Adam schiuse le palpebre molto lentamente, proteggendosi dai raggi di luce che filtravano dalla veranda. La tempia destra non faceva che pulsare ritmicamente, propagando un'onda di malessere in tutto il corpo. Non ci volle molto prima di capire qualora stato il divertimento della serata precedente: alcol.
Wake up call, coffee and juice
Remembering you. What happened to you?
I wonder if we'll meet again
Talk about life since then
Talk about why did it end
Cercò di mettersi seduto e sgranchirsi un pò: vide uno strano ordine attorno a sé, stranamente non c'erano tracce della bottiglia di Bourbon che giurava di aver aperto la sera prima, né del bicchiere usato; le alte dell'armadietto dei liquori era chiuso e il tavolino basso di fronte a lui era sgombro del solito caos che vi regnava. Sulla superficie di legno c'era soltanto una tazza di caffè, ancora tiepido e un biglietto ricavato dal resto di una ricevuta
'Bevi questo, campione. E fà una doccia, puzzi.
-Elizabeth'
Adam arricciò un angolo della bocca, ora ricordava cos'era qualcosa di più della notte appena trascorsa. Ricordava di aver percepito il sentore del profumo di Elizabeth nell'aria, prima ancora d'incontrare il tocco delle sue mani e il suono della sua voce, rendendosi conto che era davvero lì con lui. Non era stata un'allucinazione stavolta.
Sebbene ricordasse di averla chiaramente vista al suo capezzale alcolico, non gli era altrettanto chiaro l'esatto contenuto di quello che le aveva detto. Non riusciva proprio a mettere in ordine quelle ultime tessere del puzzle, sapeva soltanto che qualunque cosa fosse uscita dalla sua bocca era stata parecchio liberatoria. Quella mattina, stranamente, nonostante quel martellante mal di testa, sentiva il cuore più leggero, i muscoli rilassati e l'irrefrenabile stimolo di sorridere rileggendo più volte il messaggio di Elizabeth.
Decise di ascoltare il suo consiglio e a piccoli passi andò di sopra a farsi una doccia, non prima però di aver mandato giù un'aspirina nella speranza di alleviare il cerchio alla testa. Dopodiché sarebbe andato dritto a casa di lei, a fare non sapeva ancora cosa di preciso, ma sapeva che doveva semplicemente prendere la sua auto e guidare fino a lì. Il polo magnetico Elizabeth si era rimesso in funzione e non faceva che spingerlo ansiosamente verso di lei.
Elizabeth aveva passato la notte insieme ad Adam: dopo avergli preparato svariati caffè decise di lasciarlo riposare e rimase a vegliare su di lui, proprio come avrebbe fatto una volta. Di prima mattina, non prima di avergli preparato un altro caffè e lasciato un biglietto con precise istruzioni, era tornata a casa. Il suo nuovo appartamento, purtroppo, non era troppo lontano dalla casa dei suoi, non abbastanza comunque. Tutt'intorno il quartiere era silenzioso e una leggera bruma si era depositata sulle auto parcheggiate di fianco al marciapiedi. Entrò in casa e fece colazione: non aveva molta fame, ma se non altro, forse, non si sarebbe addormentata davanti ai suoi alunni se avesse mangiato qualcosa. Stava masticando il suo boccone di uova strapazzate, quando un brivido le percorse la schiena, inaspettatamente. Ebbe a malapena la sensazione di essere osservata, prima di voltarsi e scoprire un'ombra che le si avvicinava lentamente.
"Ben tornata a casa, amore"
Malcolm era lì in mezzo alla cucina, con il suo solito ghigno raccapricciante e un coltello in mano. Appena quest'ultimo entrò nel campo visivo di Elizabeth, lei si alzò in piedi di scatto cercando istintivamente d'individuare la sua borsa.
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Mislaid - smarriti
RomanceSe dieci anni prima le avessero detto che a trent'anni si sarebbe ritrovata sola, infelice e al buio nel suo appartamento di venerdì sera, Elizabeth non ci avrebbe mai creduto. Già, perché prima non aveva nessun dubbio riguardo a chi le avrebbe tenu...