Suffocate in all my memories until I cannot breathe

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Nonostante fosse una donna fatta e finita, quando mise di nuovo piede nei corridoi del liceo di Twins, per un attimo si sentì tanto insicura quanto una quindicenne in piena tempesta ormonale. Stavolta però nessuno la stava guardando dall'alto in basso, nessuno stava commentando con ribrezzo la sua felpa sdrucita dei Black Sabbath, né tanto meno i suoi jeans a zampa. Per il suo primo giorno di lavoro, ma non primo giorno di scuola, aveva scelto dei jeans scuri con una camicia nera semplice ed elegante. Lutto perenne o eleganza basic, a seconda di come uno voleva interpretarlo. Aveva ottenuto subito l'incarico da insegnante del corso di letteratura per quarto e quinto anno perché la professoressa titolare mancava ormai da un anno e la scuola si era stancata di assumere supplenti trimestrali. Assumendo Elizabeth si erano assicurati non solo una certa professionalità, giacché arrivava da una buona famiglia conosciuta in città, ma anche continuità nell'incarico assegnatole.

Ad Atlanta Elizabeth aveva sempre avuto le classi fino al terzo anno, quindi il nuovo lavoro per lei rappresentava una sfida a tutti gli effetti, che sapeva però di poter vincere a mani basse.

Il famoso detto di uso comune, ossia che dal liceo nessuno esce completamente integro, era assolutamente vero, lei lo sapeva, ma se non altro avrebbe fatto di tutto per regalare ai suoi alunni delle ore preziose, poco noiose e molto istruttive. Non era una di quelle insegnanti petulanti, che volevano l'edizione di un libro dell'anno precedente anziché quella dell'anno successivo, né una guastafeste che programmava esami e verifiche a seconda dell'umore. Cercava di evitare gli atteggiamenti da stronza insomma, che tutte, ma proprio tutte le categorie di liceali odiano. Il fulcro del suo metodo era studiare il suo <<pubblico>> e capire dove, come e quando fare breccia, anche nel peggior fanatico giocatore della squadra di football. Aveva sempre pensato che il cervello era fatto per essere usato, stimolato, non solo per essere spappolato da una serie di contusioni ed emorragie. Tutti riuscivano ad aver un proprio pensiero, stava a lei estrapolarlo fuori delicatamente.

Aveva quattro classi in totale, Twins era una piccola cittadina con una scuola altrettanto piccola. Nonostante il ridotto volume di lavoro, Elizabeth finiva sempre per fare il doppio del lavoro a causa dei suoi metodi non convenzionali. Partiva da un argomento o un testo reperibile nel materiale bibliografico ed iniziava a fare digressioni instaurando un dialogo, toccando gli argomenti più svariati e chiedendo ai suoi studenti di esprimere una propria considerazione, seria, sempre e comunque. Amava quello che faceva, stimolare anche i meno studiosi affinché tramite una strada alternativa capissero il fulcro della questione, senza annoiarsi o peggio addormentarsi. Le era sempre piaciuto psicanalizzare gli altri, nonché impelagarsi a capire, salvare e redimere le cause perse, quelle <<situazioni complicate>> che nessuno si prendeva la briga di sbrogliare. Le cause perse.

Mentre schematizzava alla lavagna i generi della letteratura europea dell'800, si perse nel flusso continuo dei suoi pensieri, come spesso le accadeva. Era da quando aveva memoria che s'interessava a ciò che per gli altri era trasparente, meno importante: il gatto spelacchiato e denutrito del suo vicino, che dimenticava di sfamarlo una volta sì, e l'altra anche, i vecchi libri del nonno a cui aveva evitato il macero e le grinfie di sua madre, Adam. Tanto per fare qualche esempio.

Era stato proprio in quei corridoi illuminati da quelle insopportabili luci al neon che lo aveva notato per la prima volta. Prima di allora di lui era come se non avesse ricordi, nonostante fosse altamente probabile che si fossero visti precedentemente, visto il piccolo centro. Era come un animale selvatico, avvolto in quella maglia a righe rosse e bianche, lo sguardo schivo e in allerta, un pesce fuor d'acqua. Elizabeth aveva subito empatizzato con lui, anche se passarono anni prima che lui si accorse di lei. Ciò che forse più l'attraeva era la totale indifferenza riguardo a cosa pensasse la gente di lui: Adam veniva dalla parte residenziale più povera della città, non era un segreto né tantomeno un problema per lui, ma si sa, al liceo non sei nessuno se non porti un paio di nike o un eastpack in spalla. Nella loro relazione, Adam non era l'unico a proteggere la sua ragazza, ma avveniva anche il contrario: lei aveva un istinto protettivo che a volte rasentava i limiti dell'immaginabile. Ricordava ogni cosa, ogni piccolo dettaglio, lite. A volte si chiedeva come aveva fatto a tenere ad una persona con quella simile smania, attenzione, ma evidentemente non era stato abbastanza per come erano andate le cose.

Mislaid - smarritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora