La nebbia si diradava sulle colline permettendo ai primi raggi di sole di filtrare e illuminare quel piccolo angolo di mondo.
Adam rimase a guardare l'alba dal suo porticato con una tazza di caffè ormai freddo in mano.
Spesso gli capitava di perdersi osservando il panorama che la sua casa offriva o semplicemente fissando il vuoto, dimenticandosi di tutto e di tutti. Abitava in una casa ai limiti della città, immersa nel bosco e passava lì sotto il portico il suo tempo quasi tutte le mattine. Dopo essersi alzato, ancora con il buio, preparava il caffè e andava fuori aspettando che le prime luci tracciassero i contorni dell'orizzonte e delle montagne. Rimaneva lì finché il sole non era completamente sorto e a volte si tratteneva anche di più, dipendeva dai suoi pensieri.
Sul suo volto segnato un po' dal tempo, c'erano mille particolari che però, al contrario delle rughe sottili, restavano celate. La sua mente veniva rapita in quei momenti, e se ne risvegliava soltanto dopo aver fatto un lungo giro a largo nel mare dei suoi pensieri, lì dove non si toccava il fondo e poteva scegliere solo se continuare arrancare a nuotare o lasciarsi finalmente affogare.
Nessuno sapeva né tantomeno osava chiedergli a cosa stesse pensando con così tanto trasporto. La sua gavetta, Keith, passava a prenderlo molte volte, ma lo aspettava sempre in auto: Adam si alzava e andava dentro casa a prendere i suoi effetti, poi richiudeva la porta dietro di sé e un attimo prima di voltarsi e affrontare un nuovo giorno indossava il suo sorriso migliore. Tutti in quel posto conoscevano la storia di Adam, e tutti cercavano, stranamente, di evitare certi argomenti; si limitavano ad ignorare alcuni suoi comportamenti ambigui, proprio come faceva il giovane Keith.
Tuttavia, soltanto il diretto interessato conosceva bene i tormenti che lo angustiavano: erano arrivati una sera, col vento caldo di fine agosto e non se n'erano mai andati.
Da cinque anni frequentava Kim, una donna che abitava alle porte della piccola cittadina di Twins: con lei le cose si poteva dire che andassero a gonfie vele, o almeno era quello che lui le lasciava credere e che ancor peggio lasciava credere a se stesso. Kim aveva due figli, un maschio e una femmina, avuti con il suo precedente marito dal quale aveva divorziato subito dopo aver saputo d'essere incinta del secondo figlio. Lui la tradiva e lei non sopportava più lo sguardo con cui le altre donne, sue ex compagne di liceo, la trafiggevano ogni volta che si faceva vedere in centro. Adam l'aveva conosciuta per caso quando era passata nel suo negozio per prendere degli attrezzi: l'uomo si era rimboccato le maniche ed aveva messo su una piccola ditta di costruzioni, insieme ad un negozio che fungeva anche da base organizzativa e da deposito materiali. Adam mandava avanti quel posto con l'aiuto di alcuni suoi amici, i quali erano stati licenziati dalla fabbrica locale, chiusa per bancarotta dopo trentacinque anni d'attività.
Da quella calda notte di agosto, quando tutta la sua vita era cambiata, aveva fatto passare ben due anni, cinque mesi e due settimane prima che il suo istinto lo spinse nuovamente a tornare dov'era cresciuto, al di là del cartello che diceva << Benvenuti a Twins! >>. Quando aveva riletto quella scritta si era chiesto cosa ci fosse poi di così eclatante da esclamare un così fastoso benvenuto. Aveva cercato di tenersene alla larga, di stare lontano da quel posto, ma il tempo non era stato gentile con lui. Non era stato gentile neanche il suo zio di San Francisco, città dove si era trasferito, dove alle sue dipendenze il vecchio zio lo aveva letteralmente sfruttato come un mulo facendolo lavorare nel ristorante di crostacei che gestiva con la moglie Gladys, povera donna. Cercò di resistere il più a lungo possibile ma un giorno dopo una violenta lite, fu cacciato via e per di più senza essere pagato. Così, senza denaro da parte, l'unica strada possibile che si apriva davanti a lui era quella di tornare a casa, malvolentieri, e fare domanda alla vecchia fabbrica che bene o male non aveva mai negato il lavoro a nessuno in città. Ma al suo ritorno purtroppo, trovò la fabbrica chiusa per fallimento. Dopo qualche mese, aveva trovato un piccolo lavoretto occasionale da taglialegna.
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Mislaid - smarriti
RomanceSe dieci anni prima le avessero detto che a trent'anni si sarebbe ritrovata sola, infelice e al buio nel suo appartamento di venerdì sera, Elizabeth non ci avrebbe mai creduto. Già, perché prima non aveva nessun dubbio riguardo a chi le avrebbe tenu...