Elizabeth

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Se dieci anni prima le avessero detto che a trent'anni si sarebbe ritrovata sola, infelice e al buio nel suo appartamento di venerdì sera, Elizabeth non ci avrebbe mai creduto. Già, perché prima non aveva nessun dubbio riguardo a chi le avrebbe tenuto compagnia per tutte quelle notti. Per Elizabeth immaginare la vita dopo il liceo era sempre stato semplice, naturale come respirare: la sua città natale le era sempre parsa a dir poco soffocante, e fantasticare sulla sua fuga era sempre stato un amabile passatempo.

Twins era un posto orribile: la popolazione meschina vinceva tre a uno su quella che poteva definirsi normale. La gente che non s'impicciava degli affari altrui era davvero poca. In un posto come quello dal quale veniva era difficile non venire subito a sapere cosa succedeva e soprattutto a chi. La signora Meyer per esempio, la sua vicina di casa, era una delle teste di punta della categoria 'impiccione': a causa della troppa vicinanza tra casa sua e quella della signora Meyer, addirittura a volte Elizabeth sentiva di essere spiata, già, perché le tende della vecchietta erano talmente sottili e traforate da permetterle di vedere tutto ciò che avveniva nella camera della ragazza. La sua adolescenza era stata un continuo sgattaiolare via e nascondersi non solo ai suoi genitori, ma anche alla simpatica signora Meyer.

La sua adolescenza. La ricordava come il periodo più bello ed emozionante di tutta la sua vita, e sapeva di non esagerare pensandolo. La sua adolescenza era stata Adam, lo stesso ragazzo che per i primi due anni di liceo non si era neanche minimamente accorto della costante presenza degli occhi di Elizabeth su di lui, e non perché lui rispecchiasse il prototipo dello sportivo celebrato da tutti, ma piuttosto perché la sua ingenuità a quel tempo superava di gran lunga la sua intelligenza. Quegli occhi erano sempre stati silenziosi, discreti: Adam si era finalmente accorto di lei solo quando un giorno l'aveva incontrata nel bosco, mentre Elizabeth era intenta a leggere un libro sdraiata sotto una magnolia. Adam era solito camminare per ore intere immerso nella natura, lontano da tutto e tutti, e di lì a poco avrebbe scoperto che non era l'unico con l'impellente bisogno di evadere e prendere una boccata d'aria fresca. In quell'occasione, lui l'aveva osservata per qualche minuto prima di fare dietro front e tornarsene in punta di piedi da dove era arrivato: non le si era avvicinato, e anche se aveva ripetuto a se stesso che era per non provocarle uno spavento, in realtà non ne aveva avuto il fegato. Da quel momento in poi Adam venne contagiato dallo stesso 'passatempo' di Elizabeth e alla fine i loro sguardi s'incrociarono per i corridoi della scuola. Una storia come tante, con protagonisti due ragazzi come tanti. La differenza nel loro caso tuttavia, consisteva nel fatto che uno strano sesto senso aveva da sempre suggerito ad entrambi il loro essere affini e non poter fare a meno l'uno dell'altra.

E anche adesso, a distanza di anni, Elizabeth seduta al buio sul suo letto rimaneva sempre della stessa idea. Certo, era dura ammetterlo a se stessa, ma era esattamente così che stavano le cose. La cruda realtà era quella, anche se continuava a ricacciarla via, quasi fosse stata una mosca fastidiosa. Chissà dove si trovava Adam in quel momento, in quale città si era stabilito, se era felice, e soprattutto con chi lo era. In tutte le relazioni che Elizabeth aveva avuto, ossia due, aveva sempre finito per paragonare gli altri uomini ad Adam, anche involontariamente: si odiava per questo, ma per quanto si sforzasse di ricacciare quell'immagine del passato in un angolino della sua memoria, questo spuntava fuori prepotentemente nei momenti più inaspettati ed inopportuni. Era molto frustrante rendersi conto che nonostante tutti gli sforzi lui riusciva sempre a tornarle in mente. Adam era come un fantasma che si ostinava ad infestare la sua testa, e questo succedeva perché Adam era parte di lei e lo sarebbe sempre stato.

Ora, mentre se ne rimaneva lì seduta con lo sguardo perso nelle luci frenetiche di Atlanta, Elizabeth pensava a quanto deprimenti sarebbero stati i mesi a venire. Era stata costretta a lasciare il suo posto d'insegnante ad Atlanta e l'unica prospettiva che le si era presentata era stata quella di insegnare nello stesso liceo che aveva frequentato, a Twins. La cosa peggiore della faccenda tuttavia non era tornare nella cittadina che era stata la sua prigione, quanto più quella di doversi appoggiare dai suoi fino a quando avrebbe trovato un appartamento tutto suo. Era consapevole del fatto che quella era una sistemazione temporanea, ma riusciva già a percepire il prurito nervoso nelle sue mani. Una volta tornata a Twins avrebbe subito cercato un posto tutto suo: avrebbe potuto sopportare di tornare, ma non sarebbe durata a lungo se avesse dovuto convivere di nuovo a lungo con i suoi.

Elizabeth si era stupita di quanto fosse stato semplice e veloce mettere tutta la sua vita in pochi scatoloni: non aveva accumulato molti vestiti e oggetti dal suo arrivo ad Atlanta, era una persona molto pratica che comprava sempre lo stretto necessario, senza riempirsi la casa di fronzoli inutili. Ciò tuttavia non si poteva dire però della sua vasta collezione di libri: aveva riempito una grande libreria ad angolo che purtroppo però avrebbe lasciato in quell'appartamento, dal momento che era lì da prima che arrivasse. La sua sfrenata passione per la lettura, unita al molto tempo passato in solitudine e alle invitanti mensole vuote della libreria, l'avevano portata pian piano a sviluppare l'acquisto compulsivo di volumi su volumi. Per fortuna però, per il trasporto dei suoi preziosi libri aveva pensato bene di richiedere l'aiuto di professionisti e si era fatta spedire tutto a Twins. Gli scatoloni erano diciannove in totale, undici dei quali zeppi di libri: sua madre sarebbe stata entusiasta di ritrovarsi metà garage invaso dai suoi scatoloni, ed Elizabeth non poteva nascondere una certa soddisfazione in tutto ciò.

L'indomani, che in realtà sarebbe arrivato di lì a poche ore ormai, avrebbe caricato le ultime cose in auto e sarebbe partita alla volta di Twins. Al solo pensiero sentiva già il cuore pesante, proprio come quando se n'era andata: chissà se ritornare nello stesso luogo in cui un tempo era stata felice, le avrebbe fatto bene. Sapeva che si trattava di un pensiero infantile, ma forse a Twins avrebbe sentito la presenza dell'unica persona che le era davvero mancata in quegli anni, nonostante questa non si trovava lì fisicamente.

Elizabeth si decise finalmente a stendersi e provare a dormire.

Ce l'avrebbe fatta.

Mislaid - smarritiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora