto ad un sussurro mentre i suoi occhi si posavano sulla figura della latina. Fu solo un attimo, ma Lexa riuscì a vederlo chiaramente quel velo di delusione, misto a rimorso, che attraversò gli occhi di sua sorella. Durò un solo istante, un battito di ciglia, poi la donna si schiarì la voce e riacquistò la maschera di fredda indifferenza che da sempre la caratterizzava, << vi aspetto nel mio ufficio, avvertite gli altri. >> Istruì gelidamente. Poi si voltò, dando le spalle ad entrambe ed incamminandosi verso la rampa di scale che l'avrebbe portata al piano inferiore, lasciando sia lei che Raven da sole nel corridoio vuoto di quell'ala della tenuta Woods.
Solo quando si voltò verso Raven, ed il suo sguardo si scontrò con il corpo seminudo della latina, coperto solo da quel misero lenzuolo che l'aveva avvolta mentre dormiva beata nel suo letto, Lexa riuscì a capire meglio il vero significato dietro allo sguardo ferito di sua sorella. Anya aveva capito. Sapeva che anche Raven era giunta alle sue stesse conclusioni, ma a differenza sua, la giovane latina non sembrava affatto turbata. Era come se non le importasse, anzi, sembrava quasi compiaciuta e ciò la stranì non poco. Non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere da parte di Raven, non dopo che entrambe erano state così attente a non farsi scoprire, soprattutto da Anya. Lexa non riusciva davvero a capire, ma in quel momento non aveva davvero il tempo per pensarci. Doveva avvertire il resto della squadra e raggiungere sua sorella, i problemi di cuore li avrebbe affrontati più avanti, prima doveva scoprire cosa stesse succedendo e per quale motivo Anya avesse bisogno di riunire l'intera squadra in piena notte.
<< Cosa sta succedendo, Lexa? >> La richiamò Raven.
<< Non ne ho idea, ma ho intenzione di scoprirlo. >> Le disse prima di darle le spalle ed incamminarsi verso le scale, proprio come aveva fatto sua sorella pochi minuti prima. << Vestiti ed avverti gli altri, qualsiasi cosa sia successa, Anya non parlerà fino a quando non ci vedrà tutti nel suo ufficio. Ti aspetto lì, >> aggiunse e, senza aspettare una risposta da parte della latina, corse giù per le scale.
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The Great Game
FanfictionIn un mondo corrotto, dove i pregiudizi sono alla base di tutto, è difficile mostrarsi per chi si è in realtà, soprattutto se ciò potrebbe mettere in pericolo la propria vita. Vivere nell'ombra o lottare per la luce? Questa era la domanda che da sem...